Volontariato

Pace: Oggi, un anno fa

Un milione i partecipanti alla manifestazione nazionale di Roma di oggi. Tafferugli tra Ds e disobbedienti. I Ds, "aggressione fascista". In tutto il mondo si manifesta per la Pace

di Riccardo Bonacina

Poco prima delle 13.25 e’ partita la manifestazione pacifista di Roma. Alla testa del corteo, che ha lasciato piazza dei Cinquecento per imboccare via Cavour, e’ guidata dalla Carovana della pace, con tre furgoni e un pullman, seguita da un lungo lenzuolo fatto con bandiere della pace cucite insieme. Nelle prime file del corteo anche lo striscione ”Insieme per la pace”, con i vessilli arcobaleno uniti alle bandiere di Stati Uniti, Israele, Palestina e Iraq. Trecentomila persone: e’ questa la stima che, alle 14, gli organizzatori danno della partecipazione al corteo pacifista che sta attraversando la capitale. La stima, fanno notare gli stessi organizzatori, e’ comunque destinata a salire perche’ buona parte dei cittadini romani che avevano appuntamento alle 14 non sono ancora entrati nel corteo. Più tardi la stima è stata corretta in “Siamo vicini al milione”. A fine giornata è circolata la cifra di due milioni di manifestanti. Per la Questura di Roma in piazza 250mila persone. Aldilà del solito balletto delle cifre i manifetsanti erano tantissimi, ragionevolmente più di 500mila. Gli striscioni, le bandiere, gli slogan I sette colori dell’arcobaleno, simbolo della pace, hanno dominato la scena nel corteo che oggi ha attraversato le strade di Roma in occasione del primo anniversario della guerra in Iraq. Sono soprattutto bandiere a sventolare tra la folla, accompagnate da inni, slogan e striscioni che invitano a ”smettere subito” con le ostilita’. La musica accompagna tutto il corteo, con le vecchie canzoni popolari, ma anche con gruppi che suonano ininterrottamente trombe, tamburi e tamburelli. ”Vogliamo la pace, la guerra non ci piace” e’ stato il grido piu’ ricorrente. Non sono mancati cori contro l’amministrazione Bush che – hanno urlato in molti – ”ha voluto questa guerra e il governo italiano che la sta appoggiando”. Un aeroplano con uno striscione con su scritto ”Comunisti italiani per la pace”, ha sorvolato il corteo. Tra gli striscioni che hanno sfilato diversi quelli con scritto: ”Contro il terrorismo sempre”, ”Via l’Italia dalla Nato. Via la Nato dall’Italia”. ”Non sulla nostra pelle” hanno scritto i rifugiati di Roma Tiburtina. E ancora: ”I morti occidentali? Chi la fa l’ aspetti”, ”Contro il terrorismo per la pace. Vi vogliamo bene tornate a casa”; ”La guerra e’ un’offesa al mondo”. Alla manifestazione hanno partecipato anche molti gruppi di cattolici, e in uno dei loro striscioni si leggeva ”Cristo e’ qui. Quando ci sara’ tutta la Chiesa?”. Non sono mancati i riferimenti alla situazione economica: ”Resistenza contro tutte le repressioni” e ”Reddito per tutti” era lo slogan dell’ Unione disoccupati italiani, per concludere ”Guerra per nessuno, reddito per tutti”. ”Come donna non ho patria. Mio paese e’ il mondo intero” hanno scritto un gruppo di donne. E sul tema della globalizzazione: ”Globalizziamo l’onesta’ ”; ”Baghdad, Madrid, Belgrado, New York… i potenti seminano terrore, i popoli costruiscono pace”. ”Prima di dire si’ alla guerra, pensa di veder morire tuo figlio”, si leggeva ancora su uno striscione, ed ancora ”No al muro dell’apartheid in Palestina, basta con l’occupazione israeliana, ritiro dei militari italiani dall’Iraq”. Numerose le scritte e gli slogan contro gli esponenti della politica italiana: ”Berlusconi facci sognare: parti per la guerra e non tornare”; ”Centro, destra, sinistra, chi bombarda e’ sempre un fascista”. La contestazione ai DS e le reazioni Sarebbe stato un gruppo di esponenti dei centri sociali ad aggredire i Ds. E’ quanto ha detto il segretario della federazione di Roma dei Ds Nicola Zingaretti. ”Il pezzo di corteo dei Ds di Roma, fatto di uomini, donne, anziani e giovani studenti, e’ stato selvaggiamente aggredito senza alcun motivo e preavviso di alcun genere – ha detto Zingaretti – da un gruppo di esponenti, immaginiamo di alcuni centri sociali di Roma, con il lancio di