Politica

Oxfam tira le orecchie all’Ue

Secondo l’associazione l’Europa elude le promesse sul clima dirottando i fondi ad altre destinazioni

di Redazione

Niente più di una simbolica elemosina ai paesi in via di sviluppo per i prossimi tre anni. Il vertice Ue sul clima, in programma domani e venerdì a Bruxelles, rischia di partorire un topolino,  lasciando a bocca asciutta chi guarda all’Europa per una svolta a Copenhagen. Secondo le ultime informazioni raccolte da Oxfam International e Ucodep, non c’è inoltre nessuna garanzia che i fondi europei per aiutare i paesi poveri di fronte ai cambiamenti climatici saranno aggiuntivi all’impegno di portare l’Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) allo 0,7% del Pil entro il 2015. C’è però ancora tempo per cambiare rotta «a Bruxelles, i leader dell’Ue possono dare l’esempio stanziando i fondi necessari», dichiara  Tim Gore, portavoce di Oxfam. «L’Europa non può continuare a eludere la sua promessa, quella di fornire risorse finanziarie adeguate nel lungo termine ai paesi poveri. Solo se l’Ue metterà sul tavolo una somma concreta e aggiuntiva per pagare la quota che le spetta nel medio e lungo periodo potrà imprimere una vera svolta ai negoziati sul clima». 
Secondo stime di Oxfam e Ucodep, se i fondi già impegnati per l’Aiuto pubblico allo sviluppo saranno deviati sul clima, le conseguenze sarebbero disastrose. Il dirottamento dei fondi destinati a istruzione e salute chiuderebbe infatti le porte della scuola ad almeno 75 milioni di bambini, mentre 8,6 milioni di persone non potrebbero ricevere le cure per l’Hiv/Aids. Sottrarre risorse agli aiuti, in atre parole, condannerebbe gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio al fallimento.
Per questo è cruciale che i leader dell’Ue chiariscano quanti fondi per il clima intendono mettere a disposizione da oggi fino al 2020. A fine ottobre, i paesi dell’Ue hanno annunciato che i paesi in via di sviluppo hanno bisogno di una somma compresa tra i 22 e i 55 miliardi di euro e si sono detti disposti a pagare la parte che spetta all’Europa. Ma non hanno specificato a quanto ammonta questa quota. «A Bruxelles e Copenhagen, Roma deve fare la sua parte: l’Italia può essere una protagonista positiva della lotta contro i cambiamenti climatici, avanzando proposte concrete che garantiscano un futuro sicuro e prospero per i nostri figli e per le popolazioni più vulnerabili», dichiara Elisa Bacciotti, portavoce di Oxfam e Ucodep.
Il contributo europeo ai negoziati di Copenhagen non riguarda solo le risorse finanziarie. Oxfam e Ucodep chiedono all’Ue di impegnarsi fin da ora a ridurre le emissioni del 30% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. E di arrivare al 40% se anche gli altri paesi prenderanno impegni ambiziosi. Questi tagli non avrebbero costi elevati e produrrebbero un beneficio enorme: scongiurare cambiamenti climatici catastrofici.




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