Welfare

Pace: la lezione di Givone

Il filosofo interviene a un convegno della Regione Toscana: «Non esiste la guerra giusta»

di Giampaolo Cerri

“Pacifismo e non violenza non sono temi da anime belle”. Ha esordito così il filosofo Sergio Givone, docente dell’ateneo fiorentino e esponente del cosiddetto “movimento dei professori”, prendendo la parola dal convegno “Libertà di critica e non violenza”, organizzato a Firenze dalla Regione Toscana. “La pace non può essere pensata se non in rapporto con la giustizia e viceversa”. Givone ha parlato della necessità di osservare il mondo con “sguardo disincantato” sottolineando con forza come pace e giustizia siano la stessa cosa. “Se così non fosse – ha detto – dovremmo ammettere che la guerra è giusta. E invece una delle poche certezze che abbiamo è proprio che non c’è mai una guerra giusta”. Ideali da perseguire anche laddove sembrano impossibili, ha sottolineato con forza Givone. Facendo riferimento al filosofo Kant, il docente ha invitato il pubblico in sala, composto soprattutto da giovani, ad “alzare lo sguardo” per pensare a qualcosa che spesso non si lascia dimostrare. “Il paradigma critico – ha aggiunto – è proprio quello del connubio pace-giustizia. Dobbiamo comportarci come se la pace fosse possibile e soprattutto imparare a riconoscere nella guerra un elemento di dominio anziché di giustizia. E’ questo il volto in ombra che per tanti mesi non abbiamo visto”. Volto che invece, ha sottolineato Givone “ha visto benissimo e con anticipo Tiziano Terzani”. Il docente fiorentino ha aggiunto che “pensare, a partire da questo rovesciamento di prospettive, credo sia quantomeno un dovere”. “Ma questi ideali in Palestina dove sono?” ha chiesto qualcuno in sala. Nel tentativo di dimostrare come le idee filosofiche agiscano sulla realtà, Givone ha citato il “Leviatano” dell’inglese Hobbes spiegando che “in effetti c’è un destino di violenza al quale gli uomini sono condannati”. “Hobbes – ha detto il professore – rispondeva che lo stato, in quanto corpo sovrano, reagisce espellendo o isolando i corpi estranei che lo minacciano. Pogrom, ghetti e campi di concentramento è quanto la storia ha inventato per eliminare i corpi estranei”. L’alternativa secondo Givone è quindi l’ospitalità, intesa come scambio perché democrazia significa anche vedere le cose da due differenti punti di vista. “Questo sguardo doppio – ha concluso – è uno sguardo vigile, perché il Leviatano è sempre lì, ma la risposta della storia può essere diversa”.


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