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Padre Albanese: “L’informazione è la prima forma di solidarietà”

Padre Giulio Albanese rilancia in un incontro con le Acli le proposte sull'informazione africana anticipate nel settimanale Vita

di Joshua Massarenti

Le Acli, nel loro percorso di conoscenza del continente africano attraverso le lenti dell?informazione, hanno incontrato padre Giulio Albanese. Due le proposte lanciate dal missionario: una grande agenzia di stampa del mondo della società civile e l?adozione di un giornalista africano da parte di ogni grande testata giornalistica italiana

«L?informazione è la prima forma di solidarietà». Lo ha detto padre Giulio Albanese, ?giornalista missionario?, già direttore dell’agenzia di stampa Misna, e ora editorialista del settimanale Vita, ospite del secondo incontro del ciclo di seminari dal titolo ?Africa chi sei??, promossi da Aesse-Azione Sociale, il mensile delle Acli nazionali.

Commentando la campagna per il Darfur lanciata in occasione del 55° Festival di Sanremo, padre Albanese, come anticipato in suo articolo su Vita, ha dichiarato di vederla troppo legata alla «logica del ricco epulone e delle suo briciole per il povero Lazzaro». Uno spunto di attualità per rilanciare la questione etica dell?informazione e per rianimare, a monte, un giornalismo malato «in cui è la notizia che cerca i giornalisti e non viceversa». Per questo il missionario comboniano ha chiesto con forza, in particolare al mondo cattolico, associativo e missionario, uno sforzo di comunione per un progetto editoriale di stampo sociale: «Senza disperdersi in una miriade di progetti analoghi, autoreferenziali e di nicchia, è tempo che nasca una grande agenzia di stampa di tutto il mondo della società civile», che faccia da moltiplicatore potenziale per tutto il sistema mediatico. La pluralità di notizie e di spazi informativi similari di cui è ingorgata la Rete sembrano infatti destinati a disperdersi e affondare nel mare magnum di internet, che invece dovrebbe fungere solo da trampolino per comunicare quanto la società civile fa di buono.

Ammonendo sul rischio che l?Africa possa diventare «il Medio Oriente del futuro» e che non si può raccontare l?Africa senza corrispondenti e fonti locali, padre Giulio ha chiuso il suo intervento anticipando una campagna che lancerà proprio dal settimanale Vita, cioè una proposta alle grandi testate giornalistiche italiane: «Perché non ?adottate? un giornalista africano come corrispondente locale? Ce ne sono tanti e bravi e non riescono a sbarcare il lunario. Se ogni testata ne avesse uno, magari da varie parti del continente, avremmo fatto un servizio alla qualità dell?informazione e realizzato un progetto di solidarietà concreta».

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