Famiglia

Orfanotrofi addio. E’ scoccata l’ora x

Minori. Entro quest’anno non ci dovranno più essere bambini negli istituti

di Benedetta Verrini

«Il ricovero in istituto deve essere superato entro il 31 dicembre 2006». La legge 149, che nel 2001 ha rivoluzionato il sistema delle adozioni fondando il «diritto del minore a una famiglia», si era data un margine di cinque anni. Adesso l?ora X è vicina.

Il 2006 è l?anno in cui la vecchia istituzione dell?orfanotrofio dovrà sparire dal suolo italiano. Nell?immaginario collettivo, dunque, il 31 dicembre si apriranno i cancelli di sinistri collegi e i bambini fuggiranno dalle camerate ottocentesche, da corridoi saturi di disinfettante per correre tra le braccia di sorridenti famiglie provviste di villette con giardino.

Ma la realtà non è sempre come ce la immaginiamo. Lo sa bene Ermenegildo Ciccotti, coordinatore del Centro di documentazione e analisi per l?infanzia e l?adolescenza dell?Istituto degli Innocenti di Firenze, che a fine febbraio presenterà la rilevazione complessiva dei ?minori fuori dalla famiglia? in Italia.

La carica dei 30mila
Una fotografia che, già dalle anticipazioni, presenta un quadro numericamente e qualitativamente complesso. «La nostra ricerca è in fase di completamento», spiega, «perché solo 16 su 21 Regioni hanno finora risposto ai nostri questionari, ma si può fare una stima complessiva di circa 30-32mila minori fuori dalla famiglia».

Di questi, oltre 11mila si trovano in affidamento familiare «che, con nostro stupore», prosegue Ciccotti, «ha conosciuto una crescita del 46% rispetto al 1999». Evidentemente il processo di trasformazione imposto dalla legge e la maggiore diffusione dell?affido hanno dato i loro frutti. Circa 19mila ragazzi, comunque, restano presso strutture residenziali (in calo rispetto al 99, quando erano oltre 28mila). E qui torniamo al conflitto tra immaginario e realtà. Chi sono questi ?minori?? E cosa sono queste ?strutture residenziali?? «Si tratta, per la maggior parte, di bambini e ragazzi non adottabili», precisa Ciccotti. «Nella nostra ultima indagine sugli istituti, abbiamo visto che l?80% di loro riceveva visite e contatti periodici da parte dei genitori o dei familiari. Sono in progressivo aumento anche i minori stranieri, che già nel 2002 erano circa un migliaio, ospitati nei Centri per immigrati».
Stranieri o italiani, questi sono figli di storie complesse, intersecate da provvedimenti giudiziari o segnate dalla malattia, dalla violenza o dal disagio dei genitori, che non sempre le famiglie affidatarie possono assorbire.

Ristrutturati sì, ma come?
Non a caso, per molti di loro il presidio residenziale è l?àncora di salvezza: le tipologie attualmente esistenti sono le comunità di tipo familiare e le comunità di tipo educativo (che hanno una capienza massima di 6 minori), gli istituti (la cui capienza fissata, in questa transizione, è di 12 minori), le comunità di pronta accoglienza. Posto che la differenziazione non è sempre omogenea da regione a regione, secondo l?Istituto degli Innocenti delle 2.633 strutture censite nel 2003, con una capienza potenziale di 5mila minori, 215 erano istituti nel senso tradizionale del termine.

«è più che possibile che al 31 dicembre questi saranno chiusi o definitivamente ristrutturati», commenta Ciccotti, «ma ciò non dice nulla sulla qualità della ristrutturazione. è previsto, da parte nostra, l?avvio di una verifica nel corso dell?anno e una mappatura della modalità di certificazione delle strutture».

Detto questo, «la totale chiusura delle comunità residenziali a favore della soluzione dell?affidamento per tutti i minori fuori dalla famiglia oggi non è né realistica né possibile», avverte.

Servizi per l?affido in rete
«La legge 149 ha avviato un percorso, una vera rivoluzione, imponendo prima di tutto il sostegno della famiglia d?origine, poi l?affido e infine, come estrema ratio, la struttura residenziale. è un meccanismo positivo ma difficile, ha bisogno di tempo per prendere forza e radicarsi in realtà territoriali in cui l?orfanotrofio ha rappresentato per decenni un presidio di grande valore per la comunità».

In fondo, proprio le regioni che storicamente hanno avuto una significativa presenza di orfanotrofi, come Sicilia e Calabria, hanno visto in questi anni un enorme aumento della pratica dell?affido familiare (oltre il 100% in più, insieme alla Toscana).

I prossimi traguardi, non solo per «fare uscire i bambini dagli istituti», ma soprattutto per sapere «dove vanno i bambini», avverte Ciccotti, sono «l?istituzione in ogni regione di un albo o registro delle comunità di accoglienza e una rete organica dei servizi per l?affido. Basti pensare che, attualmente, a fronte di un così grande numero di minori fuori dalla famiglia, solo poche Regioni hanno servizi sociali specializzati per l?affido, preposti a seguire esclusivamente la situazione di ciascun minore, e di gestirlo tra affidamento e presidi d?accoglienza».

Questo passaggio, oltre che aiutare la presa in carico dei bambini, «aiuterebbe ad avere un flusso costante e omogeneo dei dati sui minori in tutto il territorio nazionale». E di conoscere, finalmente, queste 30mila storie, una per una. Alla larga dagli incubi e dalle utopie.

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