Sostenibilità
Pannolini usa e getta ma bio
Il progetto di Wip Spa permette un risparmio di 300 milioni di chili di gas serra ogni anno
di Redazione
Presentati ufficialmente i pannolini bio. Come anticipato su Vita, nello speciale Cantieri dedicato interamente alla Fiera Ecomondo di Rimini (“Prima i Gas ora la Gdo, il salto dei pannolini bio” il titolo dell’articolo di Antonietta Nembri), ecco la soluzione proposta da Wip Spa.
Marco Benedetti, presidente di Wip, è uno dei ricercatori che hanno elaborato la tecnologia innovativa per ottenere i primi pannolini compostabili al Mondo, grazie all’utilizzo dei biopolimeri, materie prime naturali e biodegradabili alternative ai materiali fibrosi e film sintetici derivati dal petrolio. Dopo l’importante risultato ottenuto con la certificazione di compostabilità, si è posto il problema degli aspetti benefici e delle problematiche che potrebbero sorgere dallo spostamento di un’enorme massa di rifiuti, i pannolini per bambini (e in un futuro prossimo gli assorbenti igienici femminili e gli assorbenti per adulti), dal rifiuto indifferenziato alla frazione organica. L’idea che ha mosso l’azienda fin dalla sua nascita è stata quella di diffondere un prodotto che migliorasse il benessere dei bambini e dell’ambiente; gli obiettivi primari dell’attività iniziata da Wip erano dimostrare la salubrità e la naturalità dei biopolimeri al contatto con la pelle e la compostabilità dei manufatti monouso realizzati.
Il risultato di tanti anni di ricerca e impegno in questo senso sono stati la messa a punto di un prodotto certificato ipoallergenico e compostabile. In particolare quest’ultima caratteristica potrebbe convertire il costo sociale dei pannolini come rifiuto indifferenziato in risorsa sostenibile con la trasformazione in compost da riimmettere in natura.
A proposito di biopolimeri, durante la presentazione del prodotto, ha avuto molto da dire il professor Mario Malinconico, rappresentante della ricerca pubblica da oltre 40 anni e coordinatore del Comitato Tecnico di Assobioplastiche, il quale ha fatto notare come lo scenario delle bioplastiche e dei biopolimeri si è molto diversificato, a volte in maniera virtuosa, come nel caso di Wip, altre volte con tentativi di scorciatoie che rischiano di fare più danno di quanto non riescano a risolvere problemi. Purtroppo le imprese che vogliono far parte della realtà delle bioplastiche si sfidano in un contesto in cui non c’è né una chiara collocazione di questa tipologia di prodotto né una normativa specifica. Per questo motivo è nata nel 2011 Assobioplastiche, associazione che si pone come interfaccia fra i produttori, trasformatori e utilizzatori delle bioplastiche e il mondo della ricerca e della legislazione.
Malinconico, facendo plauso all’iniziativa e all’innovazione di Wip, ha affermato quindi che il mondo delle bioplastiche può essere il futuro se tutti gli attori giocano correttamente, se esiste la volontà di effettuare uno sforzo congiunto per lavorare sull’innovazione e sulla tecnologia di questo settore e se viene portato in chiaro che, pur trattandosi di materie prime da un costo apparentemente più alto, il risparmio è assicurato in termini di emissioni di CO2 e di costi di smaltimento rifiuti.
L’esempio dei pannolini della Wip mostra come siano maggiormente sostenibili, non solo in termini di CO2 prodotta nella fase di smaltimento, ma anche relativamente a quella derivante dal processo produttivo, rispetto ai pannolini convenzionali, con un risparmio di circa il 40% di emissioni, che equivarrebbero ad una riduzione di 122.000.000 kg di CO2 all’anno.
Per quanto riguarda i potenziali risparmi di costo per lo smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali, dato che il costo medio prudenziale della raccolta indifferenziata è circa il 40% maggiore di quello dell’organico, è stato calcolato che passare dal consumo dei pannolini convenzionali a quelli compostabili determinerebbe un risparmio di circa 56 Euro/anno per ogni famiglia con un bambino.
Quindi un risparmio minimo di 25.000.000 Euro/anno per gli enti locali, che potrebbe essere trasferito sulle famiglie attraverso la raccolta differenziata con tariffa a peso.
Antonio Rancati, vice presidente di Asm, azienda di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Prato, città di origine della Wip, ha posto l’attenzione su come siano presenti realtà disposte a mettersi in gioco per la sostenibilità ambientale. Asm rappresenta uno degli esempi lampanti di come le aziende di smaltimento dei rifiuti possano sostenere progetti, come quello di Wip, riconoscendone la qualità in termini ambientali e anche il risparmio economico che ne consegue: già da due anni i pannolini di Wip vengono raccolti nell’area di Prato e successivamente destinati all’impianto di compostaggio di Publiambiente a Montespertoli. Per Rancati sarebbe importante spiegare ai cittadini come la quantità e qualità dei pannolini convenzionali incidano nella raccolta dei rifiuti, ad esempio facendo notare che un bidone di rifiuti di plastica e uno esclusivamente di pannolini verrebbero riempiti alla stessa velocità e spiegando la differenza tra il destinare tali pannolini alle discariche oppure all’impianto di compostaggio. L’ecopannolino della Wip deve quindi essere un “cavallo di Troia”, deve entrare nelle famiglie per creare una nuova storia e una nuova visione.
