Mondo

Papà Cofferati dice addio a Bologna

Il sindaco non si ricandiderà: «Vado a Genova da mia moglie e mio figlio»

di Franco Bomprezzi

Cofferati lascia per amore: della nuova giovane moglie e del figlio. Il sindaco della città bandiera della sinistra italiana annuncia un ritiro per motivazioni personali che divide i commenti e apre sui giornali di oggi un gran numero di riflessioni interessanti sul rapporto fra politica e personale. Ecco perché abbiamo scelto questo argomento per la nostra edicola, in un giorno nel quale, ancora una volta, i titoli di apertura sono dedicati alla tremenda crisi finanziaria mondiale e ora anche italiana.

La Repubblica sotto il titolone sulla crisi: “Ancora paura, crolla Wall Street”, propone subito l’annuncio del sindaco di Bologna: “L’addio di Cofferati: non mi ricandido, scelgo mio figlio”. Edmondo Berselli, in “Il sismografo della sinistra”, parla di «perfetta controtendenza rispetto al maschilismo della politica tradizionale» e poi analizza il periodo di Cofferati sindaco come sismografo delle oscillazioni della sinistra, che avrebbe cominciato ad oscillare appunto in particolare quando ha cominciato a occuparsi di sicurezza. Il secondo commento è di Federico Smargiassi, “Il politico sconfitto dal papà”: denuncia il rischio incredulità, ovvero che Cofferati non sia creduto per quanto riguarda le ragioni della scelta. Lui, l’ex sindacalista, dice: «So che pagherò prezzi salati per questa scelta… Non c’è nessun retroscena. Quando sono divenuto sindaco avevo una famiglia. Adesso ne ho un’altra. Tutto qui». La cronaca, analitica, è alle pagine 12 e 13: Luciano Nigro inizia con il pezzone: “Non mi ricandido, sto con mio figlio”: «Un colpo di teatro, scrive Nigro, che annuncia la fine della carriera amministrativa di Sergio»; i sondaggi non c’entrano, è proprio una scelta esistenziale. In conferenza stampa Cofferati ha concluso: mi metto a «disposizione del partito per qualunque attività compatibile con quella di padre».
La parte più politica è affidata a Goffredo De Marchis: “Prodi «Stavolta dirò la mia» e Walter spera anche in Flavia”. Ovvero come non proporre la candidatura all’ex premier? Veltroni dice che è «una mossa obbligata». Seconda ipotesi, Bersani. Veltroni ha anche sentito Stefanini (Unipol), il quale ha rifiutato: «Devo occuparmi dell’azienda». Pare che Prodi abbia in mente Flavio Delbono, vicepresidente dell’Emilia Romagna. Suo antagonista alle primarie potrebbe essere Salvatore Caronna (del Pd). Non manca la voce della compagna di Cofferati, intervistata da Wanda Valli: “Sergio viveva con i sensi di colpa non si può sballottare un bambino”: abbiamo deciso insieme, il mestiere del sindaco dura 24 h su h, eccetera….
 
A Cofferati versione papà il Corriere della Sera dedica la prima pagina e due paginone centrali. Non a caso: sempre in prima pagina tempo fa aveva stigmatizzato, con la penna di Maria Laura Rodotà, la scelta dei politici che si ritirano «per dedicarsi alla famiglia» bollandola come «un alibi» da tirare fuori quando le cose vanno male. Ma allora a ritirarsi era stata una politica inglese, cattolica e con quattro figli, adesso che a ritirarsi per gli stessi motivi è un uomo, non cattolico e con un figlio solo, lo fa veramente per la famiglia. Bah. Venendo alle pagine interne, ne emerge il ritratto di un uomo che ha chiuso con la politica in prima linea ma «resta a disposizione del partito»; di spalla la parola alla moglie, definita «vincitrice» della vicenda anche se lei assicura «abbiamo deciso insieme» e nell’articolo si precisa che definirla un «cerbero» è un «luogo comune». Lei sottolinea ancora che a Bologna non sarebbe mai andata, non c’erano altre soluzioni, il marito si sentiva un padre assente, con i figli conta la quantità e non la qualità ecc. ecc.. E conclude: «Nella maggioranza dei casi è la donna che si adatta, spero di inaugurare un nuovo trend». E la Bologna orfana del sindaco? In città si mormora, per dare ragione alla Rodotà, che in effetti il vero motivo della rinuncia è il timore di una Waterloo comunale alle elezioni; sia come sia, Coffy è irremovibile, nonostante – nota il Corriere – «andarsene così, dopo un solo mandato, sapendo benissimo che il partito non ha alternative pronte, significa chiudersi alle spalle tante, troppe porte». Insomma il prezzo da pagare è alto, e lui lo pagherà fino in fondo.

