Formazione

Paese che vai, legge che trovi

Per l’inserimento lavorativo le esperienze più efficaci sono quelle inglesi e austriache. Per il rispetto dei diritti, medaglia d’oro alla Svezia.

di Carlotta Jesi

Disabili o disabilitati? La seconda, verrebbe da dire, considerando che vita facevano i 38 milioni di disabili europei a fine 2002: più del 50% era economicamente inattivo. Perché non aveva un lavoro o perché, pur avendolo, non riusciva ad andarci. Disabilitato com?era da barriere architettoniche, ausili troppo costosi, sussidi statali inesistenti, assistenti extracomunitari rispediti a casa dalla Bossi-Fini. Handicappato dai governi che hanno proclamato il 2003 Anno europeo della disabilità quasi senza accorgersi che l?evento riguarda il 10% dei loro cittadini. E il 14% della loro popolazione attiva. Basteranno dodici mesi «A garantire uguali diritti e abolire discriminazioni di ogni genere», come si augura il commissario europeo per l?Occupazione e gli Affari sociali, Anna Diamantopoulou? Difficile dirlo. Ma una cosa è certa: sparsi per l?Europa, ci sono leggi e progetti sull?handicap che, se integrati, potrebbero migliorare di molto la vita di 38 milioni di persone. A rivelarlo è lo studio comparativo Definition of disability in Europe che la Commissione europea presenterà nei prossimi mesi e di cui Vita fornisce qualche anticipazione. L?Austria insegna A cominciare dai programmi di inserimento lavorativo, che nei Paesi più sensibili ai problemi dei disabili passano per il non profit. Per gli Arbeitsassistenz austriaci, ad esempio: agenzie di collocamento senza scopo di lucro, finanziate dal Fondo sociale europeo, con tutor che accompagnano i portatori di handicap ai colloqui di assunzione, danno loro consigli sull?impiego più adatto e verificano che venga applicata la legge secondo cui ogni impresa con almeno 25 dipendenti deve assumere un disabile. Un ruolo simile a quello che svolgono i Job Broker londinesi. Uffici di consulenza, nel 90% dei casi senza scopo di lucro, creati nell?ambito del New deal for disabled people, il programma del governo che punta su Internet (“New Deal for Disabled People”) e sul coinvolgimento della società civile per abbattere la disoccupazione fra i portatori di handicap. Un obiettivo raggiunto: dal 1999 a oggi, i tre programmi di inserimento previsti dal New Deal (per ragazzi dai 18 ai 24 anni, per over 25 enni e per over 50 enni) hanno trovato un impiego a 560mila persone. I loro datori di lavoro? Piccoli imprenditori, cooperative, agenzie pubbliche ed enti del Terzo settore che ottengono un sussidio per assumere un nuovo dipendente e i fondi necessari a formarlo per un giorno a settimana. Lussi da Nord Europa? Ancora per poco: da quest?anno, anche i 3 milioni di disabili spagnoli avranno agenzie di collocamento dedicate. E in mancanza di queste, a intervenire sarà la stessa società civile, assicura Enzo Pezzini, rappresentante della Confederazione delle cooperative italiane a Bruxelles: «L?economia sociale europea, e cioè l?insieme di associazioni, fondazioni, mutue e cooperative, ha deciso di mobilitarsi per l?anno europeo dei disabili». In che direzione? «Innanzitutto garantendo accesso lavorativo ai portatori di handicap in tutte le realtà sociali d?Europa e poi collaborando con il Forum europeo delle disabilità perché i portatori di handicap non vengano esclusi dall?elaborazione di leggi e piani d?azione che li riguardano direttamente. Non dimentichiamo che lo slogan di quest?anno è ?Niente per noi senza di noi?». E le best practice europee in fatto di barriere architettoniche? I taxi francesi Di certo non sono inglesi. Parola di Gaby Roslin, Sean Hughes e Tania Strecker. Star britanniche che il canale televisivo Channel 4 ha convinto, nel suo programma Celebrity Wheelchair, a sedere in carrozzella per due giorni trasmettendo i loro goffi tentativi di spostarsi da Edimburgo a Londra su mezzi pubblici. Il governo Blair ci ha fatto una figuraccia in diretta televisiva: le star della sedia a rotelle hanno avuto difficoltà perfino a prendere un taxi. La Cool Britannia dovrebbe prendere spunto dalla Francia: da qualche mese i disabili che transitano per la Gare du Nord di Parigi possono chiamare un numero verde da taxi, metropolitane e carrozze dei treni per ottenere assistenza. Ma da copiare sarebbero anche i governi che dividono coi loro cittadini i costi di vetture adattate ai diversi handicap. Qualche esempio? La Repubblica Ceca, dove i disabili hanno la possibilità di accedere a un fondo ad hoc per l?acquisto dell?auto privata, hanno delle aree riservate per il parcheggio e non pagano i trasporti pubblici. In Finlandia, invece, i portatori di handicap comprano le quattroruote a prezzi scontati: tecnicamente si parla di Tax redemption e consiste nell?esenzione dal Finnish vat, ovvero la tassa sulla compravendita di veicoli. Per gli olandesi infine sono previsti consistenti rimborsi sui costi di mobilità nell?ambito del Wvg, la legge sulle provvigioni per le persone handicappate. L?Obdusman svedese Dalla libertà di movimento ai diritti umani. In questo campo la medaglia d?oro spetta alla Svezia: nel 1994, ha istituito un Obdusman per la disabilità. Ovvero una figura incaricata di monitorare l?applicazione delle norme dell?Onu in materia di libertà fondamentali, che ha la facoltà di condurre inchieste e di trascinare davanti al Tribunale del lavoro chi discrimina i portatori di handicap. All?altro capo d?Europa, in Grecia, al posto dell?Obdusman c?