Sostenibilità

Overshoot Day: da oggi la terra è a rischio

Non si tratta del solito catastrofismo da strapazzo, ma di un calcolo scientifico tra quanto consumiamo e quanto la terra - dal punto di vista ambientale - è in grado di produrre. Dal 20 agosto in poi siamo in debito con la natura, avverte il Global Footprint Network. Le infografiche del consumo.

di Redazione

Cosa emerge dai numeri? Molto semplicemente che, dal punto di vista ambientale – ovvero dello “stress” cui il nostro stile di vita sottopone l’ambiente – stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità. Così, insomma, non si va avanti molto. Anzi, il tempo per darsi una regolata è scaduto, proprio oggi 20 agosto 2013. È questo il senso dell’Overshoot Day, il giorno – e siamo appena oltre la metà dell’anno – in cui la nostra Impronta ecologica ha superato la capacità di rigenerazione del pianeta.

L' Earth Overshoot Day (letteralmente, “il giorno del superamento”) è approssimativamente la data in cui il consumo di risorse naturali da parte dell'umanità inizia a superare la produzione che la Terra è in grado di mettere a disposizione in totale per quell'anno. La misurazione di questa soglia limite, e il relativo campanello d’allarme, sono un’iniziativa del Global Footprint Network – organismo appoggiato in Italia dalla Rete civica italiana – che analizza la domanda dell'umanità di risorse ecologiche del pianeta (come ad esempio la produzione di cibo, le materie prime, l'assorbimento di anidride carbonica) rispetto alla capacità naturale di ricostituire quelle risorse e assorbire I rifiuti. I dati del Global Footprint Network’s mostrano proprio quello: in poco più di otto mesi, noi abbiamo usato una quantità di prodotti naturali pari a quella che il pianeta rigenera in un anno.
D’ora in poi, consumiamo a debito, e non è mai una bella cosa, anche perché se andiamo vanti di questo passo, avvertono gli esperti del Global Footprint Network, tra poco per mantenere l’equilibrio ci sarà bisogno di… un pianeta emmezzo.

La top 11 dell'impatto ambientale

Il caso di consumo più sconsiderato? Quello della Cina, naturalmente. L'Impronta ecologica totale della Cina è la più grande del mondo, soprattutto a causa della sua grande popolazione. L'Impronta ecologica cinese pro capite è di gran lunga più piccola di quella delle nazioni europee o nord americane, ma negli ultimi sette anni ha superato quello che è mediamente disponibile per ogni persona a livello globale. In effetti, se tutti gli umani dovessero vivere con lo stile di vita del “cinese medio”, ci vorrebbero 1,2 Terre a sostegno della popolazione mondiale. Le richieste pro capite degli altri paesi sugli ecosistemi del pianeta sono ancora più alte: se ognuno dovesse vivere come lo statunitense medio di oggi, ci vorrebbero quattro pianeti per sostenere la popolazione mondiale. In Qatar, il tipico residente richiede le risorse di sei anni e mezzo-Terre.

Accanto a questi consumatori seriali, ci sono anche casi virtuosi, ma purtroppo non bastano. Anche le riserve di “creditori ecologici" come per esempio la Svezia si stanno riducendo nel corso del tempo. «La vita quotidiana in molti paesi del Mediterraneo ci sta mostrando che cosa significa vivere al di là dei limiti finanziari», ha detto Alessandro Galli, Global Footprint Network Mediterraneo-MENA Direttore Regionale. «Deficit ecologici e finanziari sono due facce della stessa medaglia. Nel lungo periodo, le nazioni non possono tentare di risolvere un deficit senza affrontare l'altro».

I Paesi virtuosi

 


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