«Raffaella Rocca per i sostenitori di Sergio Cofferati sarà come Yoko Ono per i fan di John Lennon e dei Beatles» attacca il pezzo dell’inviato de La Stampa a Genova. Il quotidiano di Torino dedica un Primo Piano, un titolo in prima pagina e un fondo di Giovanna Zucconi alla decisione del sindaco di Bologna di non ricandidarsi “per ragioni famigliari” come ha spiegato durante una conferenza stampa ieri. Una scelta più “scandinava” che italiana quella di mettere in primo piano motivi strettamente personali, commenta dalla prima pagina Federico Geremicca, che sintetizza l’interpretazione data da La Stampa: «rinuncia a candidarsi esattamente e per davvero per le ragioni che dice: ma immaginare che sulla sua scelta “personale” la politica non abbia influito sarebbe ingenuo. Per reciproca ammissione il sindaco non-bolognese e la città non hanno mai legato. Ed è proprio in questo clima di gelida indifferenza che Cofferati ha dovuto tentare (finora) di risolvere i suoi problemi “di carattere personale”, senza riuscirci». La Stampa intervista il direttore de Il Mulino, Piero Ignazi che dice: «Cofferati è arrivato dall’esterno e per molti bolognesi questo è stato una specie di peccato originale da cui non è riuscito a mondarsi», la famiglia a Genova ha fatto il resto, «una scelta di vita che lo ha allontanato da Bologna psicologicamente e logisticamente».

Avvenire si limita a un breve articolo a pagina 12: “Non mi ricandido, voglio fare il padre”. Ma non si sbilancia in un senso o nell’altro: né mette in dubbio le sue ragioni né le esalta quale prova di responsabilità.

il manifesto dedica due pagine e un richiamino in prima: “Bologna Cofferati: non mi ricandido per motivi familiari. D’Alema: problema locale”. Alle pagine 6 e 7 gli articoli sotto l’ironico occhiello “Coffi break”. L’articolo principale dal titolo “Bologna crudele Il cinese se ne va”, firmato a quattro mani da Giusi Marcante ed Enrico Miele, nell’attacco coglie i due punti del fatto: “«Un figlio non può crescere in autostrada». Il sindaco di Bologna Cofferati e il papà Sergio non possono più convivere». Interessante il commento di Daniela Preziosi “Prima o poi l’amore arriva” che osserva: “In questa ricerca di ragioni altre che non siano i sentimenti, c’è anche un riflesso a specchio di ciascuno di noi: come dire che non è credibile l’idea che qualcuno, tanto più un uomo, possa aver voglia di mollare il potere e scegliere di occuparsi di un fatto suo. Magari avendo verificato sul campo che c’è dell’irriducibile fra privato e politico. E che il politico per essere ben svolto richieda un tempo determinato, una misura; almeno una pausa. È un pensiero inconcepibile, magari molesto per chi sa che questa scelte, per se stesso, non la farebbe mai. (…) Fra tante donne, a tutti i livelli della politica e delle professioni che quotidianamente scelgono la loro vita prima che il lavoro – attenzione stiamo parlando di quelle che lo scelgono, non di quelle che fanno della drammatica virtù della drammatica disoccupazione femminile  e dell’espulsione dal lavoro in prossimità di una gravidanza – , stavolta siamo di fronte a un uomo che ha verificato che il sacrificio di crescere un figlio che vive a distanza – il lavoro d’amore si diceva in altri tempi – ricade sulla compagna e quindi decide di assumersi la responsabilità che il sentimento più che la biologia gli affida (…)”.

Per Il Giornale l’uscita dalla scena politica  bolognese di Cofferati è una sconfitta e non crede al richiamo della famiglia. “Cofferati preferisce i pannolini a Veltroni”, titola in copertina il Giornale che nell’occhiello scrive: “Il sindaco di Bologna non si ricandida: motivi familiari, dice. Ma forse teme Guazzaloca”.  Luca Telese in un fondo  che comincia in copertina dice “Pensare che doveva conquistare l’Italia” e poi a pag. 11 fa l’analisi del “declino di un leader mancato: troppe fughe a un passo dal trionfo” riferendosi in particolare alla vicenda che portò Cofferati ad un soffio dalla conquista del vertice della Quercia e poi si sfilò. Sempre a  pag. 11 Massimiliano Lussana sottolinea che Cofferati non smette di far politica: per lui è previsto un seggio a Strasburgo.

