Politica

Ore cruciali per la battaglia sugli F-35

Arriva alla Camera la mozione a firma di Giulio Marcon che chiede al Governo il blocco dell'acquisto dei cacciabombardieri: Rete disarmo è in sit in fuori dal Parlamento, mentre nel Pd aumentano a sorpresa i contrari alla spesa. Voto (forse) domani

di Daniele Biella

“Ora i politici non possono più prendere tempo: è ora di schierarsi, a favore o contro l’acquisto dei cacciabombardieri F-35”. È netto Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il disarmo, e il motivo è presto detto: tra oggi e domani viene discussa alla Camera dei deputati una mozione presentata da Giulio Marcon (ora parlamentare di Sel, prima portavoce della Campagna Sbilanciamoci!) che chiede al governo italiano di imporre lo stop al programma di acquisizione di 91 Joint strike fighter (per un costo, quasi certamente per difetto, di 13 miliardi di euro), aerei da guerra di ultima generazione 'sponsorizzati' dagli Stati uniti, maggior acquirente, ma che negli ultimi mesi, a causa dell’alto costo rispetto ai presunti benefici soprattutto in tempi di crisi, sono oggetto di ripensamenti da parte di molti Stati che li avevano ordinati.

In queste ore, dalle 18 di lunedì 24 giugno, Rete disarmo è in presidio davanti alla Camera per sollecitare i parlamentari a prendere posizione: decine di loro l’hanno già fatto, ma i numeri per ora non bastano per l’eventuale approvazione della mozione, prevista per domani o al massimo mercoledì. Da Sinistra e libertà (36) e Movimento 5 Stelle (108) arrivano gran parte delle adesioni. “E’ chiaro che non ce la si fa, senza un cambio di opinione della maggior parte del Pdl e del Pd, del quale per ora solo in 16 hanno firmato la mozione Marcon (tra questi Pippo Civati, candidato alla segreteria, che aveva preso posizione in un’intervista a Vita.it, ndr). Ma siamo oggi al momento più importante per la campagna No F-35 e le sorprese possono accadere”, spiega Vignarca, “così come l’eventuale presentazione di una mozione più ‘leggera’ ma comunque intenzionata a riformulare l’acquisto, che in quel caso avrebbe il consenso di buona parte dell’aula”.

Ad ogni modo, “la nostra mobilitazione, che sul sito disarmo.org sta raccogliendo centinaia di adesioni ogni giorno, continua fino in fondo”, aggiunge il coordinatore di Rete disarmo, “anche perché negli ultimi tempi alcuni stati come il Canada hanno bloccato il loro programma d’acquisto e proprio in questi giorni gli Stati uniti hanno trovato ulteriori problemi nella messa a punti dei caccia, e un conseguente aumento dei costi”. In Italia, invece, sembra che si stia pensando ad aumentare la flotta di quattro unità: “anche da questa decisione, se diventerà effettiva o meno, si vedrà che posizione prenderà il nostro governo”. E quale sarà la conseguente reazione dell’opinione pubblica, che nella morsa della crisi è sempre più contraria a finanziare, con le proprie tasse, le spese militari, in particolare per comprare costosissimi aerei da guerra in tempi di pace.


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