Economia

Oxfam: «Un europeo su quattro è a rischio povertà»

Sono 342 miliardari e 123 milioni le persone che rischiano l'esclusione sociale. A dirlo è il rapporto “Un’Europa per tutti, non per pochi”. «Non si tratta di fenomeni inevitabili, ma l’effetto di scelte politiche di austerità e di un sistema fiscale iniquo», ha sottolineato il direttore Roberto Barbieri

di Redazione

In Europa ci sono 342 miliardari (con un patrimonio totale di circa 1.340 miliardi di euro) e 123 milioni di persone – quasi un quarto della popolazione – a rischio povertà o esclusione sociale. È l’impietosa fotografia scattata da “Un’Europa per tutti, non per pochi”, il nuovo rapporto sulla disuguaglianza, lanciato oggi da Oxfam. Un quadro che riguarda anche l’Italia: nel nostro paese il 20% degli italiani più ricchi oggi detiene il 61,6% della ricchezza nazionale netta, mentre il 20% degli italiani più poveri ne detiene appena lo 0,4%.

Tra il 2009 ed il 2013 il numero di persone che viveva in una condizione di grave deprivazione materiale, vale a dire senza reddito sufficiente per pagarsi il riscaldamento o far fronte a spese impreviste – è aumentato di 7.5 milioni in 19 paesi dell'Unione Europea, inclusi Spagna, Irlanda, Italia e Grecia, arrivando a un totale di 50 milioni. In Italia dal 2005 al 2014la percentuale di persone in stato di grave deprivazione materiale è aumentata di 5 punti (dal 6,4% all’11,5%). Sono quasi 7 milioni di persone, e tra di loro ad essere più colpiti sono i bambini e i ragazzi sotto i diciotto anni.

Dalla classifica che ordina gli Stati membri dell’Unione europea secondo 7 parametri (tra questi disuguaglianza di reddito, deprivazione materiale, divario retributivo di genere), appare chiaro che nessun paese è immune da elevati gradi di disuguaglianza, con paesi come Bulgaria e Grecia che registrano il peggior risultato. Se la disuguaglianza nel reddito disponibile è maggiore in Bulgaria, Lettonia e Lituania, è importante rilevare che anche paesi come Francia e Danimarca hanno visto un aumento di questa dimensione della disuguaglianza tra il 2005 e il 2013.

Anche chi ha un lavoro è a rischio di cadere nella trappola della povertà: questa probabilità è particolarmente alta anche in Italia, dove l’11% delle persone tra i 15 e i 64 anni che lavorano è a rischio di povertà – un dato che ci posiziona al 24° posto tra i ventotto paesi dell’Unione Europea. Anche in paesi traino della UE, come la Germania questo dato sta aumentando. Sempre in tema di reddito da lavoro, l’Europa non è immune dal divario salariale tra uomini e donne: sono Lettonia, Portogallo, Cipro e Germania gli stati nei quali le discriminazioni retributive sono più gravi.

La classifica mostra anche come le politiche di governo possano contribuire ad accrescere o diminuire le disuguaglianze: il sistema fiscale e previdenziale svedese, per esempio, è il più avanzato in Europa e favorisce una riduzione delle disuguaglianze di reddito del 53%, mentre il sistema fiscale e previdenziale italiano, tra gli ultimi posti della classifica, ha permesso nel 2013 una riduzione della disparità di reddito solo del 34%.

Un’Europa per tutti e non per pochi rivela anche che, il grande potere d’influenza dei super ricchi, delle multinazionali e di una parte del settore privato a livello nazionale ed europeo, non fa che accrescere povertà e disuguaglianza in tutto il continente. Sulle norme fiscali, per esempio, l’82% dei componenti del gruppo che elabora raccomandazioni per l’Unione europea sulla riforma del settore fiscale appartiene al settore privato e commerciale.

«In Europa – come del resto in tutto il mondo – la povertà e l’aumento della disuguaglianza non sono fenomeni inevitabili», sottolinea il direttore di Oxfam Italia, Roberto Barbieri, «ma sono l’effetto di scelte politiche troppo spesso effettuate tenendo in conto l'interesse di pochi e non quello di tutti i cittadini europei. Per questo chiediamo all’Unione Europea e ai suoi Stati Membri una maggiore trasparenza sul modo in cui vengono definite le politiche economiche e sociali. Perché non sia sempre una minoranza – potente e ben organizzata, ma pur sempre minoranza – di gruppi ricchi e potenti a dettare leggi che hanno un impatto sulla vita di tutti noi e che colpiscono in particolare i gruppi più vulnerabili”.

Il rapporto mette in evidenza come i due fattori chiave che esasperano le disuguaglianze in Europa siano l'austerity e un sistema fiscale iniquo e non sufficientemente progressivo. Le misure di austerity introdotte dopo la crisi finanziaria del 2008 – tagli alla spesa pubblica, privatizzazione dei servizi, deregolamentazione del mercato del lavoro – hanno colpito duramente i più poveri. Allo stesso tempo, le multinazionali hanno potuto sfruttare la differenza tra i sistemi fiscali degli stati membri dell’Unione europea eludendo tasse per milioni di euro e privando quindi i governi di risorse significative per offrire servizi ai propri cittadini.

«La mancanza di cooperazione tra stati membri dell’Unione europea in materia fiscale e la disarmonia tra i sistemi fiscali, sta derubando i cittadini europei di risorse essenziali da impiegare in servizi sociali in Europa, per costruire un mondo più solidale e sicuro. Per questo chiediamo all’Unione Europea di porre fine alle iniquità dell’attuale sistema fiscale, contrastando l’abuso fiscale perpetrato dalle grandi multinazionali. I governi europei devono inoltre riconsiderare l’efficacia delle misure di austerity e piuttosto reinvestire nei servizi pubblici, garantendo a tutti salari dignitosi. Solo così eviteremo che a pagare il prezzo della crisi finanziaria siano i più poveri», ha aggiunto Elisa Bacciotti, direttrice Campagne di Oxfam Italia.

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