bottiglie ad altezza uomo, aste di legno e lattine con il chiaro intento di colpire e ferire i partecipanti al corteo”. ”Denunciamo con forza questa aggressione di stampo fascista che non turbera’ minimamente la nostra ferma volonta’ di continuare a batterci a Roma e nel Paese per la pace, perche’ si affermi la cultura della non violenza – ha aggiunto l’esponente dei Ds – contro l’arroganza di gruppi minoritari che non hanno alcun diritto neanche di pensare di mettere in discussione il nostro diritto di manifestare. Chiediamo a tutte le forze politiche, sociali e associative di condannare questa vergogna, questo attentato alla stessa riuscita di questa straordinaria manifestazione che rimane uno straordinario evento di popolo e che con orgoglio abbiamo contribuito ad organizzare”. Il segretario dei Ds, Piero Fassino, ha lasciato la manifestazione per la pace dopo le contestazioni da parte dei Disobbedienti. Dopo che Fassino e i militanti dei Ds si erano inseriti nel corteo molti Disobbedienti si erano mantenuti a fianco del troncone di corteo composto dai militanti della Quercia lanciando insulti nei riguardi del segretario del partito. Per evitare ulteriori tensioni Fassino ha lasciato la manifestazione dopo aver percorso circa 200 metri con essa lungo via Cavour, uscendo dal corteo per una via laterale. ”Una cosa straordinaria”: cosi’ Sergio Marelli, presidente dell’ Associazione delle ong italiane, definisce la manifestazione di oggi a Roma per la pace. ”A un anno di distanza dall’ inizio della guerra in Iraq, radunare piu’ di un milione di persone in piazza senza violenze e senza problemi – spiega Marelli lasciando il corteo – e’ la piu’ grande risposta a chi nei giorni scorsi ha voluto strumentalizzare il mondo della pace” e la ”prova inconfutabile a chi voleva screditare la manifestazione”. Ma qualche reazione ”poco pacifica” c’ e’ stata, nei confronti dei Ds e del segretario Piero Fassino: Marelli non nega ma preferisce parlare di ”tensione” e non di ”tafferugli”, e comunque si dice contrario a questo tipo di contestazione. ”Sentirsi parte del popolo della pace e’ un problema di coscienza delle persone” afferma, aggiungendo che ”la posizione dei Ds su tutta la vicenda Iraq e’ stata molto chiara e per molti versi convergente con i nostri obiettivi”, ma il partito della Quercia ha deciso di muoversi ”tatticamente” in un certo modo, anche in Parlamento. ”Non si puo’ contestarlo solo per questo” conclude. Pezzotta, meglio torto col Papa, che ragione con altri ”Preferisco sbagliare col Papa, che e’ sempre stato contro la guerra preventiva, che avere ragione con altri”. Savino Pezzotta, nel corso di una intervista pubblica con Renato Farina a Bologna, ha risposto cosi’ alle perplessita’ del giornalista e alle obiezioni della platea sulla partecipazione della Cisl alla manifestazione di oggi a Roma. ”Eravamo in Campidoglio l’ altra sera e oggi partecipiamo alla manifestazione pacifista con uno striscione contro la guerra e contro il terrorismo. Lo facciamo perche’ siamo contro la violenza – ha spiegato Pezzotta – Io sono considerato un moderato e un moderato e’ contro la guerra che e’ la estremizzazione della politica. Se poi c’e’ chi mi vuole scomunicare, allora questi si scomunica da se’, perche’ non credo che nessuno abbia il diritto di scomunicare nessuno. Non sottovaluto affatto il terrorismo che e’ l’ altra faccia della guerra – ha risposto ancora – ma non lo si vince con le armi. Europa e governo italiano devono fare uno sforzo perche’ in Iraq arrivi in fretta l’ Onu. Ci sono elementi di coerenza etica. La manifestazione di oggi e’ internazionale e abbiamo scelto di esserci. Perche’ bisogna prendere posizione e bisogna dire come la si pensa. Non ci si puo’ ‘rinchiudere in sacrestia”’. Legambiente, contro ogni terrorismo ”Contro i conflitti e le morti, contro la distruzione come strumento di diplomazia internazionale”. Cosi’ Legambiente motiva la propria partecipazione alla manifestazione di oggi a Roma, anche per ”un’ Italia e un’ Europa capofila nei processi di pace”. ”Migliaia e migliaia di morti tra civili e militari iracheni e diverse centinaia tra