Cultura

Papa: ecco la seconda enciclica di Benedetto XVI

Si intitola "Spe Salvi" la seconda enciclica di papa Benedetto XVI ed è stata resa pubblica oggi

di Redazione

Nella sua seconda enciclica, ”Spe Salvi”, i cui contenuti sono stati pubblicati oggi, papa Benedetto XVI vuole parlare all’uomo moderno, soprattutto a quello secolarizzato e che ha voltato le spalle a Dio. Caratteristica dell’uomo moderno, secondo il pontefice, e’ infatti il rifiuto dell’idea cristiana di vita eterna, di speranza oltre la morte. ”L’attuale crisi della fede – scrive infatti il pontefice nel suo documento – e’ soprattutto una crisi della speranza cristiana. Forse oggi molte persone rifiutano la fede semplicemente perche’ la vita eterna non sembra loro una cosa desiderabile. Non vogliono affatto la vita eterna, ma quella presente, e la fede nella vita eterna sembra, per questo poco, piuttosto un ostacolo. Continuare a vivere in eterno – senza fine – appare piu’ una condanna che un dono”. Che cosa sperare, quindi, si chiede il pontefice usando ancora le parole di San Paolo: ”Non sappiamo che cosa sia conveniente domandare”. Traendo ampia ispirazione da un altro padre della Chiesa che gli e’ molto caro, Sant’Agostino, Ratzinger descrive la condizione dell’uomo moderno come quella per cui ”desideriamo in qualche modo la vita stessa, quella vera, che non venga poi toccata neppure dalla morte; ma allo stesso tempo non conosciamo cio’ verso cui ci sentiamo spinti”. ”Non possiamo cessare di protenderci verso di esso – scrive – e tuttavia sappiamo che tutto cio’ che possiamo sperimentare o realizzare non e’ cio’ che bramiamo. Questa ‘cosa’ ignota e’ la vera ‘speranza’ ”. Speranza nella vita eterna e fede in Dio sono strettamente intrecciate, secondo Ratzinger, e racchiudono il nodo della proposta cristiana all’uomo moderno che si trova spesso a vivere ‘senza futuro’: ”L’uomo ha – riassume il suo pensiero il pontefice – nel succedersi dei giorni molte speranze. A volte puo’ sembrare che una di queste speranze lo soddisfi totalmente e che non abbia bisogno di altre. Quando pero’ queste speranze si realizzano, appare con chiarezza che cio’ che non era, in realta’, il tutto. Si rende evidente che l’uomo ha bisogno di una speranza che vada oltre. Si rende evidente che puo’ bastargli solo qualcosa di infinito, qualcosa che sara’ sempre piu’ di cio’ che egli possa mai raggiungere”. ”Questa grande speranza – conclude il suo ragionamento il papa – puo’ essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che puo’ proporci e donarci cio’ che, da soli, non possiamo raggiungere. Dio e’ il fondamento della speranza – non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l’umanite’ nel suo insieme. Il suo amore e’ per noi la garanzia che esiste cio’ che solo vagamente intuiamo e, tuttavia, nell’intimo aspettiamo: la vita che e’ ‘veramente’ vita”.
Nella sua seconda enciclica, ”Spe Salvi”, pubblicata oggi, papa Benedetto XVI torna a ribadire con forza un punto che aveva affrontato da cardinale quando era alla guida della Congregazione per la Dottrina della Fede, quando aveva condannato gli eccessi e le derive ‘rivoluzionarie’ della Teologia della Liberazione in America Latina. ”Il cristianesimo non ha portato un messaggio sociale-rivoluzionario come quello con cui Spartaco, in lotte cruente, aveva fallito. Gesu’ non non era un combattente per una liberazione politica”. ”Cio’ che Gesu’, Egli stesso morto in croce, ha portato – spiega il pontefice nella sua nuova enciclica – e’ qualcosa di totalmente diverso: l’incontro col Signore di tutti i signori, l’incontro con una speranza che era piu’ forte delle sofferenze della schiavitu’ e che per questo trasformava dal di dentro la vita e il mondo”. Il cristianesimo, spiega il pontefice, non cambia radicalmente il mondo dal di fuori, anche perche’ ”l’uomo non puo’ mai essere redento semplicemente dall’esterno”. Quello che la fede fa e’ ”cambiare la societa’ dal di dentro”. ”La societa’ presente viene riconosciuta dai cristiani come una societa’ impropria; essi appartengono a una societa’ nuova, verso la quale si trovano in cammino e che, nel loro pellegrinaggio, viene anticipata”.

per la versione integrale:
www.vatican.va

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