Cultura

Papa e Patriarca: Offesa a Dio uccidere in suo nome

Nella dichiarazione comune anche i temi dell'ecologia e del dialogo ecumenico

di Redazione

Il Papa e il Patriarca nella dichiarazione comune affermano ”che uccidere degli innocenti in nome di Dio e’ un’offesa verso di lui e verso la dignita’ umana. Dobbiamo tutti impegnarci per un servizio rinnovato dell’uomo e per l difesa della vita umana”. La dichiarazione chiede anche impegno contro ”poverta’, guerra e terrorismo, spoliazione di poveri, emigrati, donne e bambini”. Il Papa e il patriarca auspicano ”che sia ristabilita la pace” in Medio Oriente, ”che si rafforzi la coesistenza cordiale tra le diverse popolazioni, tra le Chiese e tra le differenti religioni”. Per questo incoraggiano ”lo stabilire rapporti piu’ stretti tra i cristiani e un dialogo interreligioso autentico e leale, al fine di lottare contro ogni forma di violenza e di discriminazione”. Il Papa e il Patriarca affermano anche che ”in quanto capi religiosi, noi consideriamo uno dei nostri doveri incoraggiare e sostenere tutti gli sforzi fatti per proteggere la creazione di Dio e per lasciare alle popolazioni future una terra sulla quale poter vivere”. Nella dichiarazione comune firmata oggi, rilevano che ”attualmente, davanti ai grandi danni che riguardano li’ambiente naturale occorre esprimere la nostra preoccupazione di fronte alle conseguenze negative per l’umanita’ e per la creazione tutta intera che possono risultare da un progresso economico e tecnologico che non riconosce i suoi limiti”. ”Le divisioni esistenti fra i cristiani sono uno scandalo per il mondo ed un ostacolo per la proclamazione del Vangelo”. E’ quanto ha detto questa mattina Benedetto XVI intervenendo nel corso della Divina liturgia tenuta da Bartolomeo I nella chiesa patriarcale di San Giorgio a Istanbul. ”Alla vigilia della propria passione e morte, il Signore, attorniato dai discepoli, prego’ con fervore che essi fossero uno, cosi’ che il mondo possa credere”, ha aggiunto Ratzinger. ”E’ solo attraverso la comunione fraterna tra i cristiani – ha spiegato il Papa – e attraverso il reciproco amore che il messaggio dell’amore di Dio per ogni uomo e donna diverra’ credibile. Chiunque getti uno sguardo realistico al mondo cristiano oggi scoprira’ l’urgenza di tale testimonianza”. Quindi il Papa ha osservato che Simon Pietro e Andrea furono chiamati insieme a diventare pescatori di uomini. Ma lo stesso impegno prese forme differenti per ciascuno dei due fratelli. Simone, nonostante la sua personale fragilita’, fu chiamato ‘Pietro’, la ”roccia” sulla quale sarebbe stata edificata la Chiesa; a lui in maniera particolare furono affidate le chiavi del Regno dei Cieli”. Nella Dichiarazione si sottolinea ancora una volta l’importanza della revoca delle rispettive scomuniche avvenuta nel 1965, ma poi si afferma: ”Non abbiamo ancora tratto da questo atto tutte le conseguenze positive che ne possono derivare per il nostro cammino verso la piena unita’, al quale la Commissione mista e’ chiamata a dare un importante contributo. Esortiamo cattolici e ortodossi a prendere parte attivamente a questo processo, con la preghiera e con gesti significativi”. Ancora, si osserva che nella recente sessione della Commissione mista per il dialogo teologico tenutasi a Belgrado ”abbiamo espresso la nostra gioia profonda per la ripresa del dialogo teologico. Dopo un’interruzione di qualche anno, dovuta a varie difficolta’, la Commissione ha potuto lavorare di nuovo in uno spirito di amicizia e collaborazione”. Il Papa ha espresso questa mattina l’auspicio che un giorno cattolici e ortodossi possano celebrare l’eucaristia insieme. Benedetto XVI e’ intervenuto nel corso della Divina liturgia celebrata da Bartolomeo I nella chiesa patriarcale di San Giorgio alla quale ha assistito. ”La fede nella morte redentrice di Gesu’ sulla croce e questa speranza che Cristo risorto offre all’intera famiglia umana – ha detto il Papa – sono da noi tutti condivise, ortodossi e cattolici. Che la nostra preghiera ed attivita’ quotidiane siano ispirate dal fervente desiderio non soltanto di essere presenti alla Divina liturgia, ma di essere in grado di celebrarla insieme, per prendere parte all’unica mensa del Signore, condividendo lo stesso pane e lo stesso calice. Che il nostro impegno odierno serva come spinta e gioiosa anticipazione del dono della piena comunione. E che lo Spirito ci accompagni nel nostro cammino”.

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