Cultura
Padova: da luglio in arrivo i “vigili” immigrati
Non potranno fare multe, nè dirigere il traffico, ma accompagneranno i colleghi nelle aree difficili della città, compresa via Anelli.
di Chiara Sirna
Vigili immigrati: al via l’«addestramento». Sono iniziati ieri pomeriggio nella centrale operativa della polizia municipale di Padova i corsi per 18 «facilitatori culturali» assunti dall’amministrazione pubblica per supportare, in strada, il lavoro dei vigili urbani. Lo rende noto il Mattino di Padova nell’edizione di oggi in edicola.
Una trentina di vigili hanno fatto conoscenza ieri con i loro nuovi aspiranti «colleghi», che li accompagneranno sulle strade di tre aree «difficili» della città: la Stanga con la zona di via Anelli, l’area della stazione ferroviaria, e la zona di via Cave a Chiesanuova.
“Ho visto un gruppo di persone motivate e qualificate. Credo siano quelle giuste per gestire il rapporto tra vigili, immigrati e padovani” , ha commentato l’assessore alla polizia municipale Marco Carrai, che ai 18 “facilitatori” ha promesso il massimo impegno dell’amministrazione: “Non vogliamo deludervi”, ha detto, “vogliamo darvi tutti gli strumenti per esprimervi al meglio durante il vostro servizio”.
In strada i 18 vigili immigrati ci andranno a partire dalla prima settimana di luglio, dopo un primo periodo di corsi su funzioni e strumenti a loro disposizione. Non saranno infatti veri e propri vigili: non potranno fare multe, nè dirigere il traffico. Usciranno però con i colleghi, raccoglieranno segnalazioni, frequenteranno gli uffici e la centrale di via Gozzi.
Il gruppo di vigili immigrati è variegato, sia per culture che per nazionalità, con componenti africani, rumeni, albanesi e arabi.
Tante e diverse le storie: molti non sono nuovi ad iniziative di impegno sociale per migliorare l’integrazione delle comunità straniere. Come Rhazzali Mohammed Khalis, marocchino di 33 anni, recente vincitore di un premio del Rotary per il suo impegno nel volontariato. Oppure la nigeriana Bridget Yorgure, in italia da 17 anni, rappresentante nel nostro paese del movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni, una comunità che vive nel delta del Niger, minacciata dall’installazione di impianti petroliferi nella zona. Tutti sono laureati.
I 18 «ausiliari» lavoreranno con due turni settimanali da due ore e mezza ciascuno. Il loro compenso sarà di 12 euro all’ora. Il progetto è costato in totale al Comune 215 mila euro, ma ha ricevuto un finanziamento di 100 mila euro dall’assessore regionale alla sicurezza Massimo Giorgetti.
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