Welfare

Paesi poveri, lo scandalo degli ospedali psichiatrici

Nei Paesi a basso reddito solo l'1,5% del budget sanitario è indirizzato alle malattie psichiatriche. A Rimini una meeting per togliere il velo da un'emergenza dimenticata

di Chiara Cantoni

La depressione è la quarta causa di disabilità nel mondo. Ciononostante, i governi nazionali continuano a investire poco e male nella salute psichica: se per i paesi ricchi el risorse finanziarie destinate alla salute mentale costituiscono circa il 6,89% del budget sanitario, questa quantità si riduce per i paesi a basso e medio reddito a meno dell’1,5%. Inoltre, mentre la gran parte dei bisogni riguarda le cure di tipo primario, l’80% delle risorse viene investito per mantenere degli scandalosi ospedali psichiatrici”. E’ il quadro che il direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Oms, Benedetto Saraceno, ha tracciato oggi davanti alla platea di esperti internazionali giunti a Rimini per partecipare alla seconda edizione del meeting internazionale “Rafforzare i sistemi di salute mentale nei paesi a basso e medio reddito”. Organizzato dall’associazione Cittadinanza insieme all’Oms, il meeting mette in primo piano i progetti di sviluppo dei sistemi di salute mentale che dodici paesi a basso e medio reddito presenteranno e discuteranno insieme agli esperti di organizzazioni non governative, istituzioni internazionali e dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Tra le dieci malattie che causano il maggior numero di anni vissuti con disabilità, ben quattro sono di origine psicologica: si tratta della depressione unipolare, dell’abuso di alcol, della schizofrenia e dei disturbi bipolari. Secondo una stima del 2001 (ultimo anno in cui sono presenti dati per la maggioranza dei paesi), ogni anno si suicidano circa 849 mila persone. Solo il 9% degli oltre 450 milioni di persone afflitte da disagio psichico riceve cure adeguate: 200 milioni di persone sono sottoposte a cure inappropriate e altri 200 milioni di persone non ricevono alcun trattamento. “Vorrei poter dire qualcosa di diverso da quello che dico negli ultimi quattro anni, ma non posso – spiega Saraceno -. Non esiste una ragione misteriosa per cui le cose non sono cambiate: l’interesse della politica a investire in questo settore della sanità rimane basso anche a causa dello stigma sociale che investe i disabili psichici e della convinzione che le cure per la salute mentale siano inefficaci”.

La strategia vincente, secondo l’Oms, consiste nello smantellamento delle grandi strutture ospedaliere dove spesso i pazienti vengono abbandonati a loro stessi ed è alto il rischio di violazione dei diritti umani. “Nel mondo, il 65% dei posti letto per disabili mentali sono ancora situati in grandi strutture ospedaliere. Invece bisogna deistituzionalizzare le cure e avvicinarle ai servizi comunitari sul territorio. Ma  per fare questo dobbiamo essere in grado di dare al paziente le abilità, i servizi e gli strumenti affinché, una volta uscito dall’ospedale, possa entrare a far parte della comunità. In altre parole, dobbiamo passare dall’esclusione all’inclusione, e dall’approccio biomedico a quello psicologico e sociale”.

Protagonisti del meeting, in corso fino a venerdì 24 aprile, sono le autorità politiche e sanitarie di 12 paesi a basso e medio reddito: Afghanistan, Etiopia, Filippine, Georgia, Giordania, della regione indiana di Assam e poi di Iraq, Kirghizistan, Somalia, Tanzania, Uzbekistan e Vietnam. Il meeting sarà l’occasione per i paesi in via di sviluppo di incontrarsi e confrontarsi con esperti internazionali di ong e agenzie internazionali, come la GRT di Milano e l’olandese HealthNet TPO, già presenti alla prima edizione del meeting, a cui si sono aggiunti Medici senza Frontiere, il Comitato internazionale della Croce Rossa e l’ong Handicap International.

“Quello che inizia oggi è il secondo appuntamento di un progetto triennale partito con il meeting del 2008: l’obiettivo è quello di fare conoscere i progetti, dare ai paesi la possibilità di discuterli e di trovare collaborazioni internazionali per realizzarli”, spiega il presidente dell’associazione Cittadinanza Maurizio Focchi. Il meeting del 2008 ha già dato i suoi frutti: “Si sono create diverse collaborazioni tra paesi e ong – spiega il direttore scientifico di Cittadinanza Lucia Gonzo -. Sviluppare servizi di cura per i disabili mentali è però un processo a lungo temine, in cui il reperimento delle risorse finanziarie rappresenta uno dei problemi principali”.

“La cooperazione internazionale nei paesi in via di sviluppo – conclude il responsabile dei servizi di Salute mentale e dipendenze patologiche della regione Emilia-Romagna Angelo Fioritti – costituisce un vantaggio bilaterale: per il destinatario si migliora lo stato dei servizi, per il paese cooperante si incrementano le competenze dei professionisti coinvolti”.

nella foto di Giovanni Diffidenti un malato psichiatrico in Pakistan

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