D’altra parte i numeri che mostrano la rilevanza della questione sono significativi: ogni anno si consumano in media 2 miliardi di pannolini all’anno che corrispondono a circa 80mila tonnellate di materie prime impiegate per la produzione, con un’incidenza del 5-8% sul totale della raccolta dei rifiuti urbani. Inoltre considerando anche il rifiuto organico che viene gettato insieme al pannolino si arriva a 438 chili/anno per bambino. Si capisce quindi l’importanza che lo spostamento di questa quantità di rifiuti dall’indifferenziato all’organico comporterebbe in termini di smaltimento: diminuirebbe il peso del rifiuto indifferenziato, mentre i rifiuti ammessi al compostaggio potrebbero aumentare anche del 55%.
Il senatore Francesco Ferrante, venuto a conoscenza dell’importante risultato ottenuto da Wip, ha espresso l’intenzione di collaborare per far conoscere un prodotto unico nato dall’applicazione di un’innovazione tecnologica per l’ambiente; prodotto che presenta delle caratteristiche che vanno a toccare un tema che sta molto a cuore a tutti, in particolare ai genitori, ovvero la salute dei bambini. Un altro aspetto su cui prestare la massima attenzione è la normativa riguardo allo smaltimento dei rifiuti; è necessario capire se ci sono norme che devono fare chiarezza e non ostacolare i progressi tecnologici in tale campo; si auspica quindi l’apertura di una riflessione sulla necessità di un’ulteriore norma che assicuri sia le aziende di raccolta dei rifiuti che gli impianti di compostaggio che stanno operando nel modo giusto. Su questi temi Valentina Fanelli, avvocato dello Studio Legance di Roma, ha presentato i risultati del gruppo di lavoro coordinato dai professori Bruno e Benozzo, esperti in diritto ambientale presso l’Università di Macerata, che si sta occupando dei profili legali relativi alla questione del compostaggio dei pannolini. Lo studio, fino ad ora realizzato, mostra come effettivamente non esista una norma europea che nello specifico si riferisca ai biopolimeri, piuttosto che al pannolino in sé, infatti la certificazione di compostabilità è stata concessa in conformità alla UNI EN 13432:2002, norma che riguarda gli imballaggi, sulla base della constatazione che, sebbene il pannolino non sia un imballaggio, è anche vero che alcuni componenti dell’imballaggio si trovano di fatto all’interno del pannolino che quindi risulta assimilabile ad un imballaggio.
Un aspetto rilevante da tener presente è il fatto che all’interno del pannolino, nel momento in cui viene consegnato all’impianto, vi sono anche i rifiuti biologici che, anche se in parte alterano la composizione dello stesso, sono presenti in misura minima e quindi non comportano problemi al procedimento di compostaggio. Tale valutazione a priori e in termini generali, dovrà essere meglio analizzata nella prassi per valutare eventuali problemi che dovessero incorrere. Concorde con il senatore Ferrante, il capo legislativo del Ministero dell’Ambiente Massimiliano Atelli ritiene che l’Italia, pur avendo realtà che danno testimonianza di eccellenze nella tecnologia, come in questo caso, non disponga di sistemi di certificazione ambientale all’altezza delle suddette tecnologie che riesce a sviluppare, ritenendo questo un vuoto che deve essere colmato al più presto. A maggior ragione considerando i numeri in termini di pannolini, pannoloni e assorbenti che equivalgono a circa 1.500.000 tonnellate, quantità che ha un’incidenza rilevante sul totale dei rifiuti urbani. Per quanto riguarda il ruolo che il Ministero potrebbe avere nel legiferare in materia di avviamento di tale prodotto al compostaggio, per garantire dall’insorgenza di eventuali problematiche, Atelli si è reso disponibile ad aprire un tavolo comune di lavoro, coinvolti gli attori attivi per la tutela ambientale e le associazioni che promuovono nuovi materiali e prodotti innovativi e migliorativi per il benessere dell’ambiente, affinchè le istituzioni abbiano una maggiore consapevolezza dei progressi che la tecnologia sta facendo e delle sue possibilità di impiego.
Stefano Ciafani, direttore scientifico di Legambiente, ha sottolineato l’importanza della tavola rotonda che mette a conoscenza i vari attori presenti dei problemi normativi che ostacolano lo sviluppo di questo settore. Ciafani sostiene che sarebbe importante e possibile far gioco di squadra e riuscire a far lavorare insieme le aziende, la politica locale e nazionale, le associazioni ambientaliste, che possono intervenire raccontando la buona pratica, facendo in modo che si possano superare le problematiche che ostacolano lo sviluppo di questa iniziativa. Innanzitutto la questione della carenza normativa va sottoposta all’attenzione non solo del legislatore nazionale ma anche di quello europeo ed internazionale.
Giuseppe Lanzi, presidente di Assoscai, ha fatto notare come il pannolino di Wip è un prodotto unico che ha ottenuto la certificazione di compostabilità per primo al mondo, mantenendo come principio ispiratore la salute dei bambini. Inoltre un’altra specifica caratteristica è la contemporaneità della licenza di marchio Materbi e quella di Ingeo, che generalmente sono concorrenti; in questo caso, Marco Benedetti è riuscito a dimostrare che insieme potevano realizzare un prodotto efficace. Tenendo conto di tutti questi aspetti e il contributo degli altri attori sarebbe auspicabile abbandonare la comunicazione di prodotto per passare ad una comunicazione di sistema, dato che fare rete può aiutare a crescere. In conclusione tutti gli attori si sono resi disponibili a partecipare ad un tavolo di lavoro che affronti le questioni di carattere normativo e interpretativo che provengono dalle esperienze concrete di aziende che, con la loro innovazione, precedono l’elaborazione di norme e regolamentazioni del mercato. Con la consapevolezza dell’attuale momento critico e decisivo che sta attraversando il nostro Paese, non sono permesse disattenzioni nei confronti di una filiera d’impresa innovativa e pioniera nella ricerca di soluzioni alternative migliorative per uscire dalla crisi.
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