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Pagare le tasse costa 500 euro
Per un ente non profit diventa più complesso presentare la dichiarazione dei redditi in via telematica (di Salvo Pettinato e Antonio Cuonzo).
Lavoro in una organizzazione non governativa impegnata nel Sud del mondo con progetti di sviluppo e di emergenza, e nel Nord del mondo con iniziative di sensibilizzazione su questi stessi problemi. Ora ho un problema: entro il 31 ottobre dobbiamo presentare il modello Unico per enti non commerciali, quadro IQ (Irap). La presentazione entro questa data è possibile solo per via telematica (sarebbe stata possibile la trasmissione anche per via cartacea ma solo fino al 31 luglio).
Dopo essermi procurata il codice pin, indispensabile per trasmettere il modello, ho cercato nel sito dell?Agenzia delle Entrate e in altri siti suggeriti dall?Agenzia stessa, il software per la compilazione, ma non l?ho trovato. Ho telefonato all?assistenza dell?Agenzia delle Entrate e mi è stato confermato che il software per la compilazione del modello Unico per enti non commerciali deve essere acquistato da una softwarehouse. Mi sono informata, e in commercio ho trovato pacchetti che costano oltre 500 euro + Iva. Decisamente una cifra sproporzionata, visto che la nostra ong deve compilare solo il proprio modello, e solo per la parte riferita all?Irap (quadro IQ).
Trovo veramente assurdo che il ministero delle Finanze imponga l?obbligo della trasmissione telematica, e che non metta a disposizione per gli utenti, un software per la compilazione, oltre che per l?inoltro. Ma non è proprio possibile reperire un software, gratuitamente o a un prezzo molto contenuto ?
(Maurizia E. – email)
La presentazione della dichiarazione dei redditi in via telematica è frutto di un lungo processo di semplificazione tributaria iniziato nel 1997 con il decreto legislativo n. 241.
Questa cosiddetta ?semplificazione tributaria? sembra sia stata intesa, però, come una semplificazione unilaterale, così come ci conferma la recente esperienza della lettrice che opera in una ong e che si è trovata a dover fronteggiare una situazione che l?ha messa in difficoltà.
In effetti, l?intento di ricevere la dichiarazione in formato elettronico, anziché cartaceo, non ha fatto altro che semplificare l?operato della stessa amministrazione la quale non deve più occuparsi, in buona sostanza, della successiva commutazione dei dati che i contribuenti comunicavano attraverso la dichiarazione cartacea. Una semplificazione così importante al punto tale da rendere legittima la posticipazione del termine di presentazione della dichiarazione del modello in oggetto rispetto ai versamenti di imposta che scaturiscono dalla dichiarazione stessa.
La necessità di tutelare i ?tempi amministrativi?, però, in accordo con il principio della collaborazione statuito dallo stesso Statuto del contribuente, dovrebbe andare incontro a un adempimento facilitato anche a carico del contribuente il quale, qualora riuscisse a compilare da sé la propria dichiarazione dei redditi, dovrebbe poi munirsi dell?apposito codice di identificazione personale, il pin e, da una delle innumerevoli postazioni internet che sono facilmente reperibili in giro, assolvere al suo dovere di buon cittadino.
La procedura descritta appare di relativamente agevole funzionalità finché si tratta di persone fisiche, ma qualche problema sorge quando si tratta di soggetti differenti: accedendo al sito del ministero delle Finanze, ci si accorge di potersi dotare di tutti i codici possibili, compreso quello per l?invio della dichiarazione, ma non di un software che permetta a una società di capitali di compilare, prima dell?invio telematico, la propria dichiarazione dei redditi.
Se poi a compiere il fatidico passo ci prova un ente non profit, la questione diventa ancora più complessa, forse perché l?ente in questione fa parte di un mondo ancora ibrido: l?ente, infatti, non è considerato né un semplice cittadino da tutelare in quanto tale, né una società che potrebbe permettersi costi aggiuntivi magari ?recuperabili? dal proprio reddito di impresa.
Di fronte a una simile situazione, che fare? L?omissione della dichiarazione è purtroppo sanzionata nel nostro Paese, a prescindere dai soldi che servono per inviarla.
Quindi, le conclusioni da trarre sono alquanto amare, ma il ?campo? delle dolcezze ne riserva poche.
Salvo Pettinato
Antonio Cuonzo
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