Economia

Otto miliardi di bottiglie in giro per l’Italia

di Redazione

anche il primato italiano nel consumo di acqua minerale in bottiglia. Con 195 litri a testa all’anno, il Belpaese è infatti il primo in Europa e il terzo nel mondo dopo Emirati Arabi e Messico. Taglio della produzione di rifiuti e di anidride carbonica ma anche del costo della spesa. «Non si vede perché gli italiani, alla pari dei consumatori europei che bevono l’acqua di casa, non debbano risparmiare. Specie in un momento come questo segnato dall’emergenza economica», osserva Tassinari.
Secondo i calcoli della Coop, per un bicchiere di acqua minerale bisogna tirar fuori sei centesimi di euro contro un decimillesimo di euro dello stesso bicchiere di acqua pubblica. Il punto, tuttavia, è un altro. L’acqua del rubinetto è buona? Le regole sono rigorose per entrambe i tipi di acqua. La normativa sui controlli prevede: per le acque potabili 56 parametri tra fisici e microbiologici e 2 parametri fisici (radioattività); per le potabili vendute in bottiglia altri 4 parametri microbiologici; per le minerali invece un totale di 68 parametri da misurare e, soprattutto, l’assenza di deroghe sui limiti per i valori chimici e microbiologici. Controlli che si estendono fino all’allacciamento con le case. I dubbi, come sottolinea la stessa Coop, riguardano semmai i test sulla salubrità delle cisterne e delle tubature condominiali, affidati ai privati.

Le ragioni degli industriali
Questo sui controlli dell’acqua del rubinetto è forse l’unico aspetto condiviso da Mineracqua. Gli industriali delle minerali sono preoccupati per i posti a rischio (8mila addetti, 40mila nell’indotto) e rivendicano, oltre alle proprietà favorevoli alla salute, la purezza dell’acqua in bottiglia: sgorga, ricordano, da sorgenti protette e incontaminate mentre quella di casa può provenire anche da laghi o fiumi. Per diventare potabile, inoltre, viene trattata col cloro.
«La campagna della Coop ci sembra più reputazionale che consumeristica. Il problema della sostenibilità dell’acqua minerale è solo la minima parte di un problema più ampio: in Italia sono prodotte quasi 1,7 milioni di tonnellate di plastica non riciclabile per alimenti mentre le minerali sono imbottigliate in materiale riciclabile. Perché la Coop prima di partire con la campagna informativa non ci ha invitato a discutere insieme la questione?», si chiede Ettore Fortuna, presidente di Mineracqua. Il numero uno degli imbottigliatori difende, inoltre, gli sforzi fatti per migliorare l’impatto ambientale delle bottiglie.
«Il nostro, in realtà, è un settore virtuoso: su 450mila tonnellate di plastica (pet) per acqua, bibite, olio e latte prodotte ogni anno in Italia ne vengono riciclate 170mila tonnellate e di queste ben 100mila sono bottiglie d’acqua. Le bottiglie, inoltre, grazie al via libera ottenuto dal ministero della Sanità, possono essere riutilizzate per produrne di nuove», spiega il presidente. Fortuna replica anche alle accuse sull’inquinamento causato dal trasporto su gomma delle acque minerali. «Credo abbiano preferito cavalcare la “demagogia idrica” che ci addita come inquinatori. In realtà, anche in questo caso, siamo i più virtuosi: trasportiamo il 15% delle minerali su rotaia contro una media del 5% delle altre merci». E se la campagna Coop fosse anche una strategia per tagliare dagli scaffali un prodotto che richiede un gran lavoro organizzativo e logistico negli ipermercati e che magari non rende poi tanto? Il presidente di Mineracqua non si sbilancia per non peggiorare un clima già teso. «Io non dico niente», glissa Fortuna. Bocche cucite, insomma. Anzi acqua (minerale) in bocca.


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