Non profit

Ottimo il trend, ma le sfide sono da paura

Uno su quattro partecipa alla vita di un’associazione. E gli italiani mostrano sempre più predisposizione per il volontariato. Chi li saprà ascoltare?

di Giuseppe Frangi

L?Italia è un Paese nel quale quasi un abitante su quattro è iscritto ad un?associazione sociale. Solo quattro anni fa il rapporto non arrivava a uno su cinque. Un trend sorprendente e inequivocabile confermato da tutte le ricerche uscite nelle ultime settimane dello scorso anno: da quella dell?Ires sino a quella di Ilvo Diamanti pubblicata dal Venerdì di Repubblica. Per avere un metro di raffronto, gli iscritti ai partiti sono il 3,8%, quelli ai sindacati poco più del 12. Non solo: Diamanti rivela che alla sempre più forte adesione alle associazioni (lui corregge all?insù il dato Ires e lo porta addirittura al 29%: era il 22,1 nel 2001), fa sponda anche un piccolo boom del volontariato individuale, che coinvolge il 28% degli italiani. Sono numeri un po? spiazzanti, che sfuggono allo schema di una società conquistata dalla cultura commercial-televisivo-consumistica. Anzi sembrerebbero ribaltarlo.

Ma sono numeri che fanno anche capire quanto le scadenze che attendono il mondo del non profit in questo 2007 siano sfide delicatissime. Mettiamole in fila: rinnovo dell?Agenzia delle onlus, decollo della Fondazione Sud, nuova Conferenza sul volontariato, destino della legge dell?impresa sociale e legge quadro sul terzo settore. Sullo sfondo ribolle il grande tema della rappresentanza.

La nuova Agenzia delle onlus è in dirittura d?arrivo. La presiederà un personaggio di assoluta autorevolezza come Stefano Zamagni e potrà contare anche su una piccola fetta del 5 per mille, come proposto dalle colonne di Vita da Gian Paolo Barbetta (membro uscente) e Felice Scalvini. Possibile che il senso di frustrazione denunciato da Salvo Pettinato possa essere in parte superato: lo potranno dire i due esperti che Zamagni ha voluto nella sua squadra, Adriano Propersi e Luca Antonini. «Ci vuole un mandato più chiaro», si augura un osservatore esperto come Edoardo Patriarca, sino allo scorso anno portavoce del Forum del terzo settore. «Non si può costringere l?A genzia ad un approccio burocratico, come vorrebbe il Fisco. L?occhio con cui guardare alla bontà di una onlus non può essere solo fiscale. Bisogna guardare anche alla qualità dei servizi forniti, alla tutela dei diritti di chi ne usufruisce».

Patriarca non si dice stupito della vitalità del volontariato: «Basta vivere nel sociale per accorgersi di quali movimenti siano in corso. C?è un vero boom delle piccole associazioni di famiglie e dell?auto aiuto. È un volontariato diffuso che convive con le grandi reti». La conferma viene da Andrea Olivero, presidente delle Acli. «Noi siamo in crescita per il sesto anno consecutivo. E anche i giovani sono tornati a rispondere. Dovessi darmi una spiegazione direi che è sfiducia nei soggetti tradizionali dell?azione pubblica. Ma una lettura in negativo spiega poco di quel sta accadendo sotto i nostri occhi».

Meno ottimista di Olivero è Fausto Casini, presidente di un?altra grande rete associazionistica come Anpas: «Raccogliamo consenso perché rappresentiamo l?unica sponda dove sbattere la testa», spiega con un?immagine efficace. «Ma non possiamo accontentarci: così creiamo frustrazione e lasciamo che la politica ci metta ancora una volta il cappello sopra. Ho in mente quel che è accaduto a Locri. Invece dobbiamo lavorare sull?identità, dobbiamo incrementare il sistema. E la questione della rappresentanza in questa prospettiva diventa decisivo». Olivero sottoscrive: «Dobbiamo emergere con un?identità culturale più forte. La rappresentanza si fa sugli interessi ma anche sui grandi temi. Per esempio i progetti per il Sud: lì non possiamo fallire. Le risorse con la fondazione ci sono. Non abbiamo alibi».
Il 2007 è servito?


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