E inoltre sui quotidiani di oggi:

Finanza in crisi
il Sole 24 Ore – Sulla prima pagina del Sole campeggia la foto di una bella signora bionda: è Meredith Whitney, 38 anni, «l’unica analista che aveva previsto tutto», cioè che aveva preconizzato, inascoltata, «una forte riduzione degli utili dei big bancari a causa dell’eccessiva esposizione in titoli a rischio». Adesso è diventata la voce più influente di Wall Street, e come tempo fa è ià «un passo avanti»: consiglia infatti – ma adesso nessuno ride più – di investire in titoli bancari, e in particolare JPMorgan, BofA e Wells Fargo.

La Repubblica – Editoriale di Tito Boeri, “Il mercato senza fiducia” (dalla prima alla 41). In sintesi doveroso l’intervento dello stato ma senza un limite temporale si rischia di tornare al passato, alle “notti delle banche” ovvero quelle in cui i partiti si azzannavano per mettere propri esponenti ai posti di potere nel risiko bancario…

Il manifesto – La foto di copertina è dedicata a Tremonti con il titolo “Imbroglio creativo”: i mercati vanno ancora a picco, il Fondo monetario annuncia la recessione mondiale. Ma Berlusconi «rassicura». Il suo ministro del tesoro dichiara la propria «innocenza» sulle norme salvamanager e minaccia le dimissioni. Il governo ne promette il ritiro. La farsa è servita. Questa la sintesi che rimanda a pagina 5 titolata “Il crack dei crack” dove Roberta Carlini firma un corsivo dal titolo “Il Nobel? Diamo a Keynes” «(…)Vista l’eccezionalità della situazione, e visto che oggi siamo tutti keynesiani (anche quelli che fino all’altro ieri sputavano fiele sull’intervento pubblico nell’economia), perché non attribuire un Nobel alla memoria? Sono sicura che se “il manifesto” lancerà questa proposta, qualcuno lassù a Stoccolma l’accoglierà. E il ricavato potrebbe essere devoluto dagli eredi di Lord Keynes in beneficenza. Alle banche, naturalmente».

Avvenire – Apre con “Allarme recessione. Il Fmi: sarà globale”. Per le borse è panico senza fine, con l’ulteriore crollo di Wall Street (-7%). Dopo l’azione coordinata delle Banche centrali, col taglio dei tassi di mezzo punto, i listini europei sembravano essere ripartiti col piede giusto: solo un falso decollo. L’annuncio choc del direttore generale del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn, “il mondo è sull’orlo di una recessione globale”, non ha aiutato, ma è soprattutto la sfiducia dei grandi investitori e dei piccoli risparmiatori la causa della depressione dei listini, che si coagula attorno al grosso problema di liquidità delle banche. A parte il rimbalzo di Unicredit (+9,2%), tutto il resto cala: da Bpm a Intesa Sanpaolo, entrambe sospese per eccesso di ribasso nelle ultime battute. Fra le misure di emergenza della Banca centrale europea oltre al taglio dei tassi, l’immissione sul mercato monetario di 100 miliardi di dollari di liquidità. In questo clima di allarme, il premier assicura i risparmiatori: “si tornerà a livelli giusti in 18-24 mesi”. Ma il timore è che le banche tolgano ossigeno alle imprese provocando una regressione del Pil. Avvenire non fa mancare il solito utilissimo box di domande e risposte (approccio che ha utilizzato fin dal principio) per dare spiegazioni alle questioni che possono interessare maggiormente i piccoli risparmiatori: cosa significa che la crisi di fiducia ha portato a una crisi di liquidità, è vero che si prepara una recessione globale, che cosa bisogna aspettarsi, ecc.

