Salute

Padre Aldo, l’ultimo pensiero di Fogar

Chi è il personaggio che l'esploratore sosteneva con la sua associazione. Un missionario che dal 1982 gestisce un ospedale e quattro orfanotrofi in Mozambico

di Carmen Morrone

Un annuncio nella pagina dei necrologi: «Per espressa volontà della famiglia, non fiori ma offerte da devolversi agli orfanotrofi aiutati dall?associazione Ambrogio Fogar presso Medical support for Africa».

Così per espressa volontà del navigatore avventuriero, morto dopo essere passato per la sofferenza di dieci anni di completa invalidità. Lo conferma Luigi Franchini, amico di lunga data del giornalista milanese che ricorda l?impegno di Ambrogio Fogar a favore dei City Angels, di cui era presidente onorario e di Greenpeace.

«Fogar in tutti i suoi viaggi non era mai stato in Mozambico, ma conosceva l?Africa e i suoi problemi», dice Franchini che continua: «Gli raccontai di padre Aldo, del suo ospedale e dei quattro orfanotrofi e decise di contribuire a raccogliere fondi per sostenere quelle realtà. Purtroppo, però, non riuscirono mai ad incontrarsi?».

«Lo sa che io e Ambrogio avevamo la stessa lesione midollare? Solo che io non ho sviluppato la tetraplegia», esordisce così padre Aldo Marchesini che raggiungiamo al telefono nella clinica di Quelimane, sulla costa, di fronte al Madagascar…

Padre Marchesini, milanese come Fogar, sacerdote dehoniano e medico chirurgo opera in Mozambico da 31 anni. è membro della onlus Medical support for Africa che ha la sua sede operativa all?ospedale Maggiore di Bologna. L?obiettivo dell?associazione è quella di fornire supporto, appunto, a medici e infermieri che operano in Africa. «Riceviamo aiuti da tutto il mondo e dall?Italia in particolare, medicinali, strumentazioni e colleghi vengono a svolgere periodi di volontariato. Gestisco dal 1982 l?ospedale di Quelimane. Poi sono nati quattro orfanotrofi per dare ricovero ai tanti bambini che prima vagavano abbandonati per strada».

Il destino di Fogar e padre Aldo sembra legato a doppio filo. Un anno fa per entrambi si presenta una nuova sfida. Ambrogio Fogar si prepara ad andare a Shanghai per sottoporsi ad un trapianto con cellule staminali che avrebbero potuto risolvergli il problema della respirazione. Per padre Aldo la diagnosi di sieropositività.

Dice padre Aldo: «L?esser sieropositivo mi sta aiutando contro la lotta all?Aids. Qui la gente non entra neppure negli ospedali perché teme di essere giudicata male. La collettività vive l?Aids come una malattia infamante. Allora io ho detto a tutti di essere sieropositivo». La sua confessione pubblica che conseguenze ha avuto? «Positive», risponde senza esitazioni. «Il 1° gennaio 2005 è stato inaugurato a Quelimane il centro per i test dell?Hiv e ad oggi sono 500 le persone che hanno accettato di fare le analisi».

Quando ha sentito l?ultima volta Ambrogio Fogar? «Un paio di mesi fa. Un saluto e il mio ringraziamento per l?ennesimo contributo arrivato dall?associazione Ambrogio Fogar. Tra amici bastano poche parole».

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