Cultura

Ostili verso l’Islam?

Polemiche non solo a New York

di Redazione

Non solo a New York, ed a Ground Zero, la costruzione di moschee provocano reazioni di proteste negli Stati Uniti, rivelando una crescente ostilità verso l’Islam. Come sta succedendo a Murfreesboro, un sobborgo di Nashville, in Tenneessee, dove la locale comunità islamica, dopo essersi riunita per oltre 30 anni in un appartamento di una stanza senza mai avere nessun problema, ha ottenuto il permesso per costruire una moschea vera e propria, con annesso centro islamico, con scuola, palestra e piscina, per un costo di 600mila dollari raccolti tra i fedeli. Una mossa, scrive oggi il Washington Post, che sta provocandola reazione di protesta di centinaia di residenti che hanno avviato riunioni e manifestazioni, guidate da Kevin Fisher, un 44enne afroamericano, contro la moschea, arrivando a brandire cartelli con la scritta “manteniamo il Tenneessee libero dai terroristi”. «Non abbiamo mai sperimentato il livello di ostilità a questi livelli, per noi è una cosa nuova» ha dichiarato Saleh Sbenaty, un professore di ingegneria che coordina il progetto per la costruzione della moschea. Un’ostilità che ha portato già a episodi di vandalismo, con la scritta “muslims go home” dipinta sul luogo dove dovrebbe essere costruito il centro, e che sta diventando uno dei temi delle prossime elezioni di novembre. Con candidati repubblicani che non esitano a cavalcare i sentimenti anti-islamici, con uno che ha definito l’Islam “una setta” ed un altro che ha scritto sui suoi manifesti “sconfiggiamo ora la jihad universale”. 

Il telepredicatore evangelico Pat Robertson nei giorni scorsi in televisione parlava del rischio di una presa di potere islamico negli Stati Uniti che la comunità musulmana ha «pagato tangenti» alle autorità di Murfreesboro per ottenere l’autorizzazione al progetto. Il caso di Nashiville – dove negli ultimi anni la comunità islamica è cresciuta da 20mila a 25mila persone, soprattutto con l’arrivo di profughi somali ed il trasferimento, deciso dal governo, di profughi curdi iracheni -non è isolato. La grande pubblicità che si sta dando alla controversia per la moschea a Ground Zero, sta dando spazio ad altre manifestazioni di questo tipo in altre parti del paese, dalla Florida – dove una chiesa ha annunciato che brucerà copie del Corano in occasione dell’anniversario dell’11 settembre – alla California. Spingendo gli osservatori a porsi la domanda che campeggia sulla copertina di Time di questa settimana: “L’America è diventata islamofobica?”. E la risposta che arriva dal sondaggio pubblicato dal magazine non è certo confortante dal momento che registra come il 43% degli americani non ha un’opinione favorevole degli islamici americani, con il 25% che afferma che non li considera sufficientemente patrioti.

«Qualcosa sta succedendo, ci stiamo rendendo conto che la contrapposizione tra musulmani e non muslmani è molto più ampia di quanto fosse dopo l’11 settembre, e la cosa spaventa» ha dichiarato Akbar Ahmed, presidente dell’Islamica Studies all’American University. Sono diverse le ragioni per questo aumento del sentimento anti-islamico negli Stati Uniti. A cominciare dal fatto che negli ultimi anni negli Stati Uniti vi siano stati attacchi, come la strage a Fort Hood, o tentati attacchi, come la bomba a Times Square, compiuti da “terroristi interni”, musulmani nati o naturalizzati in America. Un ruolo importante gioca anche la strumentalizzazione politica da parte di ali estreme dei conservatori, come l’emergente “Tea Party”. Così che l’insoddisfazione che molti americani, in questo momento di crisi economica e tasso di disoccupazione alle stelle, hanno verso l’operato del presidente Obama, si trasforma anche nella convinzione che il presidente, figlio di un musulmano keniota ma da tempo appartenente ad una chiesa evangelica, sia in realtà un musulmano. Ne è convinto, ha mostrato un recente sondaggio del Pew Forum on Religion, un americano su cinque.

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