Non profit

Palla al centro, la solidarietà è di rigore

Gianni Morandi. Il più popolare cantante italiano è anche capitano della nazionale cantanti. Che in quel 94 giocò ben 18 partite...

di Antonietta Nembri

Diciotto incontri in un anno. Sono queste le volte in cui la Nic, la Nazionale italiana cantanti, è scesa in campo nel 1994, uno degli anni che registra il maggior numero di partite giocate. I primi calci al pallone risalgono al 1977, quattro anni più tardi nasce la società di calcio e dopo altri sei la Nic diventa associazione: è l?anno di Si può dare di più del trio Morandi, Tozzi e Ruggeri che stravince Sanremo. “Ci siamo resi conto che giocare soltanto non bastava, e che dovevamo farlo per una ragione precisa. Forse all?inizio eravamo poco maturi nell?affrontare un discorso serio sulla solidarietà. Oggi termini come onlus, Terzo settore e volontariato sono conosciuti da tanti, c?è una maggior coscienza e va detto che Vita ha dato un grosso contributo per rendere tutti più trasparenti, ha dato una mano a cancellare la parola speculazione dalle azioni solidali”. Non è una piaggeria quella di Gianni Morandi, il Gianni nazionale. Lui alla solidarietà ci crede, eccome. E l?ha dimostrato, tanto da poter anche rifletterci sopra in modo non scontato, non banale. Vita: Cos?è cambiato in questi dieci anni di impegno sul fronte sociale a partire dal 1994? Gianni Morandi: Siamo più coscienti di quello che si fa. Il solo profitto o il successo è come se ti svuotassero, non ti rimane niente con un valore. La spiritualità, l?altruismo, l?aiutare gli altri ci sono entrati dentro, sono nella coscienza, credo, di ciascuno di noi. In quegli anni, poi, si sentiva molto più di adesso la questione Aids, così come Nic ci siamo impegnati ad aiutare alcune associazioni. Oggi il problema esiste, ma se ne parla sempre meno. Vita: In questi anni anche lo spogliatoio è cresciuto? Morandi: La solidarietà fa bene a chi la fa, migliora come persone, come uomini. Credo che in tutti sia aumentata la consapevolezza del gruppo, che sia diventata più seria la necessità della trasparenza e la comprensione che è meglio non usare il marchio Nic come vetrina personale. Sono cose che sono cresciute in tutti noi come il fatto di stare insieme e confrontarsi. Vita: Un impegno che dà i suoi frutti? Morandi: Noi crediamo molto in quello che facciamo e siamo confortati dal fatto che dà dei frutti, ma non solo. Abbiamo avuto la possibilità di incontrare personalità internazionali che ci hanno aiutato, come Rigoberta Menchù, il Dalai Lama, Peres e Arafat, per citarne alcuni. Vita: A quante realtà avete dato una mano? Morandi: Fare calcoli precisi è impossibile. Abbiamo rivolto una grande attenzione all?Africa, ai Paesi in via di sviluppo, mondi che sentiamo un po? lontani e che grazie alle associazioni che vi operano sono più vicini. Vita: L?esperienza di squadra ha cambiato anche il rapporto personale con la solidarietà? Morandi: Credo proprio di sì. Al di là del gruppo ognuno di noi ha contatti personali, magari anche solo con le associazioni delle propria città. Per esempio, io ho frequentato molto il mondo dei disabili, anche grazie ai concerti, e poi con l?Unitalsi sono stato a Lourdes. Mi sono lasciato prendere, ed è nata anche una canzone (Il mio amico, inserita nell?ultimo album L?amore ci cambia la vita, ndr). In Italia ci sono tanti disabili e dobbiamo avere attenzione nei loro confronti, aspettarli e aiutarli, e questo ci fa bene. Certo non si può fare tutto, facciamo quello che possiamo e non ci montiamo la testa. Gli eroi sono altri.


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