Welfare

Pacchetto sicurezza, Ferrero non ci sta

«No a città in stato d'assedio», dice il ministro a Repubblica

di Gabriella Meroni

“Tre anni di carcere a chi vende borse contraffatte? Sono troppi. I writers perseguibili d’ufficio? Troviamogli zone della citta’ dove esprimersi, come e’ giusto fare anche per la prostituzione. Piu’ poteri ai sindaci? Il rischio e’ di snaturare il modo in cui funziona l’ordinamento”.

In una intervista a ‘La Repubblica’, il ministro della Solidarieta’ sociale Paolo Ferrero contesta l’impostazione del pacchetto sicurezza che il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto varare due giorni fa, e che invece non e’ arrivato al voto per le divergenze all’interno della compagine governativa. “Per il voto -aggiunge l’esponente di Rifondazione- non metto il carro davanti ai buoi: aspetto le modifiche del pacchetto promesse e poi decidero'”. “Sono contrario -sottolinea Ferrero- a puntare tutto sull’ordine pubblico perche’ non riduce il grado di insicurezza, ma lo aumenta. Sposta il problema della sicurezza fuori dalla societa’, appaltando alle forze dell’ordine la responsabilita’ della normalita’ della nostra vita. Ma non e’ cosi’ che funziona la nostra societa’, quello e’ uno stato d’assedio”. E poi, secondo Ferrero occorre che si “ripari a quanto fatto da Berlusconi sul falso in bilancio. Questi reati dei colletti bianchi, pensiamo al disastro Parmalat, riguardano la sicurezza delle persone e dei loro risparmi, che vanno tutelati. Non possiamo prendercela solo con i deboli e dimenticarci i reati dei ricchi”, spiega il ministro. Quanto alle preoccupazioni espresse dal sindaco di Bologna Sergio Cofferati, Ferrero dice: “bisogna intervenire per ridurre il grado di paura della gente. Cofferati ha fatto tanto casino, ma la percezione dell’insicurezza nella sua citta’ e’ aumentata e non diminuita”.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.