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Pacs sì Pacs no

Vita è anticipa i contenuti della proposta di legge che alcuni deputati della Margherita presenteranno presto in Parlamento per istituire i Ccs “contratti di convivenza solidali”

di Ettore Colombo

Dopo essere stata annunciata diverse volte, nel corso della settimana, Vita è oggi in grado di anticipare i contenuti della proposta di legge che alcuni deputati della Margherita presenteranno presto in Parlamento per istituire i Ccs, cioè i ?contratti di convivenza solidali?, istituto che sarà regolato per legge ma diverso dai Pacs perché rimane nell?ambito del diritto civile e non confligge con la Costituzione, come cerca di spiegarci il primo presentatore e ideatore della proposta, l?onorevole diellino Giuseppe Fioroni, che per la Margherita oggi è responsabile degli Enti locali ma che per anni ha seguito il settore Famiglia e solidarietà. Oggi deputato, ma ancora medico per volontà e professione (non c?è deputato che non si rivolga a lui, alla prima febbricola, a Montecitorio?), è un cattolico a tutto tondo, Giuseppe Fioroni. Uno che ?la croce? di ?soldatino di Ruini? se la porta dietro da ben prima delle tempeste su fecondazione e gay. Almeno, per capirci, da quando lo stesso Fioroni aveva la ?gravissima colpa? di militare nella Dc prima e nel Ppi poi, coté andreottiano e poi mariniano. Non a caso, per settimane e più – quando Prodi sposò la ?linea Grillini? e inviò la famosa lettera all?onorevole diessino ed ex presidente dell?Arcigay relatore della proposta di legge che porta il suo nome e che vuole introdurre anche in Italia non il regime spagnolo dei matrimoni gay alla Zapatero ma il sistema francese dei Pacs sì – fu tra i pochi ad esporsi in prima persona, Fioroni, nel contrastare quella pdl e le conseguenze politiche e sociali che comportava. Sul piano del diritto come su quello, tutto politico, dei rapporti con la Chiesa e i movimenti cattolici del futuro governo unionista, ove mai questo dovesse vincere le elezioni e di conseguenza chiedere alle Camere di votare una legge come quella francese. Sospira Fioroni: «Una premessa: non accetto che mi si venga a dire che voglio negare diritti a parti intere della popolazione. Dico solo di no e con me lo dice Rutelli a un doppio binario per le coppie eterosessuali e omosessuali. Voglio anche dire qualcosa in più, però, e cioè che ho trovato molto coraggiosa la stessa relazione di Ruini alla Cei: qui forse qualcuno dimentica che ai tempi dell?approvazione della legge 40, noi deputati cattolici di tutti gli schieramenti (poi accusati di aver chinato il capo a Ruini!) subimmo gli strali della Cei per aver introdotto il diritto alle coppie di fatto alla fecondazione artificiale. Oggi la Cei condivide gran parte del nostro progetto di legge. Ne prendiamo atto e ci fa piacere, però c?eravamo arrivati prima. E da soli?». Dato a Cesare quel che è di Cesare e ammesso che, all?interno del partito, il dibattito sulla materia è ?vivace? (un modo gentile per dire che sono volati gli stracci per aria, nell?ultimo esecutivo che ha varato la solita, un po? ipocrita, ?commissione di studio? per affrontare la questione e prendere una posizione comune) e che«la pluralità è un bene, anche dentro all?Unione», chiediamo allo stesso Fioroni di illustrare, nel merito, la proposta. «Il primo punto è rimuovere da questo dibattito una paura infondata, e cioè che qualcuno di noi voglia mantenere in piedi qualsivoglia atto discriminatorio nei confronti dei diritti degli omosessuali», ci tiene a puntualizzare Fioroni. «Poi va detto subito che noi siamo per riconoscere i giusti diritti a tutti coloro che i loro diritti oggi non li vedono riconosciuti in quanto coppie di fatto, anche se lo sono per i motivi più diversi (sociali, affettivi, sessuali, generazionali), ma va detto anche che questa tutela non può confliggere con il rispetto degli articoli 29 e 31 della nostra Costituzione. E cioè con il fatto che la famiglia italiana si fonda sul matrimonio, istituto che sta alla base del nostro ordinamento giuridico». «Ecco perché- e qui sta la novità della proposta di Fioroni (e di Rutelli) – con la proposta di legge proponiamo di mettere mano anche al Codice civile per dare vita effettiva a quelli che abbiamo chiamato ?Contratti civili di solidarietà? (Ccs) e che vogliono offrire strumenti giuridici utili per garantire al meglio le esigenze che nascono da una vita non matrimoniale in comune». Perché il terreno del diritto privato? Risponde deciso Fioroni: «Perché è quello che si adatta meglio alle esigenze di coppie conviventi». E poi spiega: «è questo il modello giuridico più immediato e utile per eliminare le discriminazioni per coppie conviventi stabili e di fatto. Vuol dire tutela dei diritti-doveri di assistenza reciproca, tutela di fronte a terzi in merito al patrimonio e molto altro ancora. Dovrà essere una legge, per forza di cose, a regolamentare tale situazione e dunque a istituire i Ccs. Che risponderanno alle esigenze di queste coppie molto meglio dei Pacs alla francese non foss?altro perché eviteranno ricorsi alla Corte costituzionale, visto che la famiglia e il matrimonio sono tutelati per via costituzionale, in Italia». Inoltre, e qui la stoccata di Fioroni arriva e si fa sentire, «il Ccs non si presenta sotto la forma di atto solenne, non richiede cioè la presenza di un pubblico ufficiale che ne attesti la validità, e dunque resta pienamente valido. Ma non incide in via preventiva, se non per la parte contributiva e sanitaria, su aspetti tributari, finanziari e previdenziali che già oggi scarseggiano per la famiglia italiana naturale e che aggraverebbero i costi sostenuti dallo Stato». Un modo come un altro per dire che le famiglie italiane meritano interventi e attenzione, in settori delicati come sostegno alla natalità, alla salute, al fisco. Ma le famiglie, appunto. Quelle tradizionali. I movimenti laicali cattolici (Acli in testa) dicono la stessa cosa. Fioroni sostiene che anche Prodi la pensa così e che «l?idea del Professore sul tema è compatibile con la nostra proposta». Noi, che delle opinioni dell?onorevole Fioroni abbiamo grandissima stima, ci permettiamo, sul punto, di dubitare. Ma staremo a vedere.


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