Volontariato

Padova: che diventi o meno capitale del volontariato nulla sarà come prima

Il 5 dicembre arriverà l'annuncio. Le finaliste sono la città veneta e la scozzese Stirling. «Naturalmente vogliamo fortemente vincere, ci teniamo molto. Ma questa candidatura ha acceso in città energie e iniziative che rimarranno in ogni caso. È stato un motore straordinario», spiega Emanuele Alecci, presidente CSV Padova

di Lorenzo Maria Alvaro

Padova ha risposto al bando lanciato dal Centro europeo per il volontariato (Cev) presentando la propria candidatura. Decisone dell’amministrazione comunale nata dallo stimolo del Centro di servizio per il volontariato di Padova. Giunta alla settima edizione, l’iniziativa del Cev è un riconoscimento ai comuni che rafforzano le partnership con i centri di volontariato e con le organizzazioni che coinvolgono i volontari e il loro impatto. Nei primi quattro anni le capitali sono state Barcellona, Lisbona, Londra e Sligo (Irlanda). Quella del 2018 è la danese Aarhus (Danimarca), mentre per il 2019 è stata già scelta la città di Kosice (Slovacchia). Per il 2020 la vincitrice si scoprirà il 5 dicembre, ma stando al presidente del Csv Padova Emanuele Alecci c'è molta fiducia: «A nostro favore ci sono diversi fattori. In primo luogo la Brexit, poi il fatto che l'Italia non abbia mai vinto mentre il Regno Unito si. Certo si tratta sempre di politica e dunque non ci sono certezze. Ma non si può che essere positivi».


Come nasce la candidatura di Padova?
Tutto è partito da un ripendamento sul nostro lavoro come Csv. Abbiamo inziato una riflessione cercando di capire come stava andando il nostro impegno confrntandoci con la Pa. Quello che abbiamo capito è che serviva un salto di qualità culturale: non bastava più essere quelli che fanno, ma diventare anche quelli che pensano e propongono cose nuove. Così abbiamo deciso di candidare la città trovande grande appoggio dal Comune.

Una candidatura come coronamento di un percorso?
La candidatura può certamente segnare per Padova un giusto riconoscimento del passato. È evidente a tutti, non solo agli addetti ai lavori, che Padova è da sempre stata capace di sperimentare una solidarietà concreta e allo stesso tempo visionaria. Da Civitas a Banca Etica, da Fondazione Zancan ai Beati costruttori di Pace sono moltissime le iniziative di impegno civile nate a Padova e diventate patrimonio nazionale. Senza contarde i personaggi significativi che abbiamo avuto la fortuna di avere qui, da Tom Benetollo a don Giovanni Nervo. Ma a mio avviso si tratta più di uno stimolo per il futuro.

Senza dimenticare un presente importante…
Un presente che abbiamo conosciuto meglio proprio candidandoci. Oggi, con le 6.200 realtà del terzo settore censite e le migliaia di volontari, Padova è ancora punta di diamante del volontariato italiano. Necessita però di nuove motivazioni e di un ricambio generazionale e culturale che può essere alimentato da questa candidatura.

Quindi se dovessere vincere Stirling sarebbe un disastro?
No, affatto. La candidatura è stata un propulsore. C'è stata grandissima contaminazione in città. È nato il Festival Solidaria con più di 60 eventi in una settimana che hanno coinvolto 25mila persone. Un grande fermento che ha coinvolto tutti i quartieri. Questo non ce lo potrà togliere nessuno. Che si vinca o che si perda Padova e il suo volontariato sono cambiati. Viviamo questa opportunità come strumento per rinnovarci. Nei prossimi giorni nascerà un nuovo network culturale nazionale sempre nel solco di questa bella esperienza.

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