è la Disability card: un patentino che indica il grado di disabilità di una persona e le facilitazioni che le spettano. Poche, purtroppo, le novità europee alla voce ?vita indipendente dei disabili?. Per andare a vivere da soli, molti portatori di handicap necessitano di case, ausili, cellulari e perfino vestiti su misura. Un investimento che sostengono pochi governi. Quello finlandese rimborsa fino al 50% delle spese sostenute per farsi una casa a portata di carrozzella e un guardaroba adatto al proprio handicap. Chi invece ha bisogno di assistenti per andare al lavoro, a fare la spesa o al cinema, si trasferisca in Norvegia. A queste spese ci pensa lo Stato che, per combattere l?esclusione sociale, s?è inventato un assistente speciale, presente in tutti i servizi sociali, incaricato di aiutare i disabili a socializzare e le loro famiglie ad affrontare particolari difficoltà. E l?educazione, le scuole? L?Italia fa scuola Lo studio comparativo commissionato da Bruxelles conferma una doppia tendenza. Da una parte il modello italiano dell?integrazione, dall?altra quello centro nord europeo delle strutture speciali. «Nel nostro Paese, come del resto in Irlanda, Lussemburgo e Portogallo, siamo all?avanguardia», spiega Salvatore Nocera della Fish, la Federazione italiana superamento handicap, «gli studenti disabili sono educati in scuole ordinarie. Diversamente da quanto accade in Inghilterra, in Francia, in Germania. Realtà ancora aggrappate alle scuole speciali, impostazione che noi abbiamo superato 40 anni fa». Leggermente diversa la situazione in Svezia, dove vige un sistema misto basato su classi speciali situate in scuole ordinarie, che seguono programmi straordinari pensati su misura in base alle difficoltà specifiche degli alunni. Riuscirà l?anno dei disabili ad armonizzare tutte queste proposte in una legge capace di garantire gli stessi diritti e le stesse opportunità a tutti? Gli ingredienti per costruire un?Europa migliore ci sono tutti. Servono scuole normali come in Italia, garanti dei diritti dei disabili come in Svezia, agenzie di collocamento dedicate come insegna il New Deal inglese e sussidi statali con cui acquistare ausili e apparecchi specializzati come avviene nel Nord Europa. Bruxelles, comunque, sembra aver capito il messaggio. Da qualche mese nelle sue stazioni ferroviarie è comparsa una guida turistica, in più lingue, alla città accessibile ai disabili. E la Commissione europea ha da poco inaugurato una stanza per la traduzione simultanea accessibile agli interpreti non vedenti. Speriamo che continui così. Info: 38 milioni Sono 38 milioni, il 10% di tutta la popolazione europea e circa il 14% della popolazione attiva. Il 63% dei disabili ha più di 45 anni. Il 52% dei disabili è economicamente inattivo contro il 28% delle persone normodotate. Solo il 42% delle persone disabili ha un lavoro contro il 65% di quelle non disabili. Per disabili, in questa tabella, si intendono sia i portatori di handicap che i cittadini con più di 60 anni bisognosi di assistenza. I dati scaricabili da Telematics DESIGN FOR ALL” si riferiscono al 1995, quando l?Italia non aveva ancora affrontato la questione dei falsi invalidi. Da qui i 7,10 milioni di assisti su 6,9 milioni di disabili. www “Niente su di noi senza di noi”. Se c?è un obiettivo che i 38 milioni di disabili europei si sono dati per il 2003 è non restare esclusi dai processi decisionali che dovrebbero migliorar loro la vita. Da qui il gran numero di coordinamenti transnazionali sull?handicap che scenderanno in campo quest?anno. Dall?European disability forum (European Disability Forum), rete di ong e associazioni con sede a Bruxelles, che promuove il rispetto dei diritti dei disabili presso governo locali e istituzioni europee, all?European Congress on People with disabilities, un forum permanente (www.disabilityeuropeancongress.org) sulla disabilità lanciato nella primavera del 2002 a Madrid per promuovere il miglioramento delle legislazioni a favore dei portatori di handicap. Tra i lobbisti sociali che a Bruxells lavorano per costruire una vera Europa dei diritti, ci sono anche gli attivisti di Disabled People International, coordinamento che rappresenta i disabili di 32 diversi Paesi. Per un elenco completo delle associazioni e delle leggi europee che riguardano il mondo dell?handicap, potete consultare il sito web realizzato dall?Università di Leeds in occasione dell?anno europeo per i disabili: Information on disability in Europe Pacifismo e media, parla il fondatore del Sermig Auto Informazione Le news dal mondo dell?handicap? Con l?eccezione di Ouch, portale sulla vita disabile lanciato nel cyberspazio dalla BBC all?indirizzo BBC-Ouch! l?informazione sui disabili è in gran parte firmata dai diretti interessati. Cliccate, per credere, sul portale italiano www.superabile.it e sul magazine francese Yanous! oltre a un buon esempio di webaccessibilità, offrono informazioni sempre aggiornate sulle leggi, i fondi, lo sport e i viaggi dedicati ai diversamente abili. Lo stesso, purtroppo, non si può dire sul portale European Year of people with disabilities dovrebbe essere la porta d?acceso multimediale all?anno europeo dei portatori di handicap, ma delude per le poche informazioni sui cittadini dell?Unione cui è dedicato. Meglio ascoltarle, le notizie, come fanno i non vedenti che via Internet si collegano a Eurofmradio.net. Oppure seguirle alla tv inglese su Channel4 e a quella spagnola su Tve (Grupo RTVE) che trasmette Los Excluidos: reportage di 50 minuti sui problemi dei disabili e, in generale, dell?esclusione sociale.


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