Sla e calciatori
Corriere della Sera – Molto belle le due pagine di oggi del Corriere nel quotidiano Focus sulla Sla a cura di gaia Piccardi. I calciatori che hanno contratto la malattia sono ormai 51, compresi quelli deceduti. Il pm Guariniello ormai la definisce «una patologia professionale» che colpisce Muratori, agricoltori, contadini. Ed ex calciatori. Uno studio dell’associazione Vittime del doping fondata da Claudia Betrice, figlia di un ex calciatore della Fiorentina, morto di leucemia, ha rilevato un un campione di oltre 7mila profesisonisti un’incidenza della sta di 6,45 a fronte di un’incidenza attesa. dell’1,24.
Da leggere anche l’intervista ad Antonella Signorini, vedova di Gianluca ex bandiera del genoa morto di Sla nel 2002 a 42 anni. «Rimasi in cinta della quarta figlia poco prima che Gianluca si ammalasse. Sono credenete, ma mi arrabiai con Dio: perché? Perché proprio ora?. Oggi ho finalmente capito: Gianluca se ne è andato, i figli grandi sono usciti di casa. Sono rimnasta io con Giulia. Senza di lei sarei sola». «Grazie a Gianluca e alla Sla ho capito che nulla è impossibile». Il terzo figlio, Andrea 15 anni, gioca nelle giovanili del Genoa: «Quando Andrea, a 15 anni, è partito per genova gli ho detto: promettimelo, tu chiami mamma anche quando ti dicono di prendere un’Aspirina».

Eluana
Il Giornale – Filippo Facci critica alcune uscite dopo la pronuncia della Consulta. Come quelle della Roccella e di Quagliarello, la prima  perchè  parlava di invadenza dei giudici, il secondo per la decisione pilatesca. Entrambi richiedevano l’intervento del Parlamento.  Facci domanda: “Ma non siete voi che  la legge non l’avete mai fatta? ” E’ l’ipocrisia della politica italiana che ha lasciato spazi  in cui la magistratura non ha potuto non infilarsi.
Scuola
La Repubblica – R2: focus sull’abbandono scolastico in Calabria: “Calabria Così lo Stato ha rinunciato all’istruzione”. numeri e dati per un fenomeno impressionante legato al taglio degli istituti: la scelta economica finisce con significare pesante esclusione..

India
La Stampa – “Noi dall’Orissa come i martiri nelle catacombe”. La Stampa pubblica un reportage toccante dell’inviata Francesca Paci nello stato indiano dell’Orissa, dove la giornalista ha raccolto numerose testimonianze di persone che hanno subito le violenze da parte dei militanti di gruppi come il Bajrang Dal, che fa propaganda anticristiana e ha scatenato pestaggi e spedizioni specialmente contro i convertiti dall’induismo. Il vescovo cattolico di una delle aree più colpite, Raphael Cheenath, denuncia  l’indifferenza dei politici.

Obama
Il Giornale – Dibattito. Alla domanda “L’America è pronta per un presidente nero?” rispondono a pag. 17 Marcello Foa “L’incognita è il peso del razzismo nascosto”, Maria Giovanni Maglie “Il vero problema : la sua inesperienza”, Massimo Teodori “Non siamo più negli anni 50”, Alberto Pasolini Zanelli “Colore e storia presonale: ecco perchè può perdere”.

Razzismo e media
Italia Oggi – Editoriale a pag. 2: ”Gli anti-razzisti patentati sperano nel boom del razzismo” in relazione alle dichiarazioni del padre di Abdul. Dice l’editoriale: secondo lui, suo figlio era stato vittima di uno scontro delinquenziale (ucciso da un uomo che non doveva essere un santo visto che aveva già passato 10 anni in galera), che non era a sfondo razzista. La sua dichiarazione, anche se era inusuale sulla bocca di un padre investito da un lutto così grave non è però stata presa in considerazione né dai media né dagli uomini politici che li hanno commentati. I giornali e i politici non si sono dati una registrata nella descrizione e nel commento dei fatti, nemmeno quando la procura di Milano ha ufficialmente spostato la tesi sulla base degli accertamenti fatti, che non era stato uno scontro a motivazione razzista.
Un’altra vicenda di clamoroso razzismo si è anch’essa sgonfiata con una smentita tardiva. Si tratta della signora somala che, a sentire le cronache dei tg e dei giornali, era stata aggredita dai poliziotti all’aeroporto di Fiumicino, spogliata, strattonata, ingiuriata. Cose gravi. Indicibili. Ma le cose stavano in maniere diversa. La signora somala non era una signora qualsiasi. Già due volte era stata sorpresa (e poi condannata) con due pacchi di droga all’ aeroporto di Fiumicino. Ispezionata da poliziotte, la signora è andata in escandescenze, peggiorando così la sua condizione di sospettata. Questa indignazione permanente, tipo disco otto, su ogni fatto anche i meno verificati, lo ha detto anche il sindaco di Torino Chiamparino, “compromette la credibilità di tutti e mina la fiducia in una poliziotta che, salvo errori, merita la riconoscenza di tutti per il modo con il quale essa, di norma, opera”.

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