Cultura

Ora sono un raggio di sole

«Vivere, amare, capirsi»: un libro che mi ha cambiato la vita

di Redazione

Una doppia appartenza, come una goccia tra nuvole e terra. Un terreno scivoloso, quello della multietnicità. Ma anche grazie alle parole di Leo Buscaglia oggi so davvero chi sonodi Imane Barmaki
Sei anni fa ero una studentessa alle scuole superiori. Invece di concentrarmi sulla lezione mi capitava spesso di perdermi tra le gocce di pioggia che vedevo cadere. Nel loro viaggio tra le nuvole e la terra, vedevo il mio processo d’identità. La mia nuvola, ovvero la mia terra natale, è il Marocco; il mio territorio-ambiente, oggi, è l’Italia. Ma nonostante la chiarezza sul luogo di partenza e quello d’arrivo, il mio processo identitario non è ancora arrivato a destinazione.
La mia è un’identità sospesa tra due mondi a cui appartengo pienamente, a volte sulle nuvole, a volte sulla terra. Ma a differenza delle gocce, io sto sempre a mezz’aria. L’unica volta che mi scontro, è quando vado a sbattere contro il muro dell’incertezza, del chi sono io, quando non riesco ad essere equidistante tra le mie vecchie nuvole e il mio nuovo territorio. In questa fase di sospensione identitaria, Vivere, amare, capirsi di Leo Buscaglia ha fatto breccia nella mia vita come un raggio di sole dopo una tempesta. Leo ha allontanato la nuvola che staziona dall’altra parte del Mediterraneo. E ha asciugato il terreno che per i miei piedi multietnici era diventato scivoloso. Nato da famiglia di origini italiane, Leo è stato il primo professore in America a tenere un corso sull’amore. I suoi corsi erano i più richiesti dagli studenti. «A scuola impariamo a scrivere, a leggere, a parlare lingue straniere e ora pure ad usare il computer ma non ci insegnano la cosa più bella e utile di tutte: la vita. Forse perché è difficile», ha scritto Leo. In Vivere, amare, capirsi, nell’arco di 13 “lezioni” Leo approfondisce vari argomenti come l’amore, i rapporti interpersonali, la vita, la morte, l’educazione dei bambini, e il rapporto con se stessi. Leo sostiene che la vita va vissuta, che vivere significa relazionarci con altre persone: «La mia più grande paura è quella di arrivare in punto di morte, e di scoprire di non avere mai vissuto».
Vivere, amare, capirsi è stato fondamentale per essere forti in un periodo delicato, quello dell’adolescenza, anni in cui è facile farsi coinvolgere e trascinare da chi ci circonda senza essere razionali. «La mia felicità sono io, non tu, non soltanto perché tu puoi essere fugace, ma anche perché tu vuoi che io sia ciò che non sono. Io non posso essere felice quando cambio soltanto per soddisfare il tuo egoismo. E non posso sentirmi felice quando mi critichi perché non penso i tuoi pensieri, e non vedo come vedi tu». Grazie alle sue parole sapevo di essere unica e che gli altri dovevano accettarmi per quel sono, così come sono. Ma anche che, ora più che mai, non sono una goccia d’acqua. Mi sento un raggio di sole.

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