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Pandemia, crollo delle rimesse globali dei migranti

A causa della crisi economica legata all'emergenza sanitaria mondiale e del shutdown ci sarà nel 2020 un calo del 20% circa delle rimesse, afferma la World Bank: un crollo drastico della quota di denaro inviato dai lavoratori migranti alle loro famiglie all'estero

di Cristina Barbetta

Un recente studio della World Bank prevede che le rimesse globali subiranno un calo del 20% circa nel 2020, a causa della crisi economica indotta dalla pandemia di Covid-19 e dal shutdown.

«Questa previsione di calo delle rimesse, che potrebbe essere la più grave nella storia recente, è in gran parte dovuta a una diminuzione dei salari e dei livelli di occupazione dei lavoratori migranti, che tendono a essere più vulnerabili alla perdita del lavoro e dello stipendio durante una crisi economica in un paese ospite», spiega in una nota la World Bank, che fornisce assistenza tecnica e finanziaria e condivisione delle conoscenze per porre fine alla povertà e accrescere la prosperità.

L’istituzione finanziaria internazionale prevede che le rimesse verso paesi a basso e medio reddito calino del 19.7%, arrivando a 445 miliardi di dollari ( mentre erano equivalenti a 554 miliardi di dollari nel 2019), «rappresentando una perdita di uno strumento finanziario indispensabile per molte famiglie vulnerabili».
Infatti milioni di persone in tutto il mondo rischiano di perdere un mezzo essenziale per la loro sopravvivenza.

Diversi studi dimostrano, spiega la World Bank, che le rimesse alleviano la povertà in Paesi a basso e medio reddito, sono associate con una maggiore spesa nel campo dell'educazione, e riducono il lavoro infantile in famiglie svantaggiate. Un calo consistente delle rimesse condiziona la capacità delle famiglie di spendere in queste aree dal momento una maggior quantità delle loro finanze saranno dirette a risolvere problemi di mancanza di cibo e di bisogni legati al loro sostentamento.

Si prevede che i flussi di rimesse diminuiranno drasticamente in tutte le regioni della World Bank, soprattutto in Europa e Asia Centrale (27.5%), seguite da Africa subsahariana (23.1%), Asia del Sud (22.1 %), Medio Oriente e Nord Africa (19.6%), America Latina e Caraibi (19.3&%), Asia dell'Est e Pacifico (13%).

Le rimesse a Paesi dell’Europa e dell’Asia centrale sono rimaste a buoni livelli nel 2019, crescendo di circa il 6% fino ad arrivare a 65 miliardi di dollari nel 2019. L’Ucraina è il Paese che ha ricevuto più rimesse nella regione, con la cifra record di quasi 16 miliardi di dollari ricevuti nel 2019. Nel 2020 si stima che le rimesse caleranno del 28% circa a causa del combinato effetto della pandemia globale di coronavirus e i prezzi più bassi del petrolio.

«Alcuni tra i più più importanti Paesi al mondo da cui vengono inviate le somme di denaro, spiega la World Bank nel suo blog: Stati Uniti, Svizzera, Germania, Francia e Italia, sono sotto lockdown (o ne sono appena usciti) per la pandemia di Covid-19, e i posti di lavoro nel settore dei servizi sono stati molto colpiti dalla crisi. I migranti che lavorano in hotel e ristorantii hanno perso il lavoro, senza un possibile sostegno da parte del governo. E non possono nemmeno tornare ai loro Paesi di origine a causa delle restrizioni a viaggiare. Questo gruppo di persone ha bisogno di un sostegno mirato».

La World Bank sta assistendo gli Stati membri nel monitoraggio del flusso delle rimesse attraverso vari canali, e sta lavorando con i paesi del G20 e con la comunità globale per ridurre i costi per le rimesse e migliorare l’inclusione finanziaria per i poveri.

Il Rapporto della World Bank è stato presentato un giorno dopo l’allarme lanciato dal World Food Programme (l’agenzia dell’Onu che si occupa di assistenza alimentare e la più grande organizzazione umanitaria al mondo), secondo cui la pandemia di Covid-19 potrebbe raddoppiare il numero delle persone che soffrono la fame nel mondo entro la fine del 2020.

Foto: "Squatting on footpath" by joegoauk73. Licensed under CC BY-SA 2.0

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