Sostenibilità

Paolo il pescatore “Vi racconto perché faccio la sentinella”

La testimonianza /«Qui in zona ci sono 10-12 barche illegali, le conosciamo. Potrei farti i loro nomi. Fanno lo strascico sottocosta, dove è vietato...». Di Lucio Biancatelli

di Redazione

«Qui in zona ci sono 10-12 barche illegali, le conosciamo. Potrei farti i loro nomi. Fanno lo strascico sottocosta, dove è vietato. Se non pescano qui vanno a Montecristo, all?Elba. Escono di notte o con il tempo cattivo. L?iniziativa Sentinelle del mare, la prima in assoluto, ci darà finalmente la possibilità di segnalare in tempo reale alla Guardia Costiera la presenza di barche sospette, e la loro esatta posizione tramite radar. La tempestività è tutto in questi casi. Possono anche scappare una volta, ma se si sentono braccati alla fine non torneranno, anche perché scappa una volta, scappa la seconda, hai perso due giornate di lavoro e non ti conviene più». Paolo Fanciulli, pescatore di Talamone, ha 45 anni, è figlio e nipote di pescatori. Ama il mare come pochi, non ci sta a vederlo distruggere giorno dopo giorno. «In tanti anni ho visto il mare che moriva. E allora ho deciso che dovevo denunciare questo scempio. Sono vent?anni che lo faccio, anche in prima persona. Esco di notte, con i lampeggianti, in cerca dei predoni del mare». Sulla sua barca salgono anche molti turisti, che seguono le varie fasi della pesca, scoprono i segreti del mare e di una costa di rara bellezza: quella del Parco regionale della Maremma (e concludono con una superba grigliata mediterranea). Fanciulli, infatti, è stato tra i primi a lanciare il pescaturismo in Italia, e da qualche anno è partner di WWF e Agci Pesca nella campagna per la pesca sostenibile. Una volta, i fondali della Maremma toscana erano ricchi di praterie di posidonia oceanica, una pianta superiore che rappresenta l?ecosistema più importante del Mediterraneo. «Il mare senza posidonia è come un bosco bruciato e raso al suolo», dice Fanciulli. Lo strascico, per legge, non può essere praticato entro le tre miglia dalla costa, e comunque a meno di 50 metri di profondità. Ma la realtà è ben altra. «Le strascicanti», racconta Fanciulli, «vengono anche appesantite da chili di catene che servono a trascinare sul fondo la rete. Un mostro che distrugge tutto ciò che trova. Centinaia di pescherecci, con queste reti micidiali, distruggono i fondali delle isole e degli arcipelaghi, dove depongono le loro uova specie pregiate come dentici, aragoste, capponi. Tanto in mare nessuno vede». Studi sperimentali mostrano che un motopeschereccio normale può sradicare tra i 100 e i 360 germogli di posidonia nel giro di un?ora. Nel Mediterraneo la pesca a strascico è fonte di catture elevate, ma anche di altissimo scarto. Lo strascico implica scarti di oltre il 40% del pescato, contro il 5-8% della piccola pesca. «La piccola pesca usa sistemi che permettono di mantenere pressoché inalterato l?ecosistema marino, come i tramagli, i palangari e le nasse. La dimensione delle maglie e la struttura della rete permettono di selezionare i diversi tipi di pesce e il bottino che torna a terra è sempre diverso a seconda delle stagioni: in autunno e primavera c?è il passaggio del pesce azzurro mentre più tardi appaiono i palamiti, le orate, i sugherelli e le occhiate». Contro lo strascico illegale Fanciulli ha coinvolto anche l?Arpat, l?Agenzia per la protezione dell?ambiente della Toscana. «Il progetto consiste nel contrastare lo strascico illegale attraverso l?affondamento di ?dissuasori?, blocchi di cemento da 4 tonnellate e mezzo collegati a cavi d?acciaio, nel tratto di mare tra Ansedonia e Piombino. Questi blocchi, da un lato fermano le reti che strascicano sui fondali, dall?altro costituiscono un giusto riparo per i pesci. Per questa iniziativa ci stiamo autotassando, e sto raccogliendo contributi anche dai turisti che vengono sulla mia barca. Il motto è: ?Un euro per una casa per i pesci?».


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