Salute

Orfani dell’Aids star del film di kiarostami

Per dieci giorni, il regista iraniano ha vissuto con mille giovani vittime del virus. Le loro storie, filmate in digitale, sono diventate Abc Africa, documentario con fine sociale

di Antonio Autieri

Un altro grande regista iraniano in trasferta per raccontare al mondo una situazione drammatica, se non tragica. Dopo l?enorme successo di Mohsen Makhmalbaf con Viaggio a Kandahar, esce in Italia ABC Africa (a fine novembre nei cinema). È diretto, appunto, da un altro maestro che viene dall?Iran, quell?Abbas Kiarostami ormai ben noto alle platee italiane e internazionali dopo film come Sotto gli ulivi e Il vento ci porterà via, vincitori di molti premi in tutto il mondo. Questo documentario sull?Aids, girato in Uganda, gli è stato commissionato dall?Ifad-International fund for agricultural development, ovvero il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo delle Nazioni unite. All?inizio del 2000, Kiarostami riceve la proposta di girare un documentario sul tema degli orfani ugandesi, i cui genitori sono morti per il terribile virus. Nel marzo 2000, Kiarostami visita con un suo operatore il centro dell?Uweso, l?organizzazione delle donne ugandesi per salvare gli orfani: armati di telecamere digitali, i due catturano i volti di un migliaio di piccoli orfani, soli al mondo dopo la morte dei genitori. In dieci giorni, riescono a incontrare e parlare, veder ridere e piangere, registrare la musica e il silenzio, assistere alla vita e alla morte? Ne è scaturita una grande testimonianza di reazione alla sofferenza e alla malattia da parte di uno spicchio d?Africa che al festival di Cannes, dove il film era presentato come evento speciale, ha commosso tutti. Così il celebrato autore di tanti capolavori racconta l?esperienza di Abc Africa: «Le riprese con le telecamere digitali, in quei dieci giorni, dovevano costituire solo gli appunti, non pensavamo fossero sufficienti per fare un film. E invece è quello che è successo. Anche quando le cose erano preparate in anticipo, la realtà ha costantemente superato la finzione. Ho sempre creduto che l?immagine della sofferenza debba essere mostrata senza essere trasferita su colui che guarda. La telecamera è un osservatore fedele e corretto, un testimone del dolore». L?Ifad, committente del film, è una struttura creata nel 1977 per aiutare le popolazioni rurali più povere dei Paesi in via di sviluppo. La maggior parte dei prestiti sono accordati a nazioni a basso reddito, a condizioni particolarmente favorevoli: possibilità di rimborsare il debito in 40 anni e di differire il pagamento per 10 e commissione di servizio ridotta allo 0,75% annuo. Quando ottiene l?incarico per questo progetto, il regista iraniano non conosce la situazione ugandese. Ecco un passo della lettera d?incarico consegnatagli prima del viaggio nel paese africano: «La brutalità della lunga tensione civile e il flagello dell?Aids hanno lasciato l?Uganda con circa un milione e 600mila bambini e adolescenti privi di uno o di entrambi i genitori. Circa 10mila orfani hanno finora beneficiato del programma Uweso. Noi speriamo di sensibilizzare la gente nel mondo sulle dimensioni devastanti di questa tragedia, attraverso l?opera di uno dei più grandi registi del mondo». Un compito difficile, ma che Abc Africa ha la possibilità di assolvere in pieno.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA