Terzo settore
Pallucchi: dopo il via libera della Ue alle norme fiscali, il Governo acceleri sulle modifiche Iva e Irap per il non profit
L'intervento della portavoce del Forum nazionale del Terzo Settore: Il viceministro al Mef, Maurizio Leo, ha mostrato volontà e ampia disponibilità a perseguire quest’obiettivo. Ci auguriamo che si possa quindi procedere rapidamente ed efficacemente

Dopo aver atteso a lungo l’autorizzazione europea alle norme fiscali per il Terzo settore, la prima considerazione da fare a seguito della comfort letter della Commissione Ue arrivata pochi giorni fa, è che non si è trattato di un’autorizzazione e non è affatto una questione solo formale. Al contrario, è un passaggio rilevante anche dal punto di vista culturale.
Nel farci sapere che non è necessario un via libera ufficiale in quanto il quadro fiscale per il Terzo settore italiano non rientra nella categoria “aiuti di Stato”, l’Unione europea ha riconosciuto le specificità di questo modello socio-economico e il suo ruolo nel perseguimento dell’interesse generale. Ha compreso la necessità di “vestirlo” con gli abiti adatti, ovvero di regolamentare la sua attività con norme che non siano né penalizzanti – quali sarebbero quelle del mondo profit applicate a un comparto non profit -, né si configurino come “concessioni”, cioè supporti in un certo senso non dovuti, o dovuti ma fin quando non compaiono altre priorità.
La comfort letter apre la strada finalmente a un diritto tributario del Terzo settore, che ad oggi ha un riconoscimento costituzionale e proprie norme civilistiche, ma sotto il profilo fiscale viene ancora trattato come un’eccezione del mondo profit.
In sostanza, quel riconoscimento che in Italia il Terzo settore deve ancora conquistare di volta in volta con il legislatore, nella comfort letter della Commissione europea è scritto in modo semplice e chiaro. È stato compiuto, grazie anche all’impegno di questo Governo, un passo davvero importante: innanzitutto, si inizia a vedere la fine del lungo cammino della riforma del Terzo settore. Certo, la fase dell’applicazione delle nuove norme e dell’adeguamento da parte degli enti è tutt’altro che una strada spianata, ma ora la si può iniziare a percorrere, avendo chiara la direzione. Inoltre, il contenuto della comfort letter sancisce un riconoscimento delle peculiarità del Terzo settore che è senza dubbio valido e applicabile anche in altri contesti. Se quell’unicum italiano rappresentato da associazioni, organizzazioni di volontariato e imprese sociali viene riconosciuto in merito al pacchetto fiscale, perché non dovrebbe esserlo, ad esempio, per l’Iva?
Il tema dell’Iva agli enti non commerciali è noto e fonte di preoccupazione soprattutto per le realtà associative più piccole. Ad oggi è in vigore un’ennesima proroga del regime di esclusione (resa possibile anche grazie all’allarme lanciato con la campagna “No Vendita No Iva” e alla denuncia di media come VITA), ma entro la fine dell’anno è necessario dare un esito positivo a questa annosa vicenda. Sono convinta che il messaggio inviato dall’Unione europea all’Italia possa e debba rappresentare un forte incentivo a una soluzione rispettosa delle caratteristiche e dei principi di cui sono portatrici le associazioni, assicurando al tempo stesso, come propone da diversi mesi il Forum Terzo Settore, il rispetto della normativa europea.
Il viceministro al Mef, Maurizio Leo, ha mostrato volontà e ampia disponibilità a perseguire quest’obiettivo in un incontro che si è tenuto nei giorni scorsi con una delegazione del Forum Terzo Settore. Ci auguriamo che si possa quindi procedere rapidamente ed efficacemente. Il momento delicato e decisivo in cui ci troviamo non può essere lasciato sfuggire: la decisione sul regime Iva va inserita in modo coerente nella restante disciplina, per consentire agli enti di avere tutti gli elementi a disposizione per una scelta consapevole su quale qualifica assumere.
Con il viceministro Leo, è emerso anche l’impegno a definire un giusto trattamento degli Ets ai fini Irap: è davvero paradossale che gli enti non commerciali paghino addirittura di più delle imprese profit, perché mentre queste ultime possono portare in deduzione i costi del personale dipendente, i primi no. Oltre a rappresentare un ingiusto trattamento, è un ostacolo per il Terzo settore ad assumere personale.

I prossimi mesi saranno particolarmente impegnativi: diversi sono ancora gli aspetti interpretativi da chiarire (probabilmente attraverso l’amministrazione finanziaria) in merito al pacchetto fiscale e da questi dipenderà, ad esempio, il futuro di molte onlus (figura destinata a scomparire dal prossimo gennaio), o la modalità con cui gli Ets dovranno impostare la loro contabilità. Su quest’ultimo punto c’è l’impegno, da parte del Governo, a costruire tavoli di lavoro con il Forum Terzo Settore per la corretta interpretazione delle norme, al fine di dare massima chiarezza e agibilità agli enti. Sono inoltre necessari approfondimenti da parte dell’Ue sui titoli di solidarietà e sugli incentivi per chi investe nelle imprese sociali. Far sì che la riforma del Terzo settore rafforzi questo comparto, includendo e tutelando tutte le realtà e in special modo le più piccole, gli fornisca nuovi strumenti per crescere, innovarsi e attrarre maggiormente giovani e volontari è da sempre stato il nostro obiettivo. Seguiremo passo dopo passo, con la massima attenzione, questo rush finale.
Foto: Vanessa Pallucchi/Archivio VITA
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