le truppe di occupazione, e solo nell’ ultimo anno – ha detto il presidente di Legambiente, Roberto Della Seta – per questo ai conflitti, le morti, la distruzione come strumento di diplomazia internazionale vogliamo contrapporre un’ alternativa, la forza della ragione e della nonviolenza, il multilateralismo, la pace”. Della Seta ha sottolineato che la manifestazione di oggi e’ rivolta a ”ripudiare tutte le forme di terrorismo, da parte degli Stati e da parte di organizzazioni o individui”. ”Quello che auspichiamo – ha concluso il presidente di Legambiente – e’ che l’Europa e l’ Italia scelgano di avere un ruolo fondamentale battendosi perche’ l’Onu riacquisti il riconoscimento di organismo necessario per gli equilibri internazionali; ma per arrivare a cio’ e’ fondamentale che il nostro Governo ritiri le truppe italiane dall’ Iraq e che destini gli ingenti fondi tolti alla cooperazione internazionale per la missione irachena, agli aiuti umanitari”. Maestro Muti: la Pace è un diritto ed un dovere ”Assolutamente si’. Ieri, oggi e domani. Credo che la pace sia un nostro non solo diritto, ma anche dovere. Un diritto ad avere la pace ed un dovere operare per la pace”. Riccardo Muti si e’ unito idealemente a coloro che oggi in molte piazze del mondo manifestano per chiedere la pace. Lo ha fatto parlando con i giornalisti a margine della cerimonia con la quale il comune di Bologna gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Muti, ricollegandosi al programma che eseguira’ in serata in un concerto a Bologna in cui figura un brano del compositore bolognese Fabio Vacchi, intitolato ‘Diario dello sdegno’, ha aggiunto: ”il compositore con questo pezzo, soprattutto dopo l’ 11 settembre, ha espresso quel senso di rabbia per tutto questo mondo cosi’ pieno di ingiustizie, sangue, lotte, fame. Tutti problemi che noi conosciamo e che dobbiamo operare in qualche modo per risolverli”. Usa: Centinaia le manifestazioni pacifiste Centinaia di manifestazioni contro la guerra -almeno 250 quelle annunciate- segnano, oggi, negli Stati Uniti l’anniversario dell’inizio delle operazioni di terra contro l’Iraq, un anno fa. Le proteste negli Stati Uniti si svolgono in parallelo a quelle in corso ovunque nel Mondo, specie nei Paesi che fanno parte della coalizione che occupa l’Iraq, dall’Australia alla Corea del Sud, dall’Italia alla Gran Bretagna. Negli Stati Uniti, le manifestazioni maggiori sono previste a New York, dove si attendono 50 mila persone, e a Washington, dove si conclude una marcia di pacifisti avviata, una settimana fa, a Dover, nel Delaware, davanti all’obitorio dove giungono i resti dei caduti in Iraq. Ovunque, la polizia e’ sul chi vive. Alle proteste, fanno eco alcuni ”raduni patriottici” davanti a basi militari negli Stati Uniti: sono indetti da gruppi conservatori, per testimoniare sostegno alle truppe al fronte. Le manifestazioni si svolgono mentre il presidente George W. Bush, in Florida, fa un comizio di massa, davanti -si calcola- ad almeno 15 mila persone. Bush lancia, di fatto, la campagna di primavera per le elezioni presidenziali del 2 novembre: fino all’estate, cioe’ alla stagione delle convention, ci saranno, si prevede, meeting con gli elettori e valanghe di spot. Questa mattina, alla radio, il presidente Bush ha riproposto estratti del discorso fatto ieri alla Casa Bianca, nell’anniversario dell’attacco all’Iraq: nel consueto messaggio del sabato mattina, Bush ha ribadito che la guerra era giusta, che l’Iraq e’ avviato verso la democrazia e che bisogna essere uniti contro il terrorismo.. Ieri, un assaggio delle manifestazioni di protesta di oggi s’era avuto a San Francisco, dove i pacifisti hanno sfilato, fra l’altro, davanti alla sede della Bechtel, una societa’ che opera in Iraq nella ricostruzione. Alcuni dimostranti si sono incatenati davanti alla Bechtel. La polizia ha operato degli arresti, almeno 18: nulla rispetto alle centinaia di arresti che, poco meno di un anno fa, proprio a San Francisco, una delle capitali del pacifismo d’America, segnarono una protesta dopo l’inizio della guerra.


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