Mondo
Padre Dall’Oglio, ore di angoscia e speranza
Superati i 15 giorni dalla scomparsa del gesuita fondatore del monastero di Deir Mar Musa, paladino del dialogo tra Islam e Cristianesimo che sarebbe nelle mani di fondamentalisti islamici. "Niente di certo, nel bene e nel male", riporta l'attivista promotore della fiaccolata di solidarietà per il religioso
Incertezza e angoscia. Del gesuita Paolo Dall’Oglio si sono perse le tracce da 15 giorni: tanti, troppi. Soprattutto per chi era abituato a un dialogo fitto, pieno di sostanza, come quello che il religioso intesseva ovunque passasse da quando, nel giugno 2012, era stato espulso dalla Siria. In Italia, in mezza Europa, negli Stati Uniti, in Turchia, Iraq, persino su facebook e twitter: abuna (padre, in arabo) Paolo spiega ovunque le proprie idee a riguardo della guerra civile in atto in Siria, lui che aveva preso le distanze dal regime di Bashar Al Assad, lui che aveva passato 30 anni nel paese siriano, fondando la comunità monastica ecumenica di Deir Mar Musa.
Le fonti più attendibili (seppure a oggi nessuno abbia rivendicato il rapimento) danno dall’Oglio in mano a fondamentalisti islamici nella zona di Raqqa, Siria del nord. Proprio così: lui, il paladino del dialogo islamo-cristiano, che parla arabo perfettamente e che in ogni suo libro getta ponti tra le due religioni monoteiste. Anche a Vita.it, abituati com’eravamo a telefonargli nel momento del bisogno di uno sguardo esperto, si fa fatica a pensare che ora non lo si possa raggiungere. O addirittura che, come è stato denunciato via social network (in modo feroce perché poco attendibile e finora senza alcuna conferma) per ben due volte in pochi giorni, sia stato giustiziato dai rapitori dopo un processo sommario.
“E’ chiaro che la preoccupazione è altissima, non ci sono notizie certe e le voci discordanti confondono le idee”, spiega Shadi Inomad, attivista italo-siriano che la scorsa settimana ha promosso a Milano una fiaccolata di solidarietà a padre Dall’Oglio, evento che ha richiamato centinaia di persone. La Farnesina sembra brancolare nel buio, e“anche gli attivisti con cui siamo in contato in Siria non riescono a ottenere informazioni certe”, continua Inomad, nato nel 1986 e fondatore del portale Informare per davvero e legato al religioso da “un’amicizia spontanea nata dall’ammirazione verso una persona che dedica la propria vita al dialogo tra chi ha idee opposte”. Nella polveriera siriana, nella quale Dall’Oglio era rientrato (come ha scritto nel suo ultimo post su facebook prima della scomparsa) per andare a mediare con gli integralisti un altro rapimento di suoi conoscenti, l’anarchia in atto tra le fazioni ribelli non aiuta: “la maggior parte non è fondamentalista, e alcuni movimenti jihadisti sono aperti al dialogo, ma purtroppo sono presenti anche gruppi invasati di odio, e abuna Paolo potrebbe essere finito nelle loro mani. Ma ora è il momento di non perdere la speranza di rivederlo presto sano e salvo”, aggiunge Inomad.
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