Formazione

Ovadia: “umorismo arma contro la violenza”

Un'anticipazione dell'articolo scritto dall'attore musicista per la rivista 'Vita e pensiero' dell'Università Cattolica

di Redazione

Violenza, stupidita’ e pregiudizio possono essere vinte con un po’ di umorismo, come insegnano Abramo e la nascita del monoteismo ebraico. E’ quanto afferma Moni Ovadia, scrittore, attore e musicista, che ha portato in Italia la tradizione della cultura ebraica, in un articolo pubblicato sull’ultimo numero di ‘Vita e Pensiero’, la rivista dell’ Universita’ Cattolica, che ne ha dato un’anticipazione. ”Le piu’ alte forme di espressione del pensiero sono quelle che sanno comunicare le idee piu’ radicali e piu’ scabrose senza scivolare mai nella volgarita’ dell’odio, dell’insulto e del disprezzo verso il proprio avversario o antagonista, neppure quando questi incarna la figura minacciosa del nemico. Queste forme di pensiero sono assai rare e difficili da praticare: il valore aggiunto che recano in se’ e’ tanto prezioso quanto fragile, la loro conquista richiede una grande attenzione e un esercizio costante di vigilanza nei confronti del pericoli piu’ insidiosi che le minacciano: l’arroganza e l’autocelebrazione”. ”L’umorismo ebraico e’ – secondo Ovadia – una delle piu’ alte manifestazioni della mente umana che si erge contro le derive della violenza, della stupidita’, del pregiudizio. Per essere esercitata nella pienezza delle proprie prerogative, questa capacita’ richiede all’umorista di saperlo usare anche nei confronti di se stessi, anzi, soprattutto nei confronti di se stessi”. ”E’ in questo quadro – prosegue – che l’assillo umoristico degli ebrei cerca di disarmare l’antisemita, rivelandogli i tratti. Violenza, stupidita’ e pregiudizio possono essere vinte con un po’ di umorismo, come insegnano Abramo e la nascita del monoteismo ebraico”. ”Quella umoristica e’ un’autentica Weltanschauung (visione del mondo) che ha permesso al monoteismo ebraico di dare l’avvio a un progetto di liberazione dell’essere umano contro l’antagonista piu’ tenace della liberta’: l’idolatria. Essa – afferma Ovadia – chiede all’uomo di sottomettersi alla materia e, per mezzo di tale sottomissione, arrendersi al potere che pretende di dominare i processi materiali e di ridurre anche l’umanita’ a tali processi. Oggi piu’ che mai abbiamo bisogno di quel umorismo perche’ l’idolatria, nella sua forma apparentemente razionale del mercato e del denaro, e’ divenuta piu’ forte e seduttiva e, al contempo, insensata e perversa. Mercifica e rende depravate le relazioni fra uomo e uomo, fra uomo e donna, fra padri e figli, fra cittadini e Stato, fra individuo e collettivita’, fra maggioranze e minoranze, fra ricchi e poveri, fra appartenenza e alterita”’. ”L’umorismo non e’ solo una risorsa preziosissima e delicata, ma e’ garanzia di una spiritualita’ pacifica, refrattaria ai manicheismi, aperta ad accogliere contraddizioni e paradossi. Per questo il Talmud ha accolto nella sua letteratura midrashica, dove l’ermeneutica incontra il sublime poetico, un midrash conosciuto con il titolo Dio ride”. Ovadia ha citato un recente episodio di umorismo di Giovanni Paolo II: ”Il vecchio Papa, titanico nella sua fragilita’, ha abbandonato dottrina e teologia per farsi buffo, ha accettato la bonaria provocazione dei preti di cui e’ vicario e, come un Alberto Sordi nell’interpretazione del vescovo di Roma, ha detto: ‘Damose da fa’, volemose bene, semo tutti romani!’. Il sommo rappresentante di Cristo sulla terra sa ridere di se’. Sara’ un grande giorno quando la cristianita’, e in particolare il mondo cattolico, sapra’ collocare il magistero della predicazione di Gesu’ anche nella prospettiva di un umorismo autodelatorio cosicche’ la centralita’ dell’amore si liberi dal corsetto della seriosita’. Perche’ l’Amore stesso sia gioia e non minaccia”


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