Welfare
Pacchetto sicurezza, i rifugiati nel mirino
Denunce. I decreti del governo colpiscono i più deboli
Il 20 giugno, Giornata internazionale per il diritto d?asilo, in Italia ci sarà poco da festeggiare. L?allarme lo lanciano le associazioni che si occupano dei rifugiati nel nostro Paese, riunite nel ?Tavolo asilo?, tra cui Amnesty International, il Cir – Comitato italiano per i rifugiati, Caritas Italiana, Save the Children, Arci, Centro Astalli e Comunità di Sant?Egidio. Il ?pacchetto sicurezza? approvato dal Consiglio dei ministri contiene tre proposte di modifica di alcune Qnorme sui rifugiati che, secondo il Tavolo, sono «in netto contrasto con principi fondamentali del diritto interno ed internazionale». «La proposta che più ci preoccupa riguarda l?impossibilità per un rifugiato di fare ricorso restando sul territorio italiano nel caso in cui la propria domanda sia respinta in prima istanza», afferma Oliviero Forti di Caritas italiana. «In pratica chi fugge da guerre o torture dovrebbe ritornare nel proprio Paese e aspettare lì che l?autorità giudiziaria valuti in secondo grado la richiesta di asilo», riassume Giusy D?Alconzo di Amnesty International.
La seconda modifica propone di trattenere nei Cpt i richiedenti asilo che hanno presentato la domanda dopo essere stati colpiti da un provvedimento di respingimento o di espulsione. «Nei Cpt sarebbero sottoposti allo stesso trattamento degli altri stranieri, e potrebbero restarci anche per 18 mesi», spiega Berardino Guarino del Centro Astalli, «una misura che rischia di vanificare il buon lavoro fatto finora attraverso i centri Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati».
La terza proposta limita il diritto alla circolazione dei richiedenti asilo a determinate aree del Paese, un provvedimento «inutile» per le associazioni, «che potrebbe creare confusione e disservizi nell?organizzazione del sistema di accoglienza». Tra i rifugiati molti sono donne e bambini. «Al governo chiediamo di tutelare i minori», afferma Arianna Saulini di Save the Children, «i più vulnerabili tra i richiedenti asilo». Fortemente critico è, fra gli altri, Savino Pezzotta, presidente del Cir: «Queste proposte sono inaccettabili: vanno addirittura indietro rispetto alla Bossi-Fini del 2002, dove almeno una possibilità di riesame veniva garantita».
Il 18 giugno, a Roma, il Centro Astalli presenta la ricerca Presenze trasparenti sulle condizioni e i bisogni delle persone a cui è stato negato lo status di rifugiato. «In Europa, il 30% dei richiedenti asilo ottiene il riconoscimento dopo il ricorso», ricorda Guarino, «non sempre i rifugiati hanno la possibilità di produrre subito i documenti, e l?autorità giudiziaria può commettere degli errori. Capiamo la necessità di limitare i flussi e di evitare la strumentalizzazione del diritto d?asilo, ma chi corre dei rischi non può essere rispedito indietro».
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