Le sfide del back to school/4
Orientare? No, orientarsi
La novità di quest'anno è il docente orientatore. Ma l'orientamento non è "orientare", sono i ragazzi che devono orientar-si. Il compito degli adulti? Mostrare possibilità di destino, far venire idee che altrimenti non sarebbero mai nate: più vita c'è, più idee verranno. Sarà la scelta giusta? Lo dirà solo il tempo
Orientamento, se ne parla tanto di questi tempi e se ne parlerà sempre di più in futuro, anche grazie alle linee guida promulgate dal ministero dell’Istruzione e del Merito a fine 2022. È stata infatti disposta l’attivazione per le scuole secondarie di I grado, a partire da questo anno scolastico, di moduli di orientamento formativo degli studenti di almeno 30 ore per anno, anche extra curriculari, in tutte le classi, mentre per le secondarie di II grado sempre moduli di almeno 30 ore, anche extra curricolari nelle classi prime e seconde, ma curriculari nell’ultimo triennio.
Si offre quindi un’importante occasione di riflettere sul lemma stesso, “orientamento”. Personalmente, ritengo che sarebbe meglio non orientare nessuno. Dietro al cosiddetto orientamento può infatti nascondersi il rischio di una manipolazione, di un convincimento e di un indirizzamento dell’altro verso un certo percorso, ritenuto il migliore, il più efficace, quello con più chance di successo, sempre ovviamente secondo determinate categorie di pensiero. Ciò che in realtà va offerto a un giovane è l’aiuto a orientar-si. La differenza risiede tutta nella particella riflessiva. Genitori, insegnanti, educatori sono infatti sì indispensabili alleati nella scelta del futuro scolastico e professionale, ma è necessario che il principale attore di essa rimanga sempre il giovane. È infatti lui, in primis, che deve trovare la strada: anzi, deve costruirsi la sua proprio strada.
Ritengo che sarebbe meglio non orientare nessuno. Ciò che in realtà va offerto a un giovane è l’aiuto a orientar-si. Il principale attore deve essere il giovane
Luigi Ballerini, orientatore e scrittore per ragazzi
La strada? Non va trovata, ma costruita
Anche quest’idea così diffusa per cui esisterebbe una strada già scritta “da scovare” merita una revisione critica. Non esiste infatti alcun percorso predeterminato, ma continui bivi che portano in direzioni diverse rispetto ai quali operare quella singola scelta che a sua volta determina i passi successivi. Il tempo verbale dell’orientamento più che il futuro semplice, come si tende a reputare, è in realtà il futuro anteriore: potremo dire che sarà stata la strada giusta, saranno state le scelte giuste solo alla prova dei fatti.
Orientar-si, quindi, per costruirsi la propria strada. Ogni buon percorso di orientamento mira proprio a questo: a far sì che la ragazza e il ragazzo stesso si orientino, che siano i pieni protagonisti, che abbiano parte attiva. Per questo occorrerebbe ripensare criticamente anche al ruolo che le linee guida ministeriali attribuiscono al cosiddetto tutor nelle scuole, a esso infatti viene assegnato il compito di «costituirsi “consigliere” delle famiglie, nei momenti di scelta dei percorsi formativi e/o delle prospettive professionali, anche alla luce dei dati territoriali e nazionali». Vero, la scuola fornisce un consiglio orientativo al termine del percorso e nel documento stesso del ministero il termine consigliere compare fra virgolette, tuttavia è bene evitare la confusione al riguardo: orientare un giovane non è tanto dargli dei consigli, quanto aiutarlo a conoscere se stesso, identificare il panorama delle scelte che può operare e prefigurarne i possibili destini per sé. A noi adulti toccano le mosse per favorire un tale processo.
Le linee guida ministeriali attribuiscono al cosiddetto tutor orientatore il compito di essere un “consigliere” per le famiglie. Ma orientare un giovane non è dargli dei consigli, quanto aiutarlo a conoscere se stesso e a prefigurare possibili destini per sé
Luigi Ballerini
Tutto parte, quindi, da una più profonda conoscenza di sé: punti di forza e di debolezza, aspettative e paure, slanci e timori, attitudini e desideri, conoscenze e limiti. Stare al dato di realtà permette ad esempio di sapere con quali dotazioni o mancanze si sta per intraprendere la nuova avventura, in modo da pianificare con realismo eventuali azioni correttive che possano favorire il successo dell’impresa. Un atteggiamento di ascolto attivo, privo di pregiudizi, non giudicante e desideroso di conoscere realmente l’altro in tutti i suoi aspetti, in modo che nel raccontarsi lui stesso si conosca un po’ di più, è l’attitudine ineludibile per chi si propone come orientatore.
