Welfare

Padova: i detenuti interrogano il magistrato

«Approfittatene, perché non vi capiterà un’altra volta di interrogare un pubblico ministero». Ha esordito così Gianrico Carofiglio, magistrato e autore di gialli...

di Ornella Favero

«Approfittatene, perché non vi capiterà un?altra volta di interrogare un pubblico ministero». Ha esordito così Gianrico Carofiglio, magistrato e autore di gialli con protagonista un avvocato, incontrando i detenuti della redazione della rivista del carcere di Padova. Niente procedure formali studiate nei testi dei corsi di polizia, e nemmeno qualche intimidazione infilata quando le parole non producono un accettabile risultato per le indagini, ma un interrogatorio civile, umano. Vi raccontiamo un momento di questo scambio, dove a condurre l?interrogatorio è un detenuto, e a ?confessare? non un sospettato di omicidio, ma un magistrato.

Elton Kalica: Nel lavoro del pubblico ministero ci si limita ai fatti, alle prove da raccogliere, mentre invece, quando uno si mette a scrivere un libro, deve andare a scavare all?interno del personaggio che si è costruito. Deve riuscire a raccontare cose che vanno al di là di quello che il magistrato di solito fa nel corso del suo lavoro, quindi a mio avviso c?è una differenza forte. Lei è d?accordo?

Gianrico Carofiglio: È vero che spesso il lavoro del magistrato inquirente si mantiene in una dimensione superficiale, non va a fondo con l?indagine dell?interiorità della persona con cui viene in rapporto. Non necessariamente è il modo migliore di farlo, nel senso cioè che l?altro modo di fare questo lavoro è non dimenticarsi – indipendentemente dalla gravità dei fatti – di avere a che fare con delle persone. Che significa averne rispetto. Non c?è dubbio che nel momento in cui ho cominciato a raccontare delle storie questo ha influito sul modo di lavorare, che si si è ?affinato?. È molto più facile che si ottengano le risposte giuste se tratti l?accusato da persona. Perché c?è un modo di ottenere una confessione, che è quello di manipolare l?interlocutore, e c?è invece un modo morale, che implica come premessa il rispetto dell?interlocutore, chiunque esso sia.

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