Welfare
OuiShare Fest: Se il futuro è di chi condivide
Con le sue migliaia di persone arrivate a Parigi da tutta Europa, il OuiShare Fest, il festival dell’economia collaborativa, celebra l’età matura della sharing economy anche nel vecchio continente, individuando un nuovo possibile modello di crescita
Hanno prevalentemente tra i venti e i quarant’anni, vengono da tutta Europa e sono parecchio abituati a viaggiare, conoscere nuove persone e surfare i divani altrui, è l’esercito dei 2 mila professionisti dell’economia collaborativa che hanno conquistato Parigi lo scorso weekend, per il OuiShare Fest, il festival dedicato alla sharing economy, dove imprenditori, designer, makers, ricercatori ed esperti di collaborazione si sono riuniti in una tre giorni di incontri, discussioni e workshop sui temi chiave dell’economia della condivisione. “Abbiamo avuto una risposta molto superiore alle nostre aspettative,” spiega Simone Cicero, unico italiano nell’organizzazione internazionale del festival. “C’è stato moltissimo scambio, è stata un’occasione meravigliosa per confrontarsi, conoscersi e fare networking”.
Promosso tra gli altri da Google e da alcuni dei neonati colossi della Sharing Economy, come BlaBla Car e Airbnb, Ouishare Fest ha risposto alla necessità di incontro e confronto tra i principali attori della collaborazione: imprese, liberi professionisti, fruitori/utenti appassionati e anche pubbliche amministrazioni, in un momento in cui sembra che il futuro sia in mano a chi decide di condividere, basti pensare che, nei soli Stati Uniti, è prevista una crescita delle attività collaborative del 25% nel 2013, con un giro d’affari di circa 3,5 miliardi di dollari. Interessantissimi i dati resi noti durante la presentazione introduttiva nel primo giorno di festival . Dalla sua fondazione nel 2008, Airbnb ha offerto ospitalità a 4 milioni di persone, rendendo disponibili 300 mila posti letto, mentre si prevede che, entro il 2020 saranno 31 milioni gli utenti dei programmi di carsharing in tutto il mondo. Tra i fenomeni in crescita più rapida anche quello del coworking, la condivisione di uffici e scrivanie, si calcola che ogni giorno, in tutto il mondo aprano dai quattro ai cinque nuovi spazi di coworking. Nemmeno il crowdfunding sembra subire una battuta d’arresto, lo scorso anno, negli Stati Uniti sono stati raccolti 2.5 miliardi di dollari sulle piattaforma di finanziamento crowd.
Gli Stati Uniti rimangono la culla della sharing economy che però si sta conquistando nuove zone calde, tra cui la Corea del Sud e il Brasile. E’ proprio a Rio che si sta progettando una delle più interessanti sinergie tra amministrazioni locali e business peer-to-peer. In previsione dei Modiali 2014, la Città di Rio ha sviluppato una partnership con Airbnb, così da distribuire i benefici economici dell’evento tra la popolazione. Ma non c’è bisogno di andare troppo lontano per capire il potenziale della condivisione per le amministrazioni locali, in un momento di tagli al pubblico. Una delle iniziative più interessanti presentati a Ouishare è UnMonastery, il progetto di co-living, che verrà lanciato a Matera il prossimo settembre. Figlio della community di EdgeRyders, il think tank sulle politiche giovanili, composto dai cittadini, UnMonastery seleziona persone, prevalentemente giovani, in base proprie alle competenze per vivere e lavorare insieme, concentrandosi sulla riqualificazione e lo sviluppo di un territorio, co-progettato insieme alla comunità locale. Pur non avendo alcun significato religioso, il progetto si ispira ad alcuni principi della vita nei monasteriale, dando la possibilità a gruppi di persone con esperienze e competenze molto diverse di dedicarsi completamente al servizio del bene comunitario (tutti gli “unmonaci” hanno vitto e alloggio pagati!). “L’economia collaborativa è in fortissima crescita, questo è sicuramente un momento d’oro, ma bisogna fare ancora molta strada” Spiega Simone Cicero. “Per avere un impatto reale bisogna lavorare soprattutto sull’inclusione. Durante il festival qualcuno ha detto che la sharing economy è ancora una cosa cool, per persone cool. Il nostro obiettivo è quella di farla diventare una cosa normale, per persone normali.”
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