Mondo
Palestina: situazione sempre più difficile per ong italiane
I cooperanti denunciano continui ostacoli al lavoro e in alcuni casi anche il divieto di entrata nel Paese
Le organizzazioni non governative italiane impegnate in Palestina denunciano che ogni giorno che passa diventa più difficile per i cooperanti italiani superare i check points gestiti dai soldati israeliani: i carichi di medicine e di alimenti per i villaggi isolati vengono bloccati, il personale palestinese non può collaborare nella distribuzione e nell?assistenza perché impossibilitato a muoversi. Nelle ultime settimane a due cooperanti è stato persino negato l’ingresso nel paese.
Denunciamo questo atteggiamento disumano e ancora una volta chiediamo alle Nazioni Unite, al Parlamento Europeo ed al Parlamento Italiano di garantire il rispetto dei diritti umani e la protezione della popolazione civile palestinese, di intervenire sul governo di Israele perché fermi i processi di rioccupazione, che siano attuati con l?esercito e i suoi carri armati o con i coloni degli insediamenti..
Chiediamo al governo italiano di impegnarsi per garantire i diritti del popolo palestinese e sostenere le associazioni, le organizzazioni e gli operatori italiani impegnati a tutelare quei diritti promovendo solidarietà e realizzando assistenza sul campo. Questo sostegno deve essere accompagnato da una richiesta formale al governo israeliano affinché venga garantito il diritto alla realizzazione degli interventi umanitari, in ottemperanza alle norme e alle prassi internazionalmente riconosciute.
L?Italia ha avuto un ruolo di punta nello sforzo internazionale di sostegno alla popolazione palestinese e al processo di pace, in particolare dal 1993 in poi, quale capofila nel settore degli aiuti sanitari al popolo e all?Autorità palestinese; non può oggi restare indifferente, proprio quando il conflitto israelo-palestinese si acutizza di nuovo minacciando la stabilità e la pace in tutta la regione. Il nostro impegno non viene meno, anche se la storia recente ci ha insegnato che non c?è fine al peggio.
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