Politica

Pakistan: revocati arresti domiciliari per la Bhutto

Lo annuncia il ministro dell'Informazione Tariq Azeem

di Redazione

Saranno revocati entro oggi gli arresti domiciliari inflitti all’ex premier pakistana Benazir Bhutto per impedirle di partecipare all’odierna manifestazione indetta dal suo Ppp, il Partito Popolare del Pakistan, contro lo stato di emergenza e la sospensione della Costituzione decretati sabato scorso dal presidente, generale Pervez Musharraf.

Lo ha annunciato Tariq Azeem, vice ministro per l’Informazione. “Si trattava di un ordine di custodia temporaneo”, ha spiegato Azeem, “per evitarle di ritrovarsi esposta a una gravissima minaccia di attentati suicidi. Tale ordine sara’ ritirato nelle prossime ore, entro la serata”, ha assicurato. Ieri fonti di polizia avevano avvertito di disporre di informazioni relative alla possibile infiltrazione tra i seguaci di Bhutto di otto kamikaze, pronti a colpire. L’ex premier in giornata aveva invano tentato di lasciare la propria residenza a Islamabad e di raggiungere la vicina Rawalpindi, citta’-guarnigione gemella della capitale, da cui dista meno di 5 chilometri: le forze di sicurezza le avevano infatti sbarrato il passo, costringendola a rientrare in casa e a osservare la misura restrittiva, che ha comunque ulteriormente acuito la crisi in cui versa il Paese asiatico.

Stando a quanto riferito dal network pubblico britannico ‘Bbc’, in mattinata un giudice era entrato nell’abitazione della leader del Ppp, rientrata in patria il mese scorso dopo oltre otto anni di esilio volontario, per comunicarle che era stata condannata a trenta giorni di arresti domiciliari. La notizia si era diffusa proprio mentre l’interessata, unica voce capace di mobilitare l’opposizione a Musharraf, tentava di forzare la detenzione, senza successo. Sulla sua strada aveva trovato un blindato carico di agenti, e aveva dovuto desistere, optando per rivolgersi ai sostenitori da dietro il filo spinato. “Il governo e’ paralizzato”, aveva proclamato Bhutto.

“Musharraf deve ripristinare la Costituzione, togliersi la divisa, cedere l’incarico di capo delle forze armate e annunciare le elezioni per il 15 gennaio”, aveva ribadito. “Gli chiediamo di rispettare il suo impegno, e di nominare un nuovo capo di stato maggiore entro il 15 novembre”. I seguaci dell’ex premier hanno cercato di liberarla, tagliando i reticolati, ma sono stati caricati dalle unita’ anti-sommossa. Altri attivisti che puntavano a tenere comunque la manifestazione di protesta a Rawalpindi sono stati dispersi a forza. Frattanto un kamikaze ha sfidato lo stato d’emergenza e si e’ fatto saltare in aria a Peshawar, capitale della provincia settentrionale della North West Frontier, prendendo di mira la casa del ministro per gli Affari Politici, Amir Muqam: almeno quattro morti, tra cui due guardie del corpo di Muqam; questi, che pure si trovava nella palazzina, e’ rimasto illeso ma il fratello e’ stato ferito dall’esplosione.

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