Welfare

Oxfam: «Disuguaglianze? Si passi dalle parole ai fatti»

Per l’organizzazione «la definizione di misure efficaci e coordinate non è più rimandabile». E appellandosi ai sette grandi della terra alla vigilia del vertice di Biarritz pubblica un nuovo rapporto: «A metà 2018, nei Paesi del G7 il top 10% possiede oltre la metà della ricchezza nazionale, la metà più povera della popolazione non più del 10%»

di Redazione

La definizione di misure efficaci e coordinate di contrasto alle disuguaglianze non è più rimandabile. È l’allarme lanciato da Oxfam alla vigilia del vertice di Biarritz (24-26 agosto) dei capi di Stato e di Governo del G7.

Il contrasto alle disuguaglianze, figura tra gli ambiti prioritari di lavoro della Presidenza francese del G7, ma, alla vigilia del summit, il rischio che il tema rimanga confinato a mere dichiarazioni di intenti, non tradotte in azioni concrete, appare elevato. D’altronde, anche nel 2017 il meritorio lavoro della Presidenza italiana ha portato alla stesura di un “compendio di buone politiche” di contrasto ai divari socio-economici, il Manifesto di Bari per la Crescita Inclusiva, senza però ispirare una vera e propria road map del G7, contro le disuguaglianze.

Per questo motivo, il richiamo di Oxfam, contenuto in un nuovo rapporto pubblicato oggi, fa leva sulle responsabilità che i Paesi del G7 stanno avendo nell’alimentare la crisi della disuguaglianza su scala nazionale e globale.

«Le elevate disparità economiche e sociali, cresciute significativamente negli ultimi trent’anni in molti Paesi del mondo, costituiscono tristemente uno dei tratti distintivi ed allarmanti del nostro tempo», ha dichiarato Francesco Petrelli, senior advisor di Oxfam Italia, «Si tratta di un fenomeno profondamente nocivo per le nostre società, che mina le prospettive di uno sviluppo duraturo e sostenibile, ostacola la mobilità inter-generazionale, indebolisce il grado di coesione sociale. È già oggi evidente come le fratture, all’interno di una società in cui pochi fanno significativi balzi in avanti, mentre molti arretrano, restano fermi o fanno solo piccoli passi verso un futuro migliore, stiano portando repentinamente allo svilimento del patto sociale, a intolleranza, a processi di disgregazione e instabilità politica, a derive autoritarie. La crisi politica che stiamo attraversando in Italia ci pone con ancora più drammaticità di fronte a questo scenario. L’inazione o un’azione parziale e inefficace dei governi rischia di accentuare ulteriormente la crisi della disuguaglianza nei Paesi del G7, con ricadute drammatiche sui contesti più vulnerabili del globo».

Nel rapporto Oxfam getta quindi luce su alcuni ambiti su cui i Paesi del G7 stanno alimentando la disuguaglianza invece di contrastarla.

Tra questi: la riduzione del grado di progressività dei sistemi fiscali nazionali, un carico fiscale eccessivo sul lavoro e sui consumi, un’inefficace azione di contrasto agli abusi fiscali, l’agguerrita corsa al ribasso in materia di fiscalità d’impresa, investimenti insufficienti o inadeguati nei servizi pubblici, l’erosione dei diritti dei lavoratori e la precarizzazione del lavoro, un sostegno limitato a modelli d’impresa non orientati all’esclusiva massimizzazione dei profitti per gli azionisti, ritardi o impegni disattesi nell’aiuto ai Paesi più poveri, la promozione a singhiozzo di misure per la parità di genere.

Una denuncia, rivolta a tutti i Paesi G7 che, seppur in modo differenziato, evidenzia quindi una loro scarsa propensione a supportare misure orientate alla giustizia sociale e a creare società più dinamiche, eque e mobili.

LA DISUGUAGLIANZA NEI PAESI DEL G7: ALCUNE EVIDENZE

  • Al 20% dei lavoratori più poveri solo il 5% del reddito da lavoro
    Nel 2017, in media nei Paesi del G7, la quota del reddito da lavoro complessivo detenuta dal 20% dei lavoratori con le retribuzioni più basse si è attestata al 5%, mentre quella del 20% dei lavoratori con le retribuzioni più alte era di circa il 45%. Un divario che sta continuando a crescere dal 2004 soprattutto in Gran Bretagna e Italia, risparmiando solo Canada e Giappone.
  • L’insostenibile concentrazione della ricchezza
    La forte concentrazione della ricchezza netta al vertice della piramide distributiva vede in prima posizione gli USA – dove la metà più povera della popolazione deteneva a giugno 2018 circa l’1% della ricchezza complessiva del Paese, mentre il top-10% circa il 76% – fino ad arrivare al Giappone dove il 50% più povero dei cittadini deteneva circa il 10% della ricchezza e il top-10% era titolare del 49% del wealth stock nazionale. In posizione intermedia l’Italia: a giugno dell’anno scorso la metà più povera dei nostri connazionali possedeva circa l’8% della ricchezza complessiva del Paese, mentre il 10% più abbiente, circa il 56%.
  • Il gap di genere nel lavoro: 1 donna su 3 in Italia ha un’occupazione part-time
    Sul mercato del lavoro ancora oggi le prime ad essere colpite dalle più gravi disparità sono le donne sia per le differenze salariali, che per mansioni svolte e tipologie di contratti applicati. Basti pensare che in Italia, ad esempio, il 33% delle donne occupate ha un lavoro part-time, un dato che scende al 9% per gli uomini. Un divario riscontrabile in tutti i Paesi del G7, ancor più accentuato per il part-time involontario, riconducibile in parte alla carenza di politiche di sostegno adeguate all’occupazione femminile stabile, a fronte del lavoro di cura gratuito di cui le donne si fanno maggiormente carico.
  • Bloccata la mobilità intergenerazionale
    I paesi del G7 hanno inoltre una bassa mobilità intergenerazionale: in Francia e Germania sono oggi necessarie sei generazioni – più di 150 anni – affinché i figli delle famiglie più povere possano raggiungere il reddito medio nel loro paese; cinque generazioni in Italia, Regno Unito e Stati Uniti; quattro in Canada e Giappone. Elevati livelli di disuguaglianza sono associati alle difficoltà per le giovani generazioni di sperimentare livelli di benessere superiori alle generazioni precedenti. I giovani ne sono consapevoli: un sondaggio commissionato da Oxfam nel 2018 ha rivelato come due giovani italiani su tre tra i 18 e i 34 anni ritengono di non poter aspirare a condizioni di vita migliori dei propri genitori.

L’appello ai leader del G7
«La crisi della disuguaglianza ha raggiunto livelli allarmanti», continua Petrelli, «così come la frustrazione dei tanti cittadini che vedono affievolirsi le speranze di affrancarsi dalla condizione di povertà e vulnerabilità sociale. Ai Governi del G7 chiediamo quindi di passare dalla retorica ai fatti, attribuendo la massima priorità d’azione alla riduzione dei divari socio-economici nelle politiche di governo. È tanto più urgente questo richiamo nell’attuale contesto politico italiano, in cui auspichiamo che il superamento della crisi politica possa dare vita ad un Governo realmente capace di dare risposte efficaci per il contrasto alla disuguaglianza che attanaglia anche il nostro Paese. – conclude Petrelli – Un’azione di governo libera da condizionamenti degli interessi di parte, che assuma la giustizia e sostenibilità sociale ed ambientale, come propria stella polare. Rafforzando l’efficacia, l’equità e la portata redistributiva dei sistemi fiscali e dei trasferimenti sociali; contrastando gli abusi fiscali; investendo maggiori risorse nel miglioramento dei servizi pubblici come sanità e istruzione; ampliando le tutele e i diritti di chi lavora; incentivando le imprese ad assumere i più alti standard di responsabilità sociale, di governance fiscale ed ambientale. Senza dimenticare i nostri impegni, oggi disattesi, di solidarietà internazionale. Un punto su cui è necessario incrementare la quantità e migliorare la qualità degli aiuti ai paesi in via di sviluppo, in settori capaci di ridurre povertà e disuguaglianze e di mitigare l’impatto del cambiamento climatico, nei contesti più vulnerabili del pianeta».

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