Sostenibilità

Oro blu? Un business che non c’è

Parla un manager delle multinazionali idriche.

di Giampaolo Cerri

I no global stiano tranquilli: il business dell?acqua non esiste”, a dirlo è il numero uno in Italia della conglomerata anglotedesca Times Water-Rwe Aqua. Raffaele Tiscar, country manager italiano, sostiene che la teoria dell??oro blu? non sta in piedi. “I casi di Atlanta, Manila, Buenos Aires certificano che non è così”.
Vita: Privatizzazione addio?
Raffaele Tiscar: Non c?è da stare allegri. La privatizzazione nasce perché è richiesta una maggiore efficienza nella gestione dei servizi. Oggi, dati alla mano, il privato gestisce in maniera più efficiente le risorse idriche. Non è un dogma di fede, ma è così.
Vita: Nel Sud del mondo però…
Tiscar: Soprattutto nel Sud, dove c?è da portare l?acqua a chi non l?aveva o a gestirla senza perdite o sprechi. Pubblico o privato, comunque, il costo rimane: che lo si copra con una tariffa o con le tasse dei cittadini. Chi può pagare i costi nel Sud? I governi? La Banca mondiale? Cacciamo le multinazionali ma la questione rimane.
Vita: Le big se ne vanno da sole…
Tiscar: Lasciano perché i costi di gestione sono elevatissimi e la tariffa non può assolutamente crescere: una stretta mortale. Ad Atlanta, nella grande America, Ondeo ha speso 80 milioni di dollari per rifare la rete idrica e, quando il Comune si è rifiutato di pagarli, se ne è andata.
Vita: Una débacle economica?
Tiscar: Parlano i numeri. Vivendi è indebitata per 25 miliardi di euro e perde 10 milioni nel 2002, Ondeo (ex Lyonnaise des Eaux) per 27 con un deficit di 800 milioni, Rwe per altrettanti ,anche se chiude con un piccolo utile. E i titoli, in Borsa, sono a pezzi.
Vita: Qual è lo scenario, allora?
Tiscar: Le grandi compagnie si disimpegneranno dai contesti dove non c?è margine economico per operare. Ma questo vorrà dire che la gestione continuerà ad essere disastrosa e non dimentichiamoci: l?acqua non è inesauribile. Il risultato sarà che, purtroppo, chi non ha l?acqua continuerà a non averla.

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