Politica

Pannella: quel corpo gettato nella lotta

Quante tra le battaglie del leader radicale scomparso ieri sono ancora incompiute? Quanto la società del nostro paese è debitrice nei suoi confronti? Senza Pannella, la storia politica d’Italia sarebbe molto diversa. Un'intervista con lo studioso Luca Taddio.

di Marco Dotti

Al netto delle commemorazioni, più o meno convinte, più o meno generose, dobbiamo chiederci: che cosa rimarrà di Marco Pannella? L'immagine di un leader eccentrico o coerente – a seconda dei punti di vista – che ha attraversato tante fasi della nostra Repubblica o un radicale innovatore della pratica politica? Molte sono le questioni che si aprono in questo momento, dopo la scomparsa, avvenuta ieri, del leader radicale. Abbiamo posto alcune domande a Luca Taddio, già docente di estetica presso l’Università di Udine, Trieste e Ferrara, studioso e filosofo, curatore con Leonardo Caffo di Radicalmente liberi: a partire da Marco Pannella (Milano, Mimesis, 2014).

Pannella ha attraversato molte stagioni della Repubblica. Ci aiuta a tracciarne un profilo attraverso le sue battaglie, a suo giudizio più decisive per capire la sua importanza?

Il cardine del pensiero liberale di Marco Pannella è l’individuo e le sue responsabilità: il principio è che ognuno possa decidere sul proprio corpo e della propria soggettività, posto che queste decisioni non compromettano le libertà altrui.

Il realismo Radicale analizza un fenomeno presente, che c’è nel tessuto sociale, per regolamentarlo, per iscriverlo nel delicato rapporto dei diritti e dei doveri: questo schema è valso per tutte le battaglie antiproibizioniste, per la prostituzione, per la legalizzazione delle droghe leggere, così come per l’aborto e il divorzio. Alcuni fenomeni producono meno danni sociali quando vengono legalizzati: quindi una buona legge regolamentando il fenomeno dovrebbe anche ridurlo. Le battaglie che personalmente ho più apprezzato sono quella contro la pena di morte e quella contro la fame nel mondo.

Oltre ai temi, ritiene che Panella abbia segnato un metodo nei movimenti per i diritti civili?
Sì, per quanto concerne il contenuto un metodo “laico”. Per laicità intendiamo un atteggiamento e un metodo alla cui base vi è la ragione: un atteggiamento critico e antidogmatico. Ciò comporta la possibilità di poter mettere in discussione idee o presunte verità: nessuno è depositario di verità ultime e definitive più di quanto non lo possa essere chiunque altro. Il realismo, qui implicito, non comporta l’accettazione passiva della realtà anzi si afferma la verità proprio in quanto non dipendente dal soggetto: in questo senso dato che non ci appartiene non può essere rivendicata come nostra né imposta agli altri. Noi siamo nella verità nel senso che siamo costitutivamente aperti ad essa; attraverso l’esperienza e la ragione cerchiamo di affermare delle verità, il che rende la nostra una posizione opposta al “relativismo culturale”. Dato che le nostre convinzioni possono non coincidere con le convinzioni altrui, si tratta di salvaguardare la possibilità di poter decidere di sé senza che ciò comporti alcun obbligo diretto per gli altri.“Soggettività” che prima di tutto ci lega in modo imprescindibile al nostro vissuto e al nostro modo di sentire la vita: il nostro corpo determina la nostra partecipazione al mondo della vita.


Il nostro corpo non è – come ci ha insegnato la fenomenologia – una semplice cosa tra le cose. Esso è anche una cosa, ma allo stesso tempo è il nostro punto di vista sulla realtà: un’apertura fondamentale al mondo e agli altri.

Tale prospettiva non va vissuta come un limite alla nostra conoscenza, ma come ciò che rende possibile la nostra conoscenza.

E un metodo per quanto concerne l’azione politica: la forma-partito.
Un partito come quello dei Radicali italiani che combatte contro i partiti appare immediatamente nella forma del ‘paradosso': come agire come partito contro la partitocrazia senza diventare un partito come gli altri? Questo è il senso di una lotta partigiana incentrata su singole proposte: Pannella, una volta conquistato il consenso o l’obiettivo voluto, ha scientemente disinnescato il consenso del partito per riazzerarlo e ricalibrarlo su un’altra battaglia, invece di posizionare il partito e la sua organizzazione verso un consolidamento del consenso. Una forma definitiva di “irraggiamento” dove dal nucleo di azione 'romano' offre energia propulsiva attraverso le associazioni sui territori. Questo impianto organizzativo è stato messo in opera per far sì che la propria azione non venisse omologata alla partitocrazia, ma rimanesse “lotta partigiana”, “corsara”, contro “il regime partitocratico”. Un opposizione ferma a quello che è stato definito, appunto, un “regime democratico” per esprimere la violenza inscritta nella mancanza di “stato diritto”, cioè nel mancato rispetto delle regole del gioco democratico e della stessa Costituzione.

Capitini o Rosselli, Pannunzio o Einaudi? Quali i fondamentali dell'agire politico radicale?
Si tratta di comprendere il significato del movimento di “lotta” che accompagna l’azione politica e come tale azione si intrecci a quel termine generalissimo che corrisponde al concetto di “libertà” che rimane in politica il concetto più astratto e, congiuntamente, il più concreto. Pannella è stato, da liberale e da libertario, un originale interprete del concetto di “libertà”. Egli stesso si è definito: radicale, liberale, socialista, federalista, europeista, anticlericale, antiproibizionista, antimilitarista, non violento e gandhiano.

Quale il lascito che Pannella lascia?
Il tema della laicità è decisivo perché, da un lato, riguarda tutti (anche etimologicamente il termine laikos, deriva da laos, il popolo), e, dall’altro, coinvolge dinamiche di vita fondamentali per la società, come il nostro modo di relazionarci agli altri e alle istituzioni. E poi la sua visione che io interpreto come cosmopolita. Bisogna riprendere le grandi battaglie in primis quella contro la fame nel mondo.

In copertina: Marco Pannella (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

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