Bracconaggio, catture illegali, deforestazione. Due animali simbolo entrano nella categoria dei più minacciati. E quindi sotto tutela WWFUno sguardo insolito sulla Cina e la sua condizione ecologica. Rainmakers sarà presentato al 5° Festival internazionale del Film di Roma (28 ottobre – 5 novembre, il WWF sarà presente con un premio «Per la biodiversità» trasversale a tutte le sezioni in concorso) nella sezione L’Altro Cinema Extra. Il regista olandese Floris-Jan van Luyn racconta il suo percorso a ostacoli nella Terra di Mezzo, guidato dal coraggio di quattro attivisti cinesi.
Da Earth a The Day After Tomorrow o The Age of Stupid il cinema sta diventando uno strumento di sensibilizzazione sui temi ambientali?
Come regista ho voluto innanzitutto fare un prodotto cinematograficamente bello. Che raccontasse una storia reale, e Rainmakers è certamente un film sui problemi ambientali in Cina, ma con qualcosa di più. Avrei potuto usare più dati e numeri, ma questo lascia le storie molto distanti. È l’aspetto umano che m’interessa, e che forse aiuta davvero le persone a diventare più consapevoli.
La Cina sta vivendo grandi aspettative di sviluppo economico assieme a profonde ferite ecologiche. Qual è il messaggio che vuole dare?
I riflettori del mondo sono puntati solo su certi settori dello sviluppo cinese. Io ho voluto concentrarmi sulla sua enorme periferia, dove credo risieda il cuore del problema: i governi locali sono sede di molto potere e molto abuso, che il governo centrale non è in grado di risolvere. Rainmakers mostra la battaglia di quattro attivisti civili (anche se sono più degli attivisti per caso) contro governi locali corrotti, e al contempo la loro fiducia nel governo centrale, come se le due cose fossero entità separate. La Cina è ancora in gran parte uno Stato totalitario, e nessuno vuole rischiare la propria libertà per un fiume maleodorante, un pesce morto o dell’aria insalubre. Eppure c’è chi ha ancora il coraggio delle sue azioni, anche sapendo che i risultati saranno incerti per molti anni a venire.
Moderni Don Chisciotte. Crede che l’impegno individuale sia importante nella nostra società?
Il pastore mongolo Nasen ricorda molto Don Chisciotte, che combatte da solo contro il deserto. Senza cinismo però, Nasen e gli altri non sono degli stupidi. Al contrario sono molto coraggiosi, anche se neppure loro si definirebbero in tal modo. Tutti hanno detto che non avrebbero saputo reagire diversamente da come hanno fatto. Credo che solo il coraggio individuale possa cambiare le nostre società. In tal senso, Rainmakers è un film positivo, per quanto triste sia la situazione ambientale cinese. Mostra gente comune che agisce e non sta a guardare: anche questa è la Cina.
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