Cultura
Palestina: un’emergenza da 300 milioni di dollari
E' la cifra stimata dai delegati di 21 Paesi, che si sono riuniti ieri a Oslo per discutere del disastro umanitario della guerra. Solo a Jenin 7mila senzatetto
Trecento milioni di dollari per far fronte all?emergenza umanitaria nei Territori palestinesi, cui se ne aggiunge un altro miliardo per la ricostruzione delle città devastate della Cisgiordania. Sono le cifre che la conferenza dei donatori ? riunita ieri a Oslo, in Norvegia ? si è impegnata a mettere sul tavolo per affrontare il disastro umanitario del popolo palestinese e garantire un futuro dopo la devastazione delle operazioni militari israeliane iniziate lo scorso 29 marzo.
Lo riferisce l’agenzia Misna, che riporta le conclusioni della riunione che si è tenuta ieri tra i rappresentanti di 21 nazioni, insieme ai delegati della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale (Fmi). Aprendo i lavori della conferenza, il ministro degli esteri norvegese Jan Petersen, ha definito ?inaccettabili? le distruzioni provocate nei Territori palestinesi, aggiungendo che Israele ha il dovere di proteggere le popolazioni civili e di consentire l?accesso senza ostacoli alle organizzazioni di soccorso.
Durante l?incontro è stato stilato un primo bilancio dei danni provocati dall?operazione militare israeliana ?Muraglia di difesa?. Secondo l?Autorità palestinese il costo delle distruzioni a Jenin e Nablus è di circa 500 milioni di dollari. Per il responsabile palestinese della cooperazione internazionale, Nabil Shaath, presente in veste di osservatore insieme a rappresentanti di Israele, la ricostruzione di queste aree richiederà ?non più di sei mesi di duro lavoro?. I danni più gravi sono quelli del campo profughi di Jenin, dove sono state distrutte complessivamente 900 case, che hanno provocato 7 mila senzatetto. Per avviare l?opera di ricostruzione, il governo norvegese ha offerto un contributo di circa 50 milioni di dollari.
Ma i costi economici della guerra in Israele, sempre secondo quanto riporta l’agenzia Misna, si ripercuoteranno anche sulla parte più fragile della popolazione israeliana. Le misure dell?austerity che il governo israeliano ha introdotto per pagare la benzina dei carri armati e i costosissimi missili degli elicotteri Apache graveranno soprattutto su anziani e disoccupati.
La scure dei tagli sociali e delle nuove tasse, che potrebbero interessare anche profitti da capitale, ha l?obiettivo di contenere al 3,9 per cento un deficit di bilancio che veleggia verso forti perdite a causa delle spese militari delle enormi operazioni (le più massicce dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967) iniziate lo scorso 29 marzo nei Territori palestinesi. Il piano di austerità è stato presentato ieri dal ministro delle Finanze israeliano Silvan Shalom, che ha annunciato la possibilità di introdurre per la prima volta anche tasse sui redditi di capitale. Il piano prevede, tra l?altro, una riduzione del 4 per cento delle spese per la previdenza sociale, la diminuzione dei sussidi di disoccupazione e l?espulsione di un maggior numero di lavoratori stranieri al fine di accrescere il numero di occupati israeliani.
Info: www.misna.org
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