Formazione
Palco o falegnameria, il ritorno alla società ha tanti percorsi
Coop B. Due casi scuola dal Friuli Venezia Giulia
Il lavoro rende liberi? Parte da questa domanda il Meeting nazionale della cooperazione sociale di produzione lavoro, organizzato dal Cns – Consorzio nazionale servizi e Clu – Cooperativa lavoratori uniti Franco Basaglia di Trieste il 12 e 13 maggio scorsi. È emersa la necessità di scambio e confronto tra le cooperative di tipo B, oltre che la richiesta di riconoscimento economico per l?inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati. «Chi si riesce a inserire è un cittadino che non pesa sui servizi sociali o sanitari», sottolinea il presidente della Clu Roberto Colapietro. Lo dimostrano le esperienze illustrate nel Meeting, come Teste di legno di Udine e On stage di Trieste. Due storie significative, che meritano di essere raccontate.
Teste di legno
«Arum è un fiore che cresce anche nel deserto. Al contrario si legge ?mura?: quelle dei manicomi, ma anche della società che ti mette fuori perché sei diverso dagli altri. Da qui prende il nome l?associazione», racconta la presidente Angela Calabretta. Da settembre 2007 Arum gestisce il laboratorio Teste di legno nel parco di Sant?Osvaldo, l?ex ospedale psichiatrico di Udine, in collaborazione con la cooperativa Duemilauno Agenzia sociale e il dipartimento di Salute mentale dell?Azienda sanitaria Medio Friuli.
SocialJob: Com?è nata l?idea?
Angela Calabretta: Nel 2002 la Duemilauno Agenzia sociale, il Dsm e l?Enaip hanno organizzato un corso di restauro di mobili. In seguito è nato il laboratorio all?interno del Sant?Osvaldo, ma c?era un continuo ricambio di persone, perché si trattava di un?attività solo riabilitativa.
SocialJob: E adesso come funziona?Calabretta: Ora siamo una vera e propria impresa di promozione sociale, lavoriamo soprattutto con privati e ci autofinanziamo. La Provincia ci sostiene con le borse lavoro, attualmente 13, ma abbiamo già assunto una persona a tempo indeterminato e contiamo di poterne assumere un?altra a giugno. I macchinari specifici e il materiale per l?ufficio è stato ottenuto grazie al progetto Silavoro, finanziato da fondi europei.
SocialJob: Continua anche la formazione?
Calabretta: Si fa sul campo. Di recente un volontario ha avviato un laboratorio di falegnameria. I soci lavoratori credono nel progetto e prendono iniziative. Oltre al restauro, ora costruiscono mobili e li vendono nei mercatini di antiquariato di tutta la regione. È la dimostrazione che sanno prendersi delle responsabilità, come alzarsi alle 5 di mattina la domenica, anche d?inverno, per allestire i banchetti. E hanno imparato a gestire i rapporti con il pubblico.
On stage
Nasce da un paradosso, la cooperativa On stage: impiega soggetti che spesso vengono dall?area delle dipendenze, nel mondo dello spettacolo, fortemente connotato da eccessi di questo tipo. Paolo Rizzi, il presidente, spiega come si è arrivati, nel giro nemmeno di due anni, a vincere i pregiudizi e accaparrarsi la gestione di grandi eventi come il tour di Vasco Rossi o il Jamming festival di Mestre.
SocialJob: Come avete iniziato?
Paolo Rizzi: L?idea nasce da un gruppo di professionisti dello spettacolo impegnati nel sociale. Nel 2004, a Trieste, creiamo il circolo culturale Etnoblog dove organizziamo eventi tutto l?anno, la palestra dove si formano i nostri tecnici. Fondiamo On stage nel 2006. Attualmente ci lavorano 20 soci di cui 8 svantaggiati.
SocialJob: Come vi muovete nei grandi eventi?
Rizzi: Nel periodo estivo arriviamo ad assumere fino a 180 persone, con contratti a termine o altro. In molti, pur non essendo considerati ufficialmente svantaggiati, sono di fatto a rischio. Noi diamo la possibilità di lavorare in un settore entusiasmante, diverso dai lavori noiosi che vengono normalmente proposti. Nel grande evento, tutti si sono accorti di quanta energia ci mettano i ragazzi, con quanta passione e coinvolgimento lavorino, spesso più dei non svantaggiati. Ecco perché il fatto di essere una cooperativa di tipo B ci dà, paradossalmente, una marcia in più.
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