Economia

Papa Francesco agli imprenditori: create lavoro per i giovani

Sabato 31 ottobre, Papa Francesco ha ricevuto in udienza gli imprenditori cattolici. «L’impresa può diventare luogo di santificazione» ha detto, ma gli imprenditori devono «favorire l’armonizzazione tra lavoro e famiglia». E ancora: «Fare beneficenza non basta, è necessario orientare l’attività economica in senso evangelico, cioè al servizio della persona e del bene comune. Pensate ai giovani!»

di Sara De Carli

Come al solito Papa Francesco non ha usato giri di parole: «Quante volte, quante volte abbiamo sentito che una donna va dal capo e dice: “Devo dirle che sono incinta” – “Dalla fine del mese non lavori più”. La donna dev’essere custodita, aiutata in questo doppio lavoro: il diritto di lavorare e il diritto della maternità». Così il Papa sabato ha ammonito gli imprenditori cattolici dell’UCID, l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, accolti in udienza (qui il testo integrale).

All’Ucid che «riunisce gli imprenditori cattolici che si pongono l’obiettivo di essere artefici dello sviluppo per il bene comune», Papa Francesco ha ricordato che «quello dell’imprenditore è un nobile lavoro, sempre che si lasci interrogare da un significato più ampio della vita; questo gli permette di servire veramente il bene comune, con il suo sforzo di moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo».

Alla vigilia della festa di Tutti i Santi, il Papa ha sottolineato che «l’impresa e l’ufficio dirigenziale delle aziende possono diventare luoghi di santificazione» e che imprenditori e dirigenti cattolici sono chiamati «ad essere missionari della dimensione sociale del Vangelo nel mondo difficile e complesso del lavoro, dell’economia e dell’impresa». La strada tracciata dal Papa? «È decisivo avere una speciale attenzione per la qualità della vita lavorativa dei dipendenti, che sono la risorsa più preziosa di un’impresa; in particolare per favorire l’armonizzazione tra lavoro e famiglia». E qui il pensiero del Papa è andato alle donne lavoratrici: «la sfida è tutelare al tempo stesso sia il loro diritto ad un lavoro pienamente riconosciuto sia la loro vocazione alla maternità e alla presenza in famiglia. Quante volte, quante volte abbiamo sentito che una donna va dal capo e dice: “Devo dirle che sono incinta” – “Dalla fine del mese non lavori più”. La donna dev’essere custodita, aiutata in questo doppio lavoro: il diritto di lavorare e il diritto della maternità». Insieme all’attenzione ai lavoratori c’è «la responsabilità delle imprese per la difesa e la cura del creato e per realizzare un “progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale”».

Papa Francesco ha affidato anche un compito preciso agli imprenditori, in vista dell’imminente Giubileo della Misericordia. Essere imprenditori cattolici «comporta anche un’apertura e una vicinanza evangelica alle diverse situazioni di povertà e di fragilità. Si tratta, anche qui, di un atteggiamento, di uno stile con cui portare avanti i programmi di promozione e assistenza, incrementando le numerose e benemerite opere concrete di condivisione e di solidarietà che sostenete in varie parti d’Italia. Questo sarà anche un modo a voi proprio per mettere in pratica la grazia del Giubileo della Misericordia. Qualcuno di voi potrà dirmi: “Ah, padre, praticare la misericordia… facciamo un po’ di beneficienza…”. Non basta fare assistenza, non basta fare un po’ di beneficenza, questo non basta, questo forse è il primo passo. È necessario orientare l’attività economica in senso evangelico, cioè al servizio della persona e del bene comune. In questa prospettiva siete chiamati a cooperare per far crescere uno spirito imprenditoriale di sussidiarietà, per affrontare insieme le sfide etiche e di mercato, prima fra tutte la sfida di creare buone opportunità di lavoro». In sostanza l’impegno che il Papa lascia agli imprenditori per il prossimo giubileo della Misericordia è creare posti di lavoro per i giovani: «Pensate ai giovani, credo che il 40% dei giovani qui oggi sono senza lavoro. In un altro Paese vicino, il 47%; in un altro Paese vicino, più del 50%. Pensate ai giovani, ma siate creativi nel creare opportunità di lavoro che vadano avanti e diano lavoro, perché chi non ha lavoro non solo non porta il pane a casa ma perde la dignità!», ha ripetuto accorato.

«L’impresa è un bene di interesse comune. Per quanto essa sia un bene di proprietà e a gestione privata, per il semplice fatto che persegue obiettivi di interesse e di rilievo generale, quali ad esempio lo sviluppo economico, l’innovazione e l’occupazione, andrebbe tutelata in quanto bene in sé. A questa opera di tutela sono chiamate in primo luogo le istituzioni, ma anche gli imprenditori, gli economisti, le agenzie finanziarie e bancarie e tutti i soggetti coinvolti non devono mancare di agire con competenza, onestà e senso di responsabilità. L’economia e l’impresa hanno bisogno dell’etica per il loro corretto funzionamento; non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica che ponga al centro la persona e la comunità», ha concluso il Papa.

Foto Getty Images

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