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Paolo Dieci, il mio maestro
Paolo Dieci è stato ricordato nella sessione finale di EXCO2019, insieme alle altre vittime del tragico volo Ethiopian Airlines del 10 marzo e ai volontari e cooperanti deceduti per esprimere e portare solidarietà negli anni passati. Maura Viezzoli, vicepresidente del CISP, l’organizzazione fondata da Paolo, aveva preparato un intervento che, per mancanza di tempo, non è stato possibile inserire nel programma. Lo riprendiamo ora, nel ricordo di Paolo e della sua visione della cooperazione internazionale
Mi unisco al ricordo di tutti gli operatori di cooperazione vittime dell’incidente aereo del 10 marzo scorso, di cui oggi facciamo memoria: Paolo, Virginia, Rosemary, Maria Pilar, Matteo, Carlo, Sebastiano, Gabriella. E penso anche ai tanti volontari e cooperanti che negli anni hanno dato la vita per svolgere al meglio il nostro lavoro, senza sottrarsi ai rischi ad esso intrinsechi.
Ricorderò in particolare Paolo Dieci, che era il Presidente della mia organizzazione, il CISP, di cui era stato nel 1983 un autorevole fondatore; ed era anche il presidente di LINK 2007, la rete che riunisce 13 delle più importanti organizzazioni non governative italiane.
Paolo ha speso la sua vita per lo sviluppo dei popoli, e con la sua leadership e pacata determinazione sempre volta al bene comune, è diventato un punto di riferimento per molti. Per questo la sua scomparsa ha colpito tanti, perché Paolo apparteneva a molte persone e molti ambiti di rilievo per la cooperazione internazionale. Era membro del Consiglio Nazionale della Cooperazione; era innamorato della prospettiva aperta dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per questo attivo sostenitore di ASVIS, dove lavorava in particolare nel gruppo Educazione; era appassionato promotore del ruolo delle diaspore nella cooperazione, infatti fin da subito si era speso in Consiglio Nazionale per sostenere il Summit delle Diaspore e per la ideazione del Progetto Redemption Song promosso da LINK 2007.
Era professore al Master in Cooperazione internazionale all’Università di Pavia e in altri master come quelli a Betlemme e Nairobi. Insegnava come identificare, realizzare, monitorare e valutare i progetti di sviluppo, evidenziando agli studenti la necessità di concentrarsi sul loro impatto.
Era convinto sostenitore della collaborazione tra soggetti privati profit e OSC. Pur valutando enormemente il valore anche economico della presenza delle OSC in Italia e nei paesi dove operano, non era ideologico ma era, piuttosto, consapevole che per creare un’occupazione che abbia un impatto economico e sociale rilevante in Africa è necessario coinvolgere le imprese. E sosteneva che le OSC possono avere per le imprese anche una funzione importante di mediatori culturali nei territori.
Paolo aveva una grande visione strategica della cooperazione allo sviluppo ma sapeva tenere conto delle esigenze del momento presente. E ultimamente sentiva l’urgenza – e lo faceva in prima persona a Castel Nuovo di Porto – di garantire i diritti umani alle persone che cercano rifugio nel nostro paese. Il tema migrazioni e sviluppo era al centro delle sue riflessioni, ma si traduceva anche in un intervento concreto del CISP in sostegno al Cara di Castelnuovo e poi, dopo il suo smantellamento a causa del Decreto Sicurezza, per la organizzazione di una ospitalità diffusa sul territorio.
Paolo era infine membro del Comitato Scientifico di EXCO2019 e qui avrebbe parlato e dato il suo contributo a partire da tre parole d’ordine:
- Diritto allo sviluppo. L’assoluta convinzione che lo sviluppo, umano e sostenibile, è un diritto per tutti i popoli e per tutte le persone;
- Partenariato. Tra soggetti diversi, in un incessante lavoro di costruzione di ponti, avendo ben chiaro, però, quanto sia essenziale promuovere il protagonismo dei territori e delle comunità locali rispetto ai progetti e in generale rispetto al proprio sviluppo;
- Accountability. Come paradigma per tutti gli attori di cooperazione : le OSC, ma anche le imprese, le università, i governi, le agenzie delle Nazioni Unite.
Paolo credeva che tutto questo vada letto alla luce dell’impatto concreto e nella prospettiva dei paesi, delle comunità e dei territori con cui cooperiamo. La misura dell’efficacia è nelle mani delle persone protagoniste del proprio sviluppo.
Ecco, vogliamo oggi ribadire che questo impegno, condiviso e vissuto assieme, continua senza interruzione.
*Maura Viezzoli è vicepresidente del CISP
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