Senza di loro, il Meeting di Rimini non esisterebbe. Sono i volontari che ogni anno lavorano all?evento estivo organizzato da Comunione e Liberazione: quest?anno, dal 24 al 30 agosto, saranno 2400, provenienti da tutt?Italia e dall?estero. Di questi, 400 sono riminesi e il 60 per cento giovani provenienti dalla Lombardia, dove Cl è molto forte.
Per tracciare l’identikit del volontario del Meeting partiamo dall?età, che solitamente va dai 17 fino ai 25 anni. E si tratta per lo più di studenti. Ma non tutti appartengono al Movimento. Alessandro Giovanardi, riminese laureato in Lettere a Bologna, dal 2000 prepara come volontario alcune mostre. «Non sono di Cl e non lo sarò mai», tiene a precisare, «ma lavoro al Meeting perché penso che sia l?unico evento cristiano dove si celebri l?arte e la bellezza. Qui, inoltre si vive la conoscenza attraverso l?esperienza».
Il reclutamento dei volontari avviene durante l’anno. Il passaparola è il metodo più utilizzato, con il volantino che reca l?invito a lavorare come volontario e un numero di telefono. Nelle bacheche delle università funziona, tanto che gli universitari saranno oltre 1000. «Per i giovani l?esperienza riminese è come partecipare a un campo di lavoro», chiosa Sandro Ricci, direttore dell’Associazione Meeting. Ma si paga per lavorare al Meeting? «Sì», ride Michele, universitario di Varese. «Paghiamo 140 euro per vitto e alloggio. A me non interessa dover pagare. Sono consapevole che il Meeting, senza noi volontari, non si farebbe. Questa è la spinta che mi ha fatto scegliere di impegnarmi, da sei anni». «Chiediamo che chi si prende l’impegno, lo porti avanti fino alla fine, almeno per quella edizione», spiega Sandro Ricci. «Ogni anno al Meeting il 50 per cento dei volontari è nuovo». Il lavoro degli “operai” del Meeting è articolato in 16 dipartimenti, dei quali 5 con un organico più consistente: 490 nella sorveglianza, pulizie, servizio medico e informazioni; alla ristorazione 390 persone, 240 alle mostre e 190 agli allestimenti. Mentre 290 sono addetti al dipartimento commerciale: commessi per l’area shopping e hostess per gli stand. Non mancano gli stranieri: 120, di tutte le parti del mondo. Tedeschi, spagnoli e francesi sono le rappresentative più numerose. E poi gli argentini, che gestiranno il ristorante, gli albanesi e i russi.
Un vero organigramma che permette ai responsabili dei reparti di avere tutto sotto controllo: «Ogni volontario è schedato», spiega Ricci, «di lui sappiamo tutto, in modo da collocarlo al meglio. Preferenze personali comprese, che poi cerchiamo di accontentare».
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