Di fronte al susseguirsi di drammatiche catastrofi naturali, la comunita’ internazionale puo’ mettere a punto un sistema d’intervento coordinato basato sulla condivisione delle conoscenze, delle risorse e delle esperienze fin qui fatte. E’ questo il cambio di strategia che l’Osservatore romano propone alla Comunita’ internazionale per fare fronte e se possibile prevenire, tsunami e terremoti; centro di questa forza sovranazionale dovrebbe essere l’Onu che potrebbe dotarsi di un apposito corpo di caschi blu dedicati alle grandi catastrofi.
”La comunita’ internazionale – scrive il giornale del Vaticano – puo’ offrire un contributo anche sotto specifici aspetti che competono ai Governi, come la prevenzione, la tutela ambientale e la sicurezza delle strutture, aspetti che rendono evidenti le responsabilita’ politiche in ogni singolo Paese colpito da una catastrofe naturale”. ”Si pensi – prosegue il lungo servizio di prima pagina -al bilancio di vittime e di danni relativamente contenuto provocato dal terremoto del 27 febbraio in Cile, che pure e’ stato di magnitudine 8,8 sulla scala Richter, cioe’ uno dei piu’ violenti della storia, e lo si metta a confronto con quanto accaduto ad Haiti, per una scossa di intensita’ molto inferiore, o anche all’Aquila, per una ancora piu’ blanda”.
”Del resto – afferma ancora il giornale vaticano – gli strumenti non mancherebbero. L’epoca moderna, che pure ha provocato tanto dissesto idrogeologico in tutto il mondo, ha anche individuato e prodotto strumenti in grado di ridurre l’enorme dimensione dei danni causati dalle catastrofi naturali. La comunita’ internazionale, nel suo complesso, dispone oggi di tecnologia sufficiente per affrontare i disastri – e magari per prevenirli, per esempio nel caso dei sistemi di allarme tsunami – e ha maturato esperienza anche nello specifico settore dei soccorsi”.
”Si tratta, dunque – spiega l’Osservatore – di trovare la volonta’ politica per rendere questo patrimonio di conoscenze disponibile e immediatamente operativo in ogni circostanza e per qualunque popolazione colpita. Una richiesta in questo senso ha rivolto alle Nazioni Unite proprio il presidente haitiano Rene’ Pre’val, che ha auspicato la costituzione di una protezione civile mondiale, dei caschi rossi da affiancare ai caschi blu che l’Onu invia nelle situazioni di guerra”. ”Ovviamente – si legge ancora – con la differenza che le eventuali forze Onu di protezione civile dovrebbero essere sempre immediatamente mobilitabili.
Tra l’altro, una struttura permanente dell’Onu, alla quale dovrebbero ovviamente contribuire con squadre di propri specialisti le protezioni civili dei diversi Paesi membri, avrebbe il merito di definire protocolli di intervento certi e di garantire il coordinamento dell’azione di soccorso, che rappresenta quasi sempre un fattore di incertezza e di confusione nelle prime ore di qualsiasi emergenza”.
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