Politica
Otto deleghe per una scuola come comunità aperta
Il Consiglio dei Ministri ha approvato i testi definitivi di otto deleghe sulle nove previste dalla Buona Scuola. Ecco i contenuti che il Miur ha anticipato
Dopo un «lungo lavoro di consultazione», dopo cento soggetti auditi, dopo «un ampio confronto che è servito a migliorare ed arricchire i testi», ecco il via libera definitivo del Consiglio dei Ministri sui decreti legislativi attuativi della Buona Scuola. Il Governo ha esercitato otto delle nove deleghe previste dalla legge di riforma approvata a luglio del 2015: per l’ultima – la revisione del Testo unico sulla scuola – sarà previsto un disegno di legge delega specifico e successivo.
Per la ministra Valeria Fedeli i provvedimenti approvati oggi danno seguito al cammino avviato nei primi due anni di attuazione della legge Buona Scuola, «che ha gettato le basi per un cambiamento culturale importante: la scuola vista come comunità aperta, innovativa, inclusiva in cui ragazze e ragazzi diventano cittadini attivi, accorti, protagonisti, capaci di contribuire alla crescita e alla competitività del Paese». Ecco una sintesi dei decreti approvati oggi, attraverso le schede presentate dal Miur (i testi definitivi non sono stati ancora pubblicati).
1. Sistema di formazione iniziale e di accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado
Tutte le persone laureate potranno partecipare ai concorsi, a patto che abbiano conseguito 24 crediti universitari in settori formativi psico-antropo-pedagogici o nelle metodologie didattiche. I concorsi avranno cadenza biennale e il primo sarà nel 2018. Il nuovo concorso prevede due scritti (tre per il sostegno) e un orale. Chi lo passa entra in un percorso triennale di formazione, inserimento e tirocinio (FIT), con una retribuzione crescente che parte fin dal periodo della formazione. I docenti vengono valutati per tutta la durata del percorso.
2. Inclusione scolastica delle studentesse e degli studenti con disabilità
L’obiettivo del provvedimento approvato è, dice il Miur, «garantire una scuola sempre più accogliente alle alunne e agli alunni con disabilità, rafforzando il ruolo delle famiglie e delle associazioni nei processi di inclusione e coinvolgendo – anche e soprattutto attraverso la formazione in servizio – tutte le componenti del personale scolastico».
Cambia la formazione iniziale dei docenti di sostegno per la scuola dell’infanzia e della primaria: nasce un corso di specializzazione ad hoc a cui si accede dopo aver conseguito la laurea in Scienze della formazione primaria, comprensiva di 60 crediti sulla didattica dell’inclusione. Tutte le future e tutti i futuri docenti, anche nella secondaria, avranno nel loro percorso di formazione iniziale materie che riguardano le metodologie per l’inclusione e ci sarà una specifica formazione anche per il personale della scuola, Ata compresi. «Coinvolgere tutto il personale nella formazione non vuol dire immaginare una riduzione delle docenti e dei docenti di sostegno, ma una maggiore partecipazione di tutte le componenti sul tema dell’inclusione, perché questa possa realizzarsi concretamente», afferma il MIur: «la proposta di quantificazione del personale sul sostegno sarà fatta, infatti, dal dirigente scolastico sulla base del Progetto educativo individualizzato (PEI) di ciascuna alunna e ciascun alunno con disabilità e in coerenza con il Piano dell’inclusione di ciascuna scuola».
Nelle commissioni mediche per l’accertamento della disabilità entrano un medico legale e due medici specialisti scelti fra quelli in pediatria e in neuropsichiatria infantile. In caso di un rapporto positivo con l’alunna o l’alunno e su richiesta delle famiglie, i docenti con contratto a termine potranno essere riconfermati per più anni, senza passare dalle annuali trafile di assegnazione della supplenza.
3. Revisione dei percorsi dell’istruzione professionale
Gli indirizzi, a partire dall’anno scolastico 2018/2019, passano da 6 a 11. Le istituzioni scolastiche che offrono percorsi di istruzione professionale e le istituzioni formative accreditate per fornire percorsi di Istruzione e Formazione professionale (di competenza regionale) entrano a far parte della Rete nazionale delle Scuole Professionali: finalmente un’offerta formativa unitaria, articolata e integrata sul territorio. Il sistema sarà in vigore a partire dall’anno scolastico 2018/2019. Vengono stanziati oltre 48 milioni a regime per incrementare il personale necessario all’attuazione delle novità previste. Sarà stabilizzato lo stanziamento di 25 milioni all’anno per l’apprendistato formativo.
4. Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni
I servizi per l’infanzia escono dalla dimensione assistenziale ed entrano a pieno titolo nella sfera educativa. Per finanziare il nuovo Sistema viene creato un Fondo specifico (239 milioni all’anno a regime) per l’attribuzione di risorse agli Enti locali. Sarà prevista la qualifica universitaria come titolo di accesso per il personale, anche per i servizi da 0 a 3 anni, nell’ottica di garantire una sempre maggiore qualità del sistema. Per la prima volta sarà istituita una soglia massima per la contribuzione da parte delle famiglie.
5. Diritto allo studio
Oltre 60 milioni di investimento fra borse di studio, mobilità, supporti per la didattica. Sono previsti specifici finanziamenti per sostenere il welfare studentesco: 30 milioni per il 2017 (diventano 39,7 a regime dal 2019) alla copertura di borse di studio. Altri 10 milioni (all’anno, fino al 2019/2020) vengono stanziati per l’acquisto di sussidi didattici nelle scuole che accolgono alunne e alunni con disabilità. Ancora altri 10 milioni vengono investiti, a partire dal 2019, per l’acquisto da parte delle scuole di libri di testo e di altri contenuti didattici, anche digitali, per il comodato d’uso dalla primaria fino alle classi dell’assolvimento dell’obbligo. Supporto aggiuntivo anche per la scuola in ospedale e per l’istruzione domiciliare, con uno stanziamento di 2,5 milioni di euro all’anno dal 2017. È previsto l’esonero totale dal pagamento delle tasse scolastiche – in base all’Isee – per gli studenti delle quarte e delle quinte della secondaria di II grado. Si parte nell’anno scolastico 2018/2019 con le quarte.
6. Promozione e diffusione della cultura umanistica
Dopo il Piano Nazionale Scuola Digitale, arriva il Piano delle Arti, un programma di interventi con validità triennale che il Miur metterà in campo di concerto con il Mibact (Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo) e che conterrà una serie di misure per agevolare lo sviluppo dei temi della creatività nelle scuole. Il Piano viene finanziato con 2 milioni all’anno a partire dal 2017 e per la prima volta il 5% dei posti di potenziamento dell’offerta formativa sarà dedicato allo sviluppo dei temi della creatività. Anche l’alternanza Scuola-Lavoro, prevista dalla legge 107/2015, potrà essere svolta presso soggetti pubblici e privati che si occupano della conservazione e produzione artistica.
7. Scuole italiane all’estero
Le innovazioni introdotte dalla Buona Scuola vengono estese anche negli istituti scolastici che operano fuori dal Paese. Questo si tradurrà, per esempio, nell’istituzione dell’organico del potenziamento anche all’estero: 50 ulteriori insegnanti (si passa da 624 a 674), che verranno selezionate per la prima volta dal Miur (in precedenza era il solo Maeci ad effettuare queste selezioni). I tempi di permanenza fuori dall’Italia passano dai 9 anni attuali a due periodi di 6 anni scolastici (quindi 12 anni complessivi) che dovranno però essere intervallati da un periodo di 6 anni nelle scuole italiane del Paese, per evitare che il personale all’estero perda contatto con il sistema di istruzione e con il Paese di riferimento.
8. Valutazione e certificazione delle competenze degli studenti e degli Esami di Stato
Nessun cambiamento per gli Esami di Stato di quest’anno. Le novità saranno applicate nel 2018 per l’Esame del primo ciclo e nel 2019 per la Maturità. Restano i voti in numeri, con una frase del Miur di difficile interpretazione: «alla primaria e alla secondaria di I grado cambia la modalità di valutazione: restano i voti, ma saranno espressione dei livelli di apprendimento raggiunti e saranno affiancati da una specifica certificazione delle competenze».
Alla primaria la non ammissione è prevista solo in casi eccezionali e con decisione unanime dei docenti della classe, come ora: in più viene esplicitato che l’ammissione è prevista anche in caso di livelli di apprendimento “parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione”. Alla secondaria di I grado, a differenza di quanto avviene oggi, si può essere ammessi o ammesse alla classe successiva e all’Esame finale in caso di mancata acquisizione dei necessari livelli di apprendimento in una o più discipline. In questo caso, come per la primaria, le scuole dovranno attivare percorsi di supporto per colmare le lacune. Alla fine del I ciclo viene rilasciata una apposita certificazione delle competenze oggi già sperimentata da oltre 3.000 istituzioni scolastiche.
L’esame al termine del primo ciclo prevede una prova di italiano, una di matematica, una prova sulle lingue straniere, un colloquio per accertare le competenze trasversali, comprese quelle di cittadinanza. Il test Invalsi (la prova nazionale standardizzata) resta, ma si svolgerà nel corso dell’anno scolastico, non più durante l’Esame.
La maturità prevede due prove scritte e un colloquio orale (oggi sono tre scritti più il colloquio). Lo svolgimento delle attività di alternanza Scuola-Lavoro diventa requisito di ammissione, insieme allo svolgimento della Prova nazionale Invalsi. Si viene ammessi e ammesse all’Esame con tutti sei. Il voto finale resta in centesimi, ma si dà maggior peso al percorso fatto nell’ultimo triennio: il credito scolastico incide fino a 40 punti, le 2 prove scritte incidono fino a 20 punti ciascuna, il colloquio fino a 20 punti. La Commissione resta quella attuale: un Presidente esterno più tre commissari interni e tre commissari esterni. La prova Invalsi viene introdotta in quinta per italiano, matematica e inglese, ma si svolgerà in un periodo diverso dall’Esame.
Foto Thomas Sobek, Unsplash
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