Conosci te stesso, conosci le possibilità del territorio
Ma, ovviamente, non basta. Occorre anche essere conoscitori dei diversi e molteplici percorsi che possono aprirsi a ogni bivio della vita. Pensiamo al percorso di orientamento negli studi e verso la professione: sia che il soggetto sia in uscita dalla secondaria di I o di II grado sia dall’università è indispensabile che chi svolge la funzione di orientatore conosca bene quegli snodi di vita e possa offrire il panorama informativo più esaustivo possibile delle scelte esistenti. Ad esempio non solo università in uscita dai licei, ma anche Its e Servizio civile, così come non solo o necessariamente lavoro in uscita da tecnici o professionali, ma anche università. Certi vecchi stereotipi sono ancora lenti a sparire e permangono nel sentire comune come fattori di interferenza nella scelta. Il percorso di orientamento invece è anche questo, far venire idee che altrimenti non sarebbero mai nate, sia per accettarle nel caso si configurino come adeguate alla persona sia per scartarle con piena consapevolezza.
Il percorso di orientamento è anche far venire idee che altrimenti non sarebbero mai nate
Luigi Ballerini
Gli insegnanti e l’orientamento
Nonostante esistano figure che vengono investite di questo ruolo, è fondamentale che ogni singolo docente abbia consapevolezza della sua funzione orientativa. L’orientamento è infatti responsabilità di ogni insegnante, in ogni ora di lezione in classe fin dal primo giorno di scuola. La didattica è già, o dovrebbe essere, orientativa e l’intero percorso di apprendimento lo è a pieno titolo.
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Direi di più, sarebbe un errore pensare che l’orientamento accada solo a scuola. Certo l’ambito scolastico è privilegiato, ma in realtà è la vita che orienta. E allora più vita c’è, più idee verranno. È pertanto indispensabile che l’orizzonte sia il più aperto possibile sulla realtà. Canzoni, serie tv, film, romanzi, chiacchierate con pari e adulti, mostre, concerti, video, sport, tutto concorre a farsi un’idea di chi vorrei, o non vorrei, diventare, di che cosa mi piacerebbe, o non mi piacerebbe, coltivare negli studi e nella professione futura.
È un errore pensare che l’orientamento accada solo a scuola. Certo l’ambito scolastico è privilegiato, ma in realtà è la vita che orienta. E allora più vita c’è, più idee verranno
Luigi Ballerini
Esiste comunque un prerequisito per ogni adulto che desidera sostenere un giovane nelle scelte, ed è la stima per il pensiero del giovane, la certezza che il soggetto resta sempre competente, anche quando ci appare insicuro e incerto, bisognoso di sostegno. Ci aiuterà a non sostituirci a lui, ma a favorire in ogni modo quella libera scelta che nasce dalla conoscenza di sé e della possibile offerta.
E se sbaglio?
Che il timore di sbagliare, poi, non inchiodi o paralizzi: un percorso di orientamento ben fatto contempla sempre l’ipotesi di un ri-orientamento fatto a tempo e modi dovuti qualora gli esiti, alla prova dei fatti, non siano quelli attesi. Non si tratterà nel caso di un fallimento, idea che blocca e inibisce pensiero e azione, ma semmai di un insuccesso. Certo, dobbiamo fare di tutto per evitarlo, ma anche qualora accadesse si porrà la sfida del rilancio, della ripartenza con un di più di consapevolezza che prima non c’era.
La serie “Back to school – Le sfide”
Questo articolo fa parte di una serie di riflessioni sulle sfide che attendono la scuola nell’anno scolastico che sta per iniziare. Abbiamo già affrontato il tema dell’intelligenza artificiale con Aluisi Tosolini, con alcuni dirigenti abbiamo cercato di capire come parlare ai ragazzi delle violenze avvenute in questa fine estate e insieme a Marco Rossi-Doria abbiamo parlato di come ci sia consenso sul fatto che la lotta alla dispersione scolastica è una priorità per il Paese… ma il diavolo si nasconde nei dettagli. Le prossime puntate sono:
– L’educazione all’affettività e alle relazioni, con Enrico Galiano
– La qualità dell’inclusione scolastica, con Roberto Speziale
*Luigi Ballerini è orientatore e scrittore per giovani
Foto di Einar Storsul su Unsplash
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