Cultura
Padre Puglisi, beato il parroco ucciso in “odium fidei”
A Palermo la cerimonia per il prete ucciso nel settembre del 1993 voluta da Benedetto XVI le cui motivazioni racchiudono una scomunica senza precedenti della mafia. Come spiega il vaticanista Lucio Brunelli
La cerimonia di beatificazione di padre Puglisi a Palermo al Foro Italico, sabato 25 maggio alle 10,30. Presiede l’arcivescovo del capoluogo siciliano.
di Lucio Brunelli
«Che giornata sarà, per padre Puglisi, il 25 maggio prossimo! Da lassù, dove riposa in pace, assisterà ad una cerimonia di beatificazione senza precedenti nella sua Palermo. Lo avevano ucciso il 15 settembre 1993. Da tre anni era tornato nel suo quartiere natio. Parroco a Brancaccio. Si sentiva un prete normale. Faceva il suo dovere: servire Cristo e la Chiesa, condividere i bisogni delle persone che gli venivano affidate. Ucciso in “odium fidei” recita il decreto di Benedetto XVI. Ratzinger è stato un papa attentissimo alle parole della tradizione e della dottrina cristiana. Per altri santi moderni, come padre Kolbe, giustiziato in un lager nazista, papa Wojtyla aveva introdotto un nuovo attributo: “martiri della carità”, per distinguerli dagli antichi “martiri della fede”, vittime di persecuzioni apertamente anticristiane. Benedetto XVI ha stabilito invece che anche il parroco di Brancaccio, assassinato da un’organizzazione che spesso si ammanta di simbologie religiose, rientrasse nella schiera dei martiri uccisi “in odio alla fede”. Radicale “scomunica” della mafia. Ma prima ancora il rispetto profondo delle motivazioni della testimonianza di padre Puglisi. Odiando quel che lui faceva i mafiosi odiavano, di fatto, la sua fede».
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