Mondo

Oslo, la “cultura” del killer

Inquietanti legami con i movimenti xenofobi europei

di Franco Bomprezzi

Anche oggi i giornali dedicano molta attenzione alla strage avvenuta in Norvegia, non solo per le sue dimensioni, ma anche per la personalità del killer, e per i suoi legami con i movimenti xenofobi e di estrema destra che operano tuttora in Europa.

“Il killer minaccia ancora «Altri pronti a colpirvi»” è il titolo scelto dal CORRIERE DELLA SERA per il palco di apertura dell’edizione di oggi, con fotonotizia. E questa è l’apertura di pagina 2: «Non ho agito da solo. Con me due cellule». Scrive Maria Serena Natale: “All’ingresso del Palazzo di giustizia Anders Behring Breivik era atteso da una folla inferocita che ha assalito il corteo di auto blindate della polizia. C’è chi ha preso a pugni una vettura, Breivik non era lì. Il 32enne arrestato venerdì per le stragi di Oslo e Utoya è stato incriminato ieri per terrorismo in un’udienza preliminare durata appena 35 minuti. I capi d’accusa— spiegano fonti del tribunale— potrebbero aumentare con il procedere delle indagini. La Corte ha vietato l’ingresso a pubblico e stampa, fatto senza precedenti nella storia della Norvegia, che in queste ore s’interroga sul confine tra propaganda e libertà d’informazione. Il giudice Kim Heger ha accolto la richiesta di custodia cautelare di otto settimane, le prime quattro in isolamento totale: niente lettere né giornali, autorizzate solo le visite dei legali. Breivik ha confermato di aver pianificato e realizzato gli attacchi di venerdì 22 luglio, ma ha respinto ogni responsabilità penale, definendo l’azione «necessaria a salvare la Norvegia, tradita dai laburisti»” . Guido Olimpio a pagina 3: “L’Ue lancia la task force antixenofobi”. Scrive l’inviato del CORRIERE: “La moltiplicazione delle segnalazioni e il carattere transnazionale delle indagini richiedono una reazione corale. Europol ha annunciato che creerà una task force per fronteggiare la minaccia dell’estremismo xenofobo. Esperti, analisti e agenti devono recuperare il tempo perduto. I vertici di Europol hanno ammesso: siamo stati colti di sorpresa. In questi anni si è data la precedenza al pericolo qaedista e questo ha permesso ai neonazi (e affini) di muoversi indisturbati. Insieme ai poliziotti si agitano i politici. Il premier spagnolo José Luis Zapatero, in visita ufficiale a Londra, ha invocato una «risposta coordinata» per contrastare la xenofobia. E da Bruxelles, il commissario per gli Affari interni, Cecilia Malmström, ha colto l’occasione per denunciare la timidezza di alcuni governanti europei nel condannare comportamenti inaccettabili. La Polonia, che assumerà la presidenza di turno dell’Unione, ha convocato una riunione di lavoro con Ue-Norvegia. Dall’Europa agli Usa. Breivik— che ha visitato spesso alcuni siti anti-jihadisti americani— potrebbe aver trovato sponde anche sul territorio americano”. Ma come vive la cultura norvegese questo dramma? Paolo Valentino ha intervistato a Oslo la scrittrice Asne Seierstad: “Ma quanto è diffuso il sentimento anti stranieri? «Molti norvegesi, forse la metà, sono convinti che gli immigrati musulmani sfruttino il sistema sociale, il welfare che abbiamo costruito pagando tante tasse e del quale siamo orgogliosi. Ed è vero che ci sono abusi: per esempio molte coppie islamiche divorziano, ma solo formalmente, perché una madre divorziata con figli prende un assegno mensile pari allo stipendio di un avvocato» . Il FrP ha imposto questi temi nell’agenda politica… «E i laburisti lo hanno seguito. Non tanto nella retorica, ma nella sostanza. La legge sull’immigrazione è già più severa che in passato. Per questo i giovani laburisti sono così critici contro il loro stesso partito e chiedono più apertura agli stranieri, più multiculturalismo e integrazione. Per questo Breivik ce l’aveva tanto con loro, che considerava agenti del nemico islamico» . Quali conseguenze avrà la strage di Utoya nel dibattito sull’immigrazione e sul movimento di estrema destra? «Dalle cose che ho sentito o letto, secondo me da oggi sarà più difficile esprimere opinioni violente, ferocemente xenofobe e cariche di odio. Chi sta nella zona grigia tra destra e ultradestra eviterà vergognandosi questi forum razzisti, capendo forse dove conducono. Quanto al FrP, la sua leader, Siv Jensen, ha detto che siamo tutti giovani laburisti in queste ore: mi è sembrato un bell’esempio»”. Interessante il commento di Fulvio Scaparro, che parte dalla prima, a proposito del lungo memoriale del killer: “Non riusciremo a evitare che altri casi del genere avvengano, ma possiamo ridurre la probabilità che essi si verifichino agendo per bonificare il terreno, familiare e collettivo, che favorisce questi attacchi agli esseri umani. Sappiamo o dovremmo sapere che le insicurezze personali legate a storie di solitudine, di abbandono, di mancanza di affetti, si possono trasformare in granitiche sicurezze indossando la corazza del pregiudizio, dell’integralismo e del fanatismo, tutti mali tra i più diffusi e pericolosi del nostro tempo”.

Foto notizia su LA REPUBBLICA sulla strage: “In aula il carnefice di Oslo «Due cellule mi hanno aiutato”. I servizi all’interno: ieri Anders Behring Breivik è andato in tribunale dove ha ripetuto le farneticazioni del suo memoriale. Ha ammesso i fatti ma si è dichiarato «non colpevole»: «era una strage necessaria, volevo dare un segnale forte per la salvezza dell’Europa contro l’invasione musulmana» ha ripetuto, facendo un riferimento all’aiuto ricevuto da due cellule. Si scopre che il primo obiettivo era l’ex premier laburista, Gro Harlem Brundtland che venerdì mattina si trovava sull’isola della strage. «Anche nella prima udienza», sottolinea Alberto Flores D’Arcais, «la Norvegia non viene meno ai principi e ai valori che fanno di questo paese uno dei più civili al mondo, che garantiscono i diritti dell’individuo, che se quest’ultimo è il peggiore criminale della sua storia recente». Diverso il parere del “parlamentare” Borghezio: secondo lui «il 100% delle idee di Breivik sono buone, in qualche caso ottime… le posizioni di Breivik collimano con quelle dei movimenti che in Europa oramai ovunque vincono le elezioni». Da Oslo, Giampaolo Cadalanu riferisce invece della mobilitazione di ieri: la Marcia delle rose, cui hanno partecipato 150mila persone. Molto arrabbiate ovviamente, si sono sfogate con insulti e minacce anche sul web dove i sono spuntati gruppi intitolati “Ti odiamo Anders Behring Breivik” (60mila adesioni). In appoggio l’intervista allo scrittore Thomas Enger: “I norvegesi reagiranno con umanità il nostro sistema giudiziario è forte”. «Non dovremo considerare il gesto di Breivik un atto politico. Mi sembra soltanto pura malvagità ammantata dalla retorica di un pazzo». Vale la pena a questo punto di citare L’amara di Michele Serrra: «Il brigatista rosso che spara alla nuca è un folle o un criminale politico? L’attentatore fascista che mette una bomba su un treno è un folle o un criminale politico?… Nessuno ha mai avuto dubbi in proposito: si tratta di crimini politici, con movente politico e scopo politico. E dunque non si capisce proprio… perché la mattanza di quasi cento ragazzi di sinistra per mano di uno schifoso fanatico di destra non debba essere inquadrata nella sua piena, ovvia natura di delitto politico». «Hitler era un pazzo? Certo, era anche un pazzo. Ma la pazzia che arriva al governo, e scatena la guerra globale e organizza lo sterminio, è politica allo stato puro. E si combatte con la politica».

Il GIORNALE dedica una pagina alla tragedia norvegese. “Il Killer: altre due cellule pronte a colpire” è il pezzo di apertura di Luciano Gulli. «“Sì,sono sta­to io”, ha ammesso Breivik di fronte al giudice Kim Heger, evocando in maniera obliqua la presenza di almeno altre due “cellule” di suoi confratelli in Europa, “ma non mi sento responsabile”. Convinto di aver fatto solo ciò che era “necessario” per fermare la stolida e acquiescente “alleanza marxista-islamica” responsabile del declino dell’Europa cristiana. E si scopre che Breivik era stato segnalato ai servizi di sicurezza norvegesi già a marzo. Matto per niente, forse, ma fanatico a tutto tondo, Anders è un compendio di molte cose. Nella sua testa c’è il mondo virtuale dei war games di ultima generazione, dove i nemici sono bestie schifose da eliminare urgentemente; c’è una società futuribile che è stata invasa da «alieni» che hanno le facce scurette e il velo di chi viene dal mondo arabo musulmano e trasformerà certamente l’Unione Europea in una “Eurabian Union”. C’è soprattutto l’eroismo temerario di Pietro l’Eremita, dei Crociati di Goffredo di Buglione, di Federico Barbarossa e dei Templari, che andavano a riscattare il Santo Sepolcro e a difendere i cristiani in Terra Santa. Breivik voleva mandare “un segnale forte”, colpendo i laburisti al potere e la loro voluttà “multiculturale”». Fiamma Nirenstein, in “Se il multiculturalismo ha fallito”, commenta. «La variabile dell’orribile assassino pazzo non l’avevo messa in conto, confesso; uno psicopatico stragista, un tipo che nessuna politica sociale avrebbe mai curato la sua sete di sangue.  Non mi convince nemmeno il lato oscuro delle società aperte di cui si è molto scritto citando la letteratura nordica: il lato oscuro di uno che cannoneggia ottanta ragazzini a sangue freddo sta nella sua testa, quale ne sia il contesto. Tutt’altra cosa è il terrorismo islamico, ormai ricco di una tradizione, di martiri, di convinzioni teoriche, di soldi, di organizzazione, di piani. Era logico, di fronte a un così grande attentato, pensarci. Ed ecco che il giornalista, messo di fronte a dati già scandagliati molte volte, è giunto a conclusioni poi rivelatesi errate ma che avevano molte ragioni di essere credute». A lato Feltri ribadisce, rispondendo ad una lettrice «profondamente turbata», i concetti espressi nell’editoriale di ieri sulla stranezza della mancanza di reazione da parte delle vittime di Utoya. 

IL MANIFESTO dedica la foto principale all’ultimo italiano ucciso in Afghanistan con il titolo a centro pagina “Cimitero afgano”, mentre subito sotto la testa il titolo è dedicato alla Norvegia “Una nuova strage in cerca d’autore. La nuova destra scandinava”, due le pagine interne (la 4 e la 5) affrontano il tema, in prima si segnalano due articoli, il primo “Centinaia di migliaia in piazza per dire basta all’islamofobia”, il secondo è sulla Svezia “Quando nel ’99 Stieg Larsson fotografava gli xenofobi nordici”. Sempre in prima pagina inizia l’editoriale di Fabrizio Tonello « La domanda da porsi in queste ore non è perché Anders Breivik ha fatto ciò che ha fatto, o come sia stato possibile che la tranquilla e tollerante Norvegia abbia cresciuto nel suo seno un killer a sangue freddo. Piuttosto occorre chiedersi come mai altri attentati simili a quelli di Oklaoma City nel 1995 non siano accaduti prima (…) Certo l’assenza di attentati nelle altre capitali scandinave non è prova dell’efficienza delle loro polizie e dei loro servizi segreti, che se non condividono le idee dei neonazisti danno però prova di una singolare pigrizia nel combatterli (….)» e poi ancora scrive «(…) È il linguaggio dell’estrema destra (pudicamente definita “conservatori”) che pencola verso il basso della scala sociale, trasmesso dai capitan Fracassa dei talk show: Daniela Santanché o Mario Borghezio in Italia, Glenn Beck o Rush Limbaugh negli Stati Uniti (…) il linguaggio della destra, in tutto il mondo, è diventato fascistoide almeno dal 1980, con l’elezione di Ronald Reagan, che parlava volentieri di “impero del Male”, di “giorno del Giudizio” e di “scontro finale” (…) Questo scivolamento semantico si nutriva della timidezza dei democratici americani e dei socialdemocratici europei (…) I risultati erano i successi della Fox negli Stati Uniti, dei tabloid di Murdoch in Gran Bretagna, di Libero e del Giornale (in versione Feltri) in Italia» e continua «(…) Naturalmente, i politici come George W. Bush o Silvio Berlusconi si sono sempre ben guardati dal trarre le conseguenze dei loro discorsi e, al contrario, hanno regolarmente invitato i cittadini a continuare nelle loro abitudini di shopping, di vacanza, di intrattenimento (…)». Ma «Negli anfratti di una società sempre più inquieta, tuttavia, rimangono parecchie persone che credono a ciò che sentono o a ciò che leggono, che trasformano  le loro esperienze in aggressività e che vedono nel nemico islamico un’occasione per dare un senso alla propria vita» e  va a concludere facendo un parallelo tra Breivik e gli autori di altri attacchi “interni” che «(…) scelgono di attaccare i loro governi. Invece di arruolarsi in Afghanistan, rivolgono  la loro violenza contro i simboli politici del loro stesso Paese: perché? La risposta è che, prendendo sul serio la retorica delle crociate, si ribellano contro la passività e l’inettitudine dei governi che le predicano. Vogliono compiere azioni spettacolari che “risveglino” i cittadini e li spingano a mobilitarsi (…)» e conclude «(…) il risentimento nei confronti di una finanza internazionale impazzita, che tratta i governi come le proprie donne delle pulizie, è tutt’altro che confinato ai gruppi di skinhead o di neonazisti: tutti i partiti xenofobi europei hanno avuto performance elettorali spettacolari negli ultimi anni (…) Questo è il motivo per cui l’attentato di venerdì era perfettamente prevedibile, un crimine che attendeva solo il suo autore per realizzarsi».

Per il SOLE 24 ORE la tragedia norvegese oggi vale un breve richiamo in prima (“Il fanatico di Oslo: sono a capo di una rete”) e un pezzo in apertura di pag 13 sotto il titolo “Il folle di Oslo: non sono solo”. Secondo il servizio la polizia potrebbe aver arrestato a Breslavia in Polonia un uomo sospettato di essere coinvolto nell’attacco di Oslo, inoltre, lo dice il sito della televisione Nrk, Breivik era già stato segnalato ai servizi di sicurezza a marzo per aver acquistato prodotti chimici in Polonia. 

ITALIA OGGI ospita il commento di Piero Laporta: «Come sarebbe bello poter contare su un’idea o mandante per spiegarci l’eccidio norvegese. Breivik è purtroppo anche nostro figlio, padre, fratello. È peculiare al mondo come l’aria, l’acqua, la malattia e la morte. Nonostante il farneticante cristianesimo  di Breivik, quanto più si acuiscono i drammi collettivi, tanto più il campo si divide fra chi crede e chi nega che l’unico antidoto alle contrapposizioni cruente sia il cristianesimo che non dichiara guerra a nessuno e  è unicamente un invito, nondimeno rifiutato o come in questo caso inquinato con volgarità. Non possiamo sapere quanti Breivik  vi sono  nelle nostre famiglie ma certamente sono tanti quanto ne merita il nostro codardo ossequio all’illuminismo, madre e padre  dello Stato di polizia, di tutte le dittature, dei gulag e dei lager, maestro di tanti  che hanno fatto da maestri in questi anni, nonno perverso e diabolico di Anders Behering Breivik e dittatore del pensiero unico omologato che ci fa sbranare gli uni con gli altri».  La rubrica digitale extra-terrestre è dedicato a Breivik. Massimo Tosti scrive: «Non c’è dubbio  che i criminali siano stimolati  nelle loro azioni dalla lugubre aspirazione a conquistare  proseliti contando sull’eco mediatica che esse provocano. Preparano il terreno lasciando i loro messaggi sul web. I cattivi maestri fanno proseliti in ragione dello spazio dedicato ai loro proclami. Le censure sono inaccettabili, ma una riflessione è indispensabile». 
 
AVVENIRE apre con il titolo a tutta pagina «Non l’ho fatto da solo» e dedica al killer di Oslo anche l’editoriale di Carlo Cardia “La superbia e l’oblio”. Dopo aver parlato dello «spaesamento di tutti noi, increduli, privi di spiegazione per quanto avvenuto», Cardia conclude così: «Colpisce nella vicenda di Behring Breivik quel suo correre tra i più diversi autori, Stuart Mill, Kafka, Orwell, senza costrutto, coerenza, sforzo di riflessione, con una mente che vaga nel vuoto, spinta solo da una volontà di autoaffermazione che schiaccia gli altri, come numeri da cancellare a piacimento. Ci imbattiamo in una sorta di desertificazione della coscienza che, unita a ideologie razziste o fondamentaliste e a fascinazioni esoteriche, supera ogni confine, convince che la “verità” da cui si è abbacinati si possa imporre con ogni mezzo, anche il più aberrante. Quando si cancella dall’orizzonte cognitivo l’idea di Dio, il carattere ontologico e strutturale della sua legge, si corrode lentamente un substrato etico essenziale per la formazione della persona, della sua sostanza umana. Il prezzo che si paga per la dimenticanza di Dio spesso appare a distanza, ma è molto pesante». A pagina 4 AVVENIRE intervista il vescovo di Oslo, Markus Bernt Eidsvig, che commenta: «Il buio è dovunque, ma è alla luce che dobbiamo guardare. La strage resterà un segno indelebile, per tutta la vita, non soltanto per i sopravvissuti, ma per tutti i cittadini norvegesi». «Quella di Breivik», dice il vescovo che dal 2005 regge la diocesi cattolica di Oslo, 23 parrocchie per 75mila fedeli, «è certamente una personalità confusa, i cui incubi sono insondabili. Eppure per un giorno ha incarnato il male, il male assoluto» e aggiunge: «Qualcosa forse cambierà. La sicurezza, probabilmente, ci saranno delle limitazioni alla libertà individuale, è fatale». A pagina 5 il racconto della prima udienza in aula in cui Breivik ha annunciato di avere dei complici e un articoo sul suo diario di 1.500 pagine. Un taglio basso riporta le parole di un compagno di lieceo: «Era un tipo timido e introverso, poi fece una plastica per essere più virile». A pagina 6, infine, l’inviato Giorgio Ferrari ripercorre le tappe sulla strada dell’orrore: la casa del killer, la sede del suo partito e l’isola della strage e scrive: « Una società aperta e tollerante si chiede che cosa abbia “nutrito” la follia di Breivik… Nella sede della formazione “Fremskrittspartiet” prendono le distanze: “Sì era nostro iscritto, ma per lui eravamo troppo a sinistra”».

“Il killer: non ho agito da solo” titola in prima pagina LA STAMPA. Gli articoli delle prime pagine, tutti dalla Norvegia, si concludono con un primo piano fotografico dal lutto collettivo presso la cattedrale di Oslo: “Contro l’odio la marcia delle rose”: «Ci sono lo sconfinato sgomento e la tenacia nella vita nella galleria di immagini che, come attraverso una serie di onde, trasformano l’eco esplosiva del massacro in una “marcia delle rose”» è il commento a questi scatti. «Ieri, alla cattedrale di Oslo, attraverso i gesti dei bambini, le foto deposte, le scritte lasciate tra i colori di erba e petali, la folla ha traghettato nella forza della condivisione l’atroce solitudine di fronte allo scempio dei corpi e della ragione».

E inoltre sui giornali di oggi:

MIGRANTI
IL MANIFESTO – Richiamo nella parte bassa della prima pagina per l’iniziativa “LasciateCIEntrare”. “Parlamentari e giornalisti contro il divieto di accesso ai Cie” recita il richiamo che rinvia alla pagina 8 che si apre con l’articolo “I Cie, quei luoghi fuorilegge”. Ad aprire l’articolo una frase di Furio Colombo a Ponte Gallera al termine della visita di due ore condotta all’interno del Cie con alcuni parlamentari: «Questo  posto è un monumento alla violazione della Costituzione». L’articolo si conclude osservando che «(…) Tutti d’accordo sulle critiche all’inasprimento della legislazione sull’immigrazione introdotto dall’attuale governo e dal ministro degli interni Roberto Maroni. Ma su un punto i parlamentari dell’opposizione non arrivano a esporsi fino in fondo: quello dell’eventuale chiusura dei Cie in quanto tali. “Noi combattiamo il modo in cui sono gestiti questi centri. Così come sono non hanno ragione di esistere, sono solo strutture detentive”, ha detto Liva Turco (…)»

LA REPUBBLICA – “«Sì ai matrimoni con i clandestini» la Corte smonta il pacchetto-sicurezza”. Un altro pezzo del pacchetto sicurezza cade: per la Consulta uno straniero senza permesso di soggiorno può convolare a nozze con un cittadino italiano. È il tribunale di Catania che ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sulla base di una richiesta matrimoniale di una donna italiana e un uomo marocchino e irregolare. Scrive la Corte: «i diritti inviolabili, di cui all’articolo 2 della Costituzione, spettano ai singoli non in quanto partecipi di una determinata comunità politica, ma in quanto esseri umani».

AFRICA
AVVENIRE – Si parla a pagina 9 dell’emergenza nel Corno d’Africa e il giornale annuncia che oggi parte finalmente il ponte aereo con gli aiuti: «Il summit di ieri alla Fao ha dovuto ammettere il fallimento nella strategia di lotta alla fame nei Paesi in via di sviluppo. Entro il 15 settembre verrà lanciato un nuovo sistema di informazione sui prezzi del cibo per evitare speculazioni. La Banca mondiale ha stanziato 500 milioni di dollari che si accompagnano ai 100 promessi dall’Ue». Un articolo dal Kenya racconta “L’attesa infinita dei profughi : 35mila alle porte di Dadaab”.

LA STAMPA – “Il grido della Fao: ‘Senza aiuti rapidi sarà un massacro’”. Per fermare la strage per fame nel Corno D’Africa la Fao stima che servano 1,6 miliardi di dollari nei prossimi sei mesi, 120 milioni per i soccorsi urgentissimi. Il summit di emergenza che si è svolto ieri a Roma presso la Fao, voluto dalla presidenza francese del G20, in realtà ha avuto un valore soprattutto politico, scrive LA STAMPA. Determinante per capire se si passerà dalle parole ai fatti sarà il vertice di domani a Nairobi dei Paesi donatori.

SCOUT
AVVENIRE – “Dalla Svezia la voce del mondo scout” è il titolo dell’articolo che Avvenire dedica a pagina 3 al raduno mondiale degli scout da domani al 7 agosto: 38mila i partecipanti di 150 nazioni riuniti in un’esperienza coinvolgente di amicizia e condivisione.

USA
SOLE 24 ORE – il corrispondente Mario Platero firma un’interessante analisi dello stallo americano sul debito. Scrive Platero: «Ma questa volta è diverso. Il bivio è molto ben indicato, perché se l’America non rischia il default, rischia a breve il downgrading per un mancato accordo credibile sulla riduzione del disavanzo pubblico e del rapporto debito/Pil che sarà già alla fine di quest’anno del 102%. Quando il downgrading arriverà – e in questa condizione di paralisi politica si tratta solo di tempo – saremo alla fine di un mito: per la prima volta il rischio America, percepito da sempre come l’investimento «of last resort», sarà vulnerabile. E di questi tempi entrare in territorio inesplorato è altamente pericoloso. Da ieri infatti il mercato ha cominciato a percepire i primi segnali di una visione più chiara della posta in gioco sul fronte disavanzo: se non si farà qualcosa di credibile, il rischio è che per il 2012 si arrivi a un rapporto già del 110%. Un percorso esplosivo. E c’è già chi parla attorno all’annuncio di una possibile riduzione dei valori dei buoni decennali fra i 100 e i 200 punti in un sol giorno. Fatto rarissimo se dovesse davvero verificarsi. L’oro, l’abbiamo visto sempre ieri, è di nuovo in corsa su nuovi record. La Borsa in ribasso. Il dollaro si è indebolito sull’euro. Il credit default swap sugli Usa è diventato più caro di quello indonesiano, forse perché è un mercato molto modesto. Ma in un clima di fragilità psicologica anche questo non